«Assurdo: i canadair sono arrivati da Roma con quattro
ore di ritardo, quando ormai l’incendio era praticamente domato». La
rabbia dei volontari è nera come i quindici ettari di macchia mediterranea
devastati dal fuoco venerdì a Poggio dei Pini. Giacomo Cilloccu,
dell’associazione Grusap, non pesa le parole per contestare la
disorganizzazione delle strutture antincendio in Sardegna: «È inutile
dichiarare lo stato di massima allerta dal primo giugno al trenta
settembre. È una logica da bottegai, perché l’emergenza dura tutto l’anno.
In Corsica hanno cinque Canadair, noi neppure uno: dobbiamo aspettare che
arrivino dalla Penisola». Uno sfogo che risuona come un invito a stare
in campana: il caldo e il vento dell’altro ieri hanno risvegliato i
piromani dopo il letargo invernale. Le fiamme hanno lambito le case di Sa
Birdiera, località panoramica di Poggio, anche se ai soccorritori non
risultano danni rilevanti: venti famiglie sono state evacuate, per evitare
il peggio, nei momenti più drammatici del rogo. Il corpo Forestale sta
setacciando l’area, ma le indagini sembrano ancora a un punto morto. «Non
abbiamo trovato le micce di cui si è parlato l’altro ieri - spiega il
vicecomandante Gianni Pani - né abbiamo sospetti su chi possa essere stato
ad appiccare il fuoco. Ma dobbiamo capire da dove è partito. Stiamo
raccogliendo testimonianze, ma per ora non abbiamo elementi sufficienti
per fare luce sull’episodio». I sospetti però non mancano: l’incendio
che ha distrutto i quindici ettari di Sa Birdiera sembra sia partito da
una zona-cuscinetto fra Poggio dei Pini e Capoterra, nelle vicinanze della
casa protetta dell’Asl 8. Le fiamme, sospinte dal vento, hanno poi
raggiunto Poggio distruggendo quindici ettari di vegetazione, appena
ricresciuta dopo i roghi (ben più gravi) del 1992 e dell’anno
successivo. La grande paura non è ancora passata. Il giorno dopo la
gente s’interroga su chi possa aver avuto il coraggio di appiccare le
fiamme. Nelle strade del centro residenziale qualcuno azzarda, sotto il
sole battente: «Ce l’hanno con Poggio». Ma c’è anche chi sospetta che il
rogo sia da ricondurre a liti per questioni di pascolo. In ogni caso la
tranquillità non è di casa: «Certamente qualche sconsiderato sta
praticando uno sport che non giova a nessuno perché sta desertificando il
territorio», dice Luigi Sitzia, presidente della Cooperativa Poggio dei
Pini: «Abbiamo fatto sistemare le fasce tagliafuoco, ma venerdì si sono
rivelate insufficienti. Le famiglie sono atterrite. Davvero, speriamo di
non rivivere l’esperienza dell’altro ieri». Intanto il sindaco Giorgio
Marongiu ha annunciato che lunedì partirà il decespugliamento delle
cunette delle strade, nonché dei cortili degli edifici pubblici e delle
scuole. Sempre da lunedì i proprietari di terreni edificabili di quelli
confinanti con i centri abitati, proprio per evitare l’insorgere di altri
incendi, dovranno ripulirli dalle erbacce entro dieci giorni dalla data di
pubblicazione dell’ordinanza. In caso di inadempimento, si rischia una
sanzione amministrativa da 200 mila lire a un milione. Marongiu ha
ringraziato i volontari che hanno domato le fiamme, auspicando una
maggiore prevenzione a livello regionale: «Va fatto un discorso generale,
per garantire il raccordo costante fra la Protezione civile e la macchina
del volontariato. L’importante, comunque, è intervenire subito».
Lo. Pi.
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