DALL'UNIONE del 03 06 2001

Poggio dei Pini.
Non si attenua la paura degli abitanti dopo l’incendio che venerdì ha distrutto quindici ettari
«I Canadair sono arrivati in ritardo»
Sotto accusa le strutture antincendio, nessuna traccia delle micce

«Assurdo: i canadair sono arrivati da Roma con quattro ore di ritardo, quando ormai l’incendio era praticamente domato».
La rabbia dei volontari è nera come i quindici ettari di macchia mediterranea devastati dal fuoco venerdì a Poggio dei Pini. Giacomo Cilloccu, dell’associazione Grusap, non pesa le parole per contestare la disorganizzazione delle strutture antincendio in Sardegna: «È inutile dichiarare lo stato di massima allerta dal primo giugno al trenta settembre. È una logica da bottegai, perché l’emergenza dura tutto l’anno. In Corsica hanno cinque Canadair, noi neppure uno: dobbiamo aspettare che arrivino dalla Penisola».
Uno sfogo che risuona come un invito a stare in campana: il caldo e il vento dell’altro ieri hanno risvegliato i piromani dopo il letargo invernale. Le fiamme hanno lambito le case di Sa Birdiera, località panoramica di Poggio, anche se ai soccorritori non risultano danni rilevanti: venti famiglie sono state evacuate, per evitare il peggio, nei momenti più drammatici del rogo. Il corpo Forestale sta setacciando l’area, ma le indagini sembrano ancora a un punto morto. «Non abbiamo trovato le micce di cui si è parlato l’altro ieri - spiega il vicecomandante Gianni Pani - né abbiamo sospetti su chi possa essere stato ad appiccare il fuoco. Ma dobbiamo capire da dove è partito. Stiamo raccogliendo testimonianze, ma per ora non abbiamo elementi sufficienti per fare luce sull’episodio».
I sospetti però non mancano: l’incendio che ha distrutto i quindici ettari di Sa Birdiera sembra sia partito da una zona-cuscinetto fra Poggio dei Pini e Capoterra, nelle vicinanze della casa protetta dell’Asl 8. Le fiamme, sospinte dal vento, hanno poi raggiunto Poggio distruggendo quindici ettari di vegetazione, appena ricresciuta dopo i roghi (ben più gravi) del 1992 e dell’anno successivo.
La grande paura non è ancora passata. Il giorno dopo la gente s’interroga su chi possa aver avuto il coraggio di appiccare le fiamme. Nelle strade del centro residenziale qualcuno azzarda, sotto il sole battente: «Ce l’hanno con Poggio». Ma c’è anche chi sospetta che il rogo sia da ricondurre a liti per questioni di pascolo. In ogni caso la tranquillità non è di casa: «Certamente qualche sconsiderato sta praticando uno sport che non giova a nessuno perché sta desertificando il territorio», dice Luigi Sitzia, presidente della Cooperativa Poggio dei Pini: «Abbiamo fatto sistemare le fasce tagliafuoco, ma venerdì si sono rivelate insufficienti. Le famiglie sono atterrite. Davvero, speriamo di non rivivere l’esperienza dell’altro ieri». Intanto il sindaco Giorgio Marongiu ha annunciato che lunedì partirà il decespugliamento delle cunette delle strade, nonché dei cortili degli edifici pubblici e delle scuole. Sempre da lunedì i proprietari di terreni edificabili di quelli confinanti con i centri abitati, proprio per evitare l’insorgere di altri incendi, dovranno ripulirli dalle erbacce entro dieci giorni dalla data di pubblicazione dell’ordinanza. In caso di inadempimento, si rischia una sanzione amministrativa da 200 mila lire a un milione. Marongiu ha ringraziato i volontari che hanno domato le fiamme, auspicando una maggiore prevenzione a livello regionale: «Va fatto un discorso generale, per garantire il raccordo costante fra la Protezione civile e la macchina del volontariato. L’importante, comunque, è intervenire subito».

Lo. Pi.