Capoterra Nella mattinata
l’evacuazione di due scuole in fiamme; nel pomeriggio, il crollo di una
frana in una discarica di inerti con tre persone rimaste sepolte. Paura?
Ma no, si è trattato solo di un intervento simulato. Una esercitazione
con protagonisti dodici associazioni dei volontari della Protezione civile
sarda e 120 volontari. Con loro i cinofili, buldozer, picconi, badili. Un
po’ di tutto insomma. Quello che serve quando c’è da affrontare una
emergenza vera.
Da due giorni i volontari sardi sono impegnati in un vero e proprio tour
de force che si concluderà nella mattinata di oggi con i briefing, il
ripristino della viabilità e lo svuotamento di scantinati dall’acqua
alluvionale.
Ieri, improvviso, l’”allarme” è scattato nella mattinata in una
scuola elementare e all’Istituto tecnico. Uno studente è uscito per
andare in bagno, ha visto del fumo nell’andito, ha dato l’allarme. Si
stava sviluppando un ”incendio” col rosso-fuoco creato artificialmente
che iniziava a dilgare nell’Istituto. Da qui l’arrivo dei volontari
che hanno evacuato le due scuole portando tutti in salvo.
Più tardi, nuovo allarme. Il titolare di una discarica di inerti si
rivolge alla Protezione civile. Una frana ha sepolto due operai e una
donna ( rappresantati da manichini). Arrivano le unità cinofile del Cus
Sardegna di Quartu, quelli della Lavos, del Masise, della Misericordia con
le ambulanze, l’Sos, il Grusap, il CvPc di Capoterra. E via via le altre
associazioni. Il caso è disperato. I cani cercanno di localizzare le
vittime, i volontari scavano con molta attenzione. Si individuano i
”sepolti vivi”. Uno di loro sta molto male. Quindi il ricovero in
ospedale. L’emergenza continua sino al recupero di tutti.
«Sono giornate davvero intense»-dice Luciano Bernardi, responsabile
della colonna mobile italiana per l’intervento rapido nell’area
Sardegna. C’è la mobilitazione di tutti: della gente, dei volontari,
del Comune, della Comunità montana. O ”Is Olias” abbiamo allestito il
Centro operativo ed anche il Centro di accoglienza degli alluvionati, un
posto medico avanzato, una cucina mobile da campo, un servizio di
assistenza. La scelta di Capoterra non è casuale. Basta ricordare i danni
provocati da queste parti dall’ultima devastante alluvione».
E’ da anni che i volontari sardi sono impegnati in queste prove
simulate. «Assolutamente necessarie-dice Bernardi-per creare
professionalità. Non dimentichiamo che ogni anno si registrano nuove
iscrizioni. Con i volontari che ovviamente devono prepararsi per
affrontare la emergenza vera».
Raffaele Serreli
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