15 aprile 2002
Polemiche e ricorsi nel centro residenziale per il taglio degli alberi
Nuovo quartiere a Poggio dei Pini che perde un bosco rigoglioso

Capoterra Poggio dei Pini cresce. Il più importante centro residenziale dell’hinterland di Cagliari ha dato il via a una nuova lottizzazione dove, al posto di quattro alti palazzi, sorgeranno una serie di villette bifamiliari. Con le nuove volumetrie, sono però arrivate le polemiche. Un’associazione ambientale (il Grusap, creata dai giovani residenti del Poggio) e singoli soci si sono rivolti alla Forestale e alla Soprintendenza ai Beni Ambientali per bloccare ruspe e motoseghe che da alcune settimane stanno lavorando accanto al pianoro dove sorgeranno le nuove case. Non si contesta la “colata del cemento”, ma alcuni dettagli del progetto e il modo in cui vengono effettuati i lavori. Della nuova lottizzazione si sta discutendo da anni, ci sono state anche roventi polemiche ma la questione è stata ormai risolta con un referendum.
Ha sollevato non poche perplessità il fatto che nel progetto di massima presentato al Comune di Capoterra sia stato inserito un ponte per collegare le nuove case al resto del centro residenziale, evitando di aprire un accesso diretto sulla strada per Cagliari. Un ponte lungo una cinquantina di metri per consentire di superare un vero e proprio canyon percorso da un ruscello.
Ma non c’è solo questo. Gli amministratori della Cooperativa hanno affidato a una ditta privata (Luigi Marras di Capoterra) il compito di abbattere ed estirpare gli alberi che costeggiano la nuova lottizzazione. Gli operai dell’impresa hanno quasi completato il lavoro nell’area dove sorgeranno le case. Ma ora hanno trasferito il cantiere nel canalone dove si vorrebbe far passare il ponte e hanno iniziato a disboscare la rigogliosa vegetazione.
Il canyon, a valle di un piccolo laghetto, è una striscia di pochi ettari quasi nascosta alla vista, incassata com’è tra due pareti strapiombanti. Il bosco è cresciuto rigoglioso e ha occupato ogni spazio sommergendo come in una galleria verde persino il torrente. Qui sono calati gli operai dell’impresa e, assieme a rovi e cespugli, sono stati abbattuti imponenti carrubi, lecci e olivastri. La motosega non ha fatto differenza tra le specie estranee (numerosi sono anche le acacie e gli eucalipti) e la foresta pregiata del bosco mediterraneo.
«Abbiamo tutte le autorizzazioni in regola - precisa il coordinatore del Consiglio direttivo della cooperativa Giampiero Atzori - non potevamo tenere un bosco vergine dove non si poteva neppure passare per via delle spine e poi molti di quegli alberi erano malati, cavi all’interno ed erano diventati un ricettacolo di grossi topi».
Argomenti difficili da contrastare, ora che l’oggetto del contendere non c’è più, diventato com’è legna da ardere. Ma lascia ancor più perplessi il modo con cui vengono condotti i lavori in quello che fino a pochi giorni fa era un autentico eden naturalistico. A Poggio dei Pini, dove pure si è saputa conservare una grande distesa di boschi attorno alle case, ogni qual volta si interviene nelle aree verdi lo si fa con le logiche mercantili dei taglialegna dell’Ottocento, seguendo il principio ispiratore che vuole il bosco una forza ostile da piegare alle nostre esigenze. Parlare di “architettura del paesaggio” (e di tutto ciò che ne consegue) è puro esercizio accademico e, se c’è una zona da valorizzare, invariabilmente lo si fa con la stessa logica con la quale si interviene nelle aree da disboscare. Con la motosega.

Angelo Pani