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I quadri del maestro Soff
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    Il libro
    Le riproduzioni sono a piena pagina,senza bordature,
    60 X 40 cm.
    ............................ ....................................LE CRITICHE ....................................Critica successiva

    SOFF


    Donare ad una tela il morbido equilibrio dell'apollineo e del dionisiaco insieme, perfetta fusione di caos e armonia, di forma ed essenza, mediante la pienezza di tratti e colori vitali; in poche parole: narrare la Vita nel suo gesto più primitivo e fondamentale di essa, espressione dell'Eros. Questo è quanto è riuscito a creare Soff.
    Dalle sue tele si sprigiona un messaggio onirico che proviene dall'intimo dell'animo del poeta-messaggero dell'essenzialità infinita dell'Eros, quale appunto si presenta Soff, che riesce a fare dei suoi dipinti il dominio della vitalità. L'erotismo così evocato è privo di qualsiasi meccanicismo e, riuscendo ad incorporare nella percezione empatica dell'opera tutti i sensi dello spettatore, richiama l'inconscio di questi ad un mondo, quello dell'Amore, spesso inglobato in retaggi e pregiudizi, offrendo addirittura una via di dissolvimento degli stessi. Le scene rappresentate e le tematiche svolte convergono tutte verso la bellezza, non verso un'ideale di essa, e costituiscono un imperante invito alla "Vita così com'è". L'obiettivo dell'artista secondo Soff deve essere proprio quello di un lieto messaggero, capace di svelare all'uomo comune la joie de vivre, di un sognatore che palesa il suo sogno e ne offre generosamente l'accesso a chiunque voglia goderne, perché quel sogno che viene mostrato è il sogno dell'umanità, che lotta per perpetuare la Vita, e quindi l'Eros non è che il sogno della Vita stessa. Certo, Freud parlava del sogno come della denuncia di un desiderio inappagato, che la psiche trasfigura attraverso un linguaggio cifrato per non spaventarci, ma ciò non avviene in queste tele, dove il sogno si mostra nudo e pulito, mostra una bellezza innocente e spinge l'uomo a porsi di fronte alla matrice sessuale della vita senza riserve, è come se dicesse: "Sono qui, chiamami Amore, Eros, ma vivo nella tua persona e puoi imprigionarmi, esasperarmi in una pornografia ormai passata, oppure accettarmi e…accettare te stesso". Quasi quasi si potrebbe cadere in un interrogativo del tipo "Ma come, tutto qui? Celebra l'Amore e nient'altro?"
    Questo potrebbe accadere nel caso in cui ci sfuggisse che cos'è l'Amore e cosa significa rappresentarne l'anima e gli impulsi. Lungi da me la presunzione di definire questa che è una di quelle parole che ha da sempre fatto lambiccare gli esseri di ogni antro più recondito della Terra; in ogni caso ritengo che non sia necessario (né lo è mai stato né lo sarà) definire che cos'è l'Amore, in quanto, a noi esseri mortali, una sola (e vi pare poco!) gioia è data: viverlo. Quella che offre ad esempio Soff nelle sue tele non è una delle tante definizioni dell'Amore possibili, ma quello che è il suo sentire. Nella sua pittura si può percepire infatti l'universalità che dell'Amore ha colto. Chiarisco meglio questa apparente contraddizione. Soff mostra al mondo il suo mondo soggettivo legato all'Amore e, tuttavia, riesce a fare delle sue tele uno scorcio di quell'infinito di cui l'Amore è intriso: perché questo? Accade ciò in virtù del fatto che, coloro che hanno la preziosa opportunità di unirsi all'Amore in senso totalizzante riescono anche a fare di esso, quindi della loro eventuale arte, una sorta di legge di Vita: a questo punto risulta chiaro che non esiste l'interrogativo del "Perché solo Amore?", in quanto Amore=Vita, quindi Soff rappresenta la Vita, e la Vita, non è in realtà il soggetto di ogni atto umano? Ogni uomo, artista o meno, non decanta ogni aspetto di essa?
    In un pittore la vita viene celebrata attraverso l'aiuto di quello che diviene il suo complice più indispensabile: il colore. L'uso dei colori che fa Soff si presenta agli occhi di uno spettatore quasi come una sorta di collaborazione solidale tra l'artista e i colori stessi, si instaura tra i due un'amicizia, il cui fine si risolve in una attrazione verso la vitalità della tela. A questo proposito mi viene in mente "Mamie", ossia la tela che maggiormente ha catturato i miei sensi e il mio cuore . Intrisa di sensualità, una morbida donna dal viso spendente da Santa, sorridente è adagiata, Lei "completa" l'anima dell'"innamorato" colpito di estasi interiore. In quel quadro dove l'enfasi dell'ottimismo spadroneggia su ogni situazione negativa, si è posata la luce allegra e confortante dell'aldilà: la tela, immersa in un'atmosfera di altissima religiosità universale, è una vetrata nella chiesa del nostro subconscio, una "stargate" verso un luogo dove andremo in seguito… Il luogo comune oggi potrebbe assumere un significato nuovo: abbiamo bisogno di colore. Insomma, ogni essere umano, anche colui che reputa la sua un'esistenza serena e soddisfacente, prima o poi non può non scontrarsi con due colossi: la realtà circostante e il proprio inconscio.Di fronte alla prima è evitabile, ma non umanamente onesto, riconoscere la disequità del benessere; invece, rispetto al secondo, si può talvolta giungere ad uno stato in cui ci si trova in lotta addirittura con l'intimo della propria persona. Ciò che intendo è che ogni essere umano non può non rendersi conto che l'esistenza è problematica e, pur potendo proporre come "rimedio" il ripiegamento in se stesso, non può, ribadisco, riconoscere che ciò sarebbe ingiusto e, eccolo nuovamente in ballo, privo di Amore, perciò di attaccamento alla Vita. Certamente, potrete dirmi che colui che desidera la morte, non volendo la Vita, è totalmente libero di non occuparsi degli altri, ma qui vi è un errore di fondo: credete realmente che chi desidera il suicidio non desideri altrettanto prepotentemente la Vita, o per meglio dire, una Vita secondo il suo volere? Il suicidio non si presenta forse come l'atto più estremo di attaccamento ad una Vita che si vorrebbe realizzare, ma che manca di coraggio e, quindi, di Amore? Ciò che manca è la solidarietà, la compassione, cioè quella capacità di "sentire insieme", che come espressione dell'Amore, potrebbe salvare il mondo. Salvarlo da cosa? Semplicemente dalla sofferenza del singolo.
    Qui si colloca Soff con la sua pittura. Infatti, l'empatia che scaturisce dalle sue opere, ossia l'atto di immedesimazione con il messaggio contenuto nell'opera stessa, a cui si unisce l'annullamento della centralità dell'Io dello spettatore, può giungere a sublimare il tutto con la nascita di una sorta di "Filosofia dell'Amore", che appare umanamente agli occhi di tutti proprio grazie ai colori con cui si esprime. Soff, un filosofo? Perché no! Esistono i filosofi della tela.Le sfumature dell'atto d'Amore che le tele di Soff raccontano, attraverso altrettante sfumature cromatiche e scelte artistiche composite, sono tra le più svariate e tuttavia in ognuna di esse rivive una singolare sensualità, sussurrata dalle rotondità dei nudi adagiati, e una terribile dolcezza. Dico terribile perché temo che fino a qualche tempo fa la dolcezza fosse un sentimento che atterriva o, se non altro, rendeva diffidenti. Badiamo che Soff non esprime un ottimismo sciatto e superficiale bensì un complesso stato di equilibrio, conquista dell'essere che supera l'ostacolo delle nevrosi date dal mondo moderno, quindi, per decantare in modo originale la tenerezza del mondo, occorre fermezza, e la dolcezza può fare stranamente paura.
    Ma di che paura si tratta? Si tratta della paura dell'uomo che non riesce a sperare, che, imbevuto di secoli di pessimismo cosmico può anche abbracciare, per ipotesi, la schopenhaueriana visione di un mondo crudele che inganna gli uomini facendogli credere di provare la più alta delle gioie possibili proprio mentre gli infligge lo scacco più grande: l'atto sessuale come mezzo per la perpetuazione della specie e, quindi, del dolore. Soff dice soltanto nei suoi dipinti che forse l'Amore richiede coraggio, così come la sua rappresentazione erotica e la tenerezza ad esso congiunta. Soff ad ogni modo, dall'11 Settembre in poi, si colloca perfettamente in quella tendenza dominante che prevale nel mondo culturale: un ritorno al "benigno", come sostiene il giornalista Stefano Di Pietro del Corriere della Sera, a discapito della cultura pulp tipica di qualche decennio fa. Si ritiene infatti che in un clima di disorientamento globale, quale quello attuale, sia nato negli artisti e negli intellettuali moderni un certo vagheggiamento di buoni sentimenti, il pericolo è certamente quello di cadere nei temutissimi buonismi. Possiamo quindi osservare come in questo momento di crisi la via d'uscita venga ricercata nel Bene, nel tentativo di esorcizzare il male di cui ci sentiamo circondati. A mio avviso una sorta di filosofia dell'Amore non costituisce a questo puntoun'illusione, ma il consapevole coraggio di una speranza; d'altra parte è quello che fa Soff quando, con un'interpretazione genuina, supera i complessi sessuali che hanno irretito l'umanità attraverso i secoli nel mondo occidentale. Infatti in lui vi è, da sempre, l'identico tentativo di superare il male dei pregiudizi e dei tabù mediante l'Amore congiunto all'Eros, ma addirittura ritorna la fiducia nell'Amore come impulso capace di risolvere ogni male, una speranza da alcuni persa un po' di vista. L'elemento che poi colpisce della narrazione pittorica di Soff è la capacità che possiede ciascuna tela di proiettare lo spettatore come in medias res, lasciando esclusivamente ad esso un'eventuale immaginazione di passato e futuro, che a dir la verità non ha ragion di esistere di fronte alla sublimità del momento dell'azione in sviluppo che i dipinti propongono. D'altra parte il filosofo indiano Krishnamurti non definiva l'Amore come un'esplosione di naturalezza, privo di retaggi umani e razionali (quali paure, gelosie, angosce, falsi pudori), che vive solo il PRESENTE? Intendeva con ciò sottolineare l'importanza del momento piuttosto che quella della progettazione o della rievocazione in questo campo del sentimento. Ed in Soff l'Amore vive proprio l'istante, infatti egli scrive: "Dans l'instant,/l'amour vit, au présent,/déjà dans le passé,/ déjà dans le future,/déjà dans le passé, (…) ", intendendo con ciò che ciò che è stato è stato PRESENTE, così come costituirà un PRESENTE l'istante futuro.
    Resta qui ribadito l'Amore come energia oltre-tempo, così come aldilà del tempo si presenta l'arte, l'unica, se tale, in grado di rappresentarlo, Soff "l'orologiaio" del tempo e dell'amore rimette le lancette della legge universale della continuità dell'umanità, all'ora divina…

    Gaya Ducceschi.

     
    Quadri del maestro Soff © Copyright Soff's Derosas Sergio; Fabio Petta