Istituto Nazionale per la Guardia d’onore alle Reali Tombe del Pantheon
Delegazione Provinciale di Messina

 

 


IL DELEGATO

Cerimonia commemorativa del regicidio di Umberto I
Messina 13 Dicembre 2000

Saluto del delegato


                  Autorità civili e militari, stimatissimo conte Marullo, gentilissimo signor parroco, signore e signori, E’ con grande emozione e intimo piacere che ho l’onore, nella mia funzione di delegato provinciale dell’istituto nazionale per la  guardia d’onore alle reali tombe del Pantheon, di porgere a voi tutti il benvenuto a questa nuova cerimonia che sottolinea anche con la vostra presenza la sensibilità della comunità messinese e il suo inscindibile legame con i valori autentici della storia e della tradizione.

La targa-ricordo che oggi poniamo ai piedi di questo monumento non vuole essere soltanto la testimonianza di una gratitudine che non conosce tempo e stagioni; ma anche – soprattutto – il segno tangibile, per quanti dopo di noi verranno, dell’importanza e della fondamentale funzione del ricordo.

Senza entrare nel merito e nei contenuti di recenti dibattiti, anche polemici, è innegabile la necessità di tramandare la nostra storia, nei suoi momenti essenziali, a quanti su di essa continueranno a costruire il futuro e il progresso. Re Umberto e la sua fine terrena di alto valore simbolico possono rappresentare ancora oggi un punto fondamentale di partenza, al di là di ogni appartenenza ideologica o politica. Punto di partenza per rivisitare un periodo della nostra storia; ma anche per riconferire dignità a un evento, come il regicidio di cui ricorre l’anniversario, che alti valori emozionali e affettivi aveva suscitato nei nostri progenitori.

E’ giusto ricordare proprio in questa sede – e nei contesti di una città assediata da mille emergenze di vivibilità – alcune pagine che appartengono alla nostra adolescenza: quella del libro Cuore, anche come pausa di riflessione nella travagliata quotidianità.

          Ed è lì, fra le tante occasioni di riflessione, che ho ritrovato la sintesi del legame inscindibile tra il sovrano e il “suo” popolo; la gente semplice di un’Italia semplice, in fondo non molto diversa, se non nelle apparenze, da quella attuale. L’emozione di un ragazzo, la sua fedeltà al sovrano, il suo donarsi per i valori della patria e della giustizia. E’ un parallelo fra i tanti, che motiva ulteriormente questo ritorno della memoria alla riconoscenza dei cittadini messinesi verso il re Umberto. Simboleggiato da questo monumento che, anche grazie alla fattiva disponibilità del parroco don Vincenzo D’Arrigo che pubblicamente ringrazio, abbiamo voluto riportare a dignità di centrale funzione di ricordo in uno dei quartieri –simbolo della nuova e della vecchia Messina. Come abbiamo scritto nella targa commemorativa, non soltanto per le nostre coscienze protese verso la gratitudine e il ricordo commosso, ma anche per i giovani di oggi e di domani che dovranno acquisire dagli esempi i valori dell’altruismo e della dedizione alla patria.

In un’idea moderna di appartenenza a contrasti continentali e mondiali che non dovrà perdere di vista la funzione essenziale dei valori della tradizione e dell’esempio: quelli per i quali, già dai Sepolcri del Foscolo, non era la morte la conclusione del messaggio e quelli per i quali il re ucciso cento anni or sono può parlare delle coscienze di tutti con il linguaggio senza tempo della fedeltà agli ideali.

   

dr.Giulio Bonardelli