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PALESTINA

STORIA

Quattromila anni prima di Cristo i cananei, una popolazione di lingua semita proveniente dall'interno della penisola arabica, si insediarono in quelle terre che da allora presero il nome di terra di Canaan e che solo più tardi sarebbero state chiamate Palestina. Fu la tribù cananea dei gebusei ad edificare il villaggio di Urusalim (Gerusalemme), la "città della pace".
Nel 3200 a.C. gran parte della terra di Canaan subì l'invasione degli egizi. 1 faraoni vi eressero delle fortezze al fine di proteggere le rotte commerciali, concedendo comunque al paese la sua autonomia.Verso il 2000 a.C., ad attraversare la Palestina, dirigendosi verso sud, fu un'altra tribù nomade di origine semita, quella degli ebrei,guidati daAbramo. Sette secoli dopo dodici tribù ebraiche provenienti dall'Egitto, sotto il comando di Mosè,fecero ritorno in queste terre, dove ingaggiarono aspri combattimenti per il possesso della regione.
' Soltanto quattro secoli più tardi Davide riuscì a sconfiggere i gebusei, unificando il regno ebraico.Tuttavia, alla morte di suo figlio Salomone, gli ebrei tornarono a dividersi in due regni - quello di Israele e quello di Giuda che più tardi passarono sotto la dominazione rispettivamente degli assiri (721 a.C.) e dei caldei (587 a.C.). Nel 587 a.C. Gerusalemme fu distrutta ad opera del sovrano caldeo Nabucodonosor, e i suoi abitanti furono fatti prigionieri e deportati a Babilonia.
' Nel 332 a.C. la Palestina fu conquistata da Alessandro Magno.Alla morte di quest'ultimo, la regione tornò sotto il controllo dell'impero egizio dei Tolomei, per passare successivamente sotto quello dei Seleucidi, abitanti della Siria. Nel 67 a.C. una rivolta capeggiata da Giuda Maccabeo restaurò lo stato ebraico, che venne però subito reso vassallo dall'impero romano. Nel 63 a.C. i romani conquistarono Gerusalemme dopo averla messa a ferro e fuoco, repressione della resistenza opposta dai Maccabei, dagli zeloti e da altre tribù ebraiche. Intorno al 30 d.C., durante quella che fu una vera e propria persecuzione di massa, migliaia di ribelli furono crocifissi. Fra di loro c'era anche Gesù di Nazareth. Nel 70 d.C. venne raso al suolo il Tempio di Salomone e, nel 135 d.C., gli ebrei furono espulsi da Gerusalemme.
5 I romani chiamarono questo territorio Palestina. La dominazione romana e poi quella dell'impero romano d'Oriente si prolungarono fino all'anno 611, quando la provincia subì l'invasione persiana. Gli arabi, una popolazione semita proveniente dall'interno dell'omonima penisola, conquistarono la Palestina nel 634. Secondo la leggenda, il profeta Maometto ascese al cielo proprio a Gerusalemme, che assunse così al rango di città sacra per tutte e tre le grandi religioni monoteiste, nate da un ceppo comune. La fede islamica e la lingua araba rappresentarono i fattori unificanti per le varie popolazioni insediatesi nella regione, mentre i giudei furono gli unici a rimanere estranei a tale processo.
Ad eccezione di alcuni brevi intervalli di tempo, segnati dalla dominazione parziale da parte dei crociati cristiani e dei mongoli, tra I'XI e il XIII secolo, la Palestina conobbe governi islamici per oltre un millennio e mezzo.
Nel 1516 l'impero ottomano conquistò Gerusalemme, dando avvio alla lunghissima egemonia turca sulla Palestina, che si sarebbe conclusa soltanto alla fine della prima guerra mondiale. Durante il conflitto, Londra promise al califfo Hussein la nascita di uno stato arabo indipendente che comprendesse anche la Palestina in cambio della collaborazione nella lotta contro la Turchia. Nel 1917, il ministro degli Esteri britannico Lord Balfour si impegnò anche con il movimento sionista a favorire la creazione di uno "stato nazionale ebraico" in Palestina.
' In realtà a quei tempi la Gran Bretagna non aveva nessun potere sul territorio in questione, né di fatto né come diritti. In ogni caso, di lì a poco, dopo aver sconfitto militarmente i turchi - grazie all'alleanza con gli arabi -, la Gran Bretagna riuscì per l'appunto ad estendere la propria influenza sulla Palestina, ot
tenendo il relativo mandato di affidamento dalla Società delle Nazioni nel 1922. La popolazione ebraica aumentò, in virtù di massicce immigrazioni, passando dalle 50.000 unità dell'inizio del secolo alle 300.000 alla vigilia della seconda guerra mondiale (cfr. Israele). Nell'aprile del 1936 i palestinesi indissero uno sciopero generale per protestare contro il flusso immigratorio, considerandolo una minaccia ai propri diritti. Fu allora che il governo inglese propose di suddividere la Palestina in due stati, uno ebraico e l'altro arabo, lasciando sotto l'amministrazione inglese il "corridoio" Gerusalemme Jaffa (Tel Aviv). Gli arabi respinsero questa ipotesi di ripartizione e la regione divenne teatro di sanguinosi disordini, che cessarono soltanto nel 1939, quando Londra abbandonò del tutto l'idea e si decise a prendere provvedimenti per limitare l'immigrazione ebraica.
a Dopo la fine della seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna affidò il problema alla neocostituita ONU. ' Nel 1947 l'Assemblea generale dell'ONU approvò un nuovo piano di ripartizione del territorio palestinese fra arabi ed ebrei. A quella data, nella metà che sarebbe diventata lo stato arabo vivevano 749.000 arabi e 9.250 ebrei, mentre nella parte corrispondente allo stato ebraico risiedevano 497.000 arabi e 498.000 ebrei.
` ° Per costringere i palestinesi ad abbandonare le proprie terre, alcuni gruppi sionisti decisero di ricorrere ad azioni terroristiche. II 9 aprile 1948 un commando dell'organizzazione sionista Irgun, guidato da Menahem Begin, penetrò nel villaggio di DeirYassin uccidendo 254 civili. La paura generò l'esodo di 10.000 profughi palestinesi.
I' II 14 maggio del 1948 Israele si proclamò unilateralmente stato indipendente. Gli eserciti dei paesi arabi vicini invasero Israele, ma non riuscirono ad impedire il consolidamento dello stato ebraico. Il neocostituito stato israeliano si ritrovò infatti nel 1949 con un territorio più ampio di quello previsto dal piano di spartizione proposto dalle Nazioni Unite. Intanto, più della metà degli arabi palestinesi avevano abbandonato le loro case. La maggioranza di questi profughi trovò rifugio in Cisgiordania - regione della Palestina annessa al regno hascemita della Transgiordania nel 1948 -, e nella striscia di Gaza, che passò invece sotto amministrazione egiziana.
'2 Secondo le Nazioni Unite e, quindi, anche per il diritto internazionale, i palestinesi non costituivano una vera e propria nazione: si trattava di semplici profughi, che in quanto tali diventavano un mero "problema" da risolvere.
" Le decisioni politiche prese in merito alla questione palestinese vennero accettate dai governi arabi, che nominarono persino un rappresentante palestinese presso la Lega Araba. Su istanza presentata dal presidente egiziano Gamal Abdel Nasser, nel 1964 una conferenza al vertice dei paesi arabi incaricò quest'ultimo di costituire un'organizzazione palestinese unificata. II Consiglio nazionale palestinese riunitosi per la prima volta a Gerusalemme il 22 maggio del 1964 e formato da 422 membri - uomini politici, imprendiWri,rappresentanti dei campi profughi e di organizzazioni sindacali, donne e giovani sani la nascita dell'Orgi nizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).
" I gruppi palestinesi già attivi in clandestinità, come ad esempio AIFatah, diffidavano di questa organizzazione promossa dai governi arabi né approvavano la politica diplomatica dell'OLP Questi gruppi erano infatti convinti che solamente mediante interventi militari sarebbe stato possibile rimpossessarsi del territorio palestinese. II I ° gennaio 1965 fu portata a termine la prima azione armata in Israele. Nei mesi successivi, le azioni andarono intensificandosi fino a sfociare nella cosiddetta Guerra dei Sei Giorni, scoppiata nel 1967 e durante la quale Israele occupò Gerusalemme Est, il Golan siriano, il Sinai egiziano ed i territori palestinesi di Cisgiordania e Gaza. La vittoria riportata sugli eserciti regolari degli stati arabi coinvolti nel blitz rafforzò la convinzione che l'unica strada percorribile era la guerriglia. Nel marzo del 1968, durante un combattimento nel villaggio di Al-Karameh,i combattenti palestinesi costrinsero le forze israeliane alla ritirata. Questa scaramuccia passò alla storia come la prima vittoria delle forze armate palestinesi. 'S Grazie al prestigio così conquistato, i gruppi armati poterono entrare a far parte dell'OLP, ottenendo inoltre l'appoggio dei governi arabi. Nel febbraio 1969YasserArafat venne eletto presidente dell'OLP '6 il rafforzamento politico e militare palestinese fu avvertito comeuna minaccia dal re Hussein di Giordania, che fino a quel momento ne era stato rappresentante e portavoce. La tensione fra re Hussein e i palestinesi crebbe al punto da portare, nel settembre 1970 e solo dopo una serie di cruenti combattimenti, all'espulsione dalla Giordania dell'OLP, che stabilì il proprio quartier generale a Beirut.
" II nuovo esilio dell'OLP ridusse la possibilità di realizzare altre azioni armate in territorio israeliano. lntanto nacquero altri gruppi radicali, fra cui "Settembre Nero", autore di attentati contro istituzioni ed imprese israeliane in Europa e nel resto del mondo.
's La direzione dell'OLP intuì subito la necessità di un cambiamento nella propria tattica: senza abbandonare la lotta armata, diede contemporaneamente avvio ad una vasta operazione diplomatica e iniziò a dedicare la maggior parte dei propri sforzi al processo di consolidamento dell'unità e dell'identità palestinese. La conferenza del Movimento dei Paesi Non Allineati tenutasi ad Algeri nel 1973 individuò per la prima volta nella questione palestinese - e nonpiù nella rivalità fra Israele e i paesi arabi - la chiave per risolvere il conflitto in Medio Oriente.
" Nel 1974 un summit della Lega Araba riconobbe ufficialmente l'OLP quale "unico rappresentante legittimo del popolo palestinese". Nell'ottobre del medesimo anno, l'OLP venne ammessa in veste di osservatore all'Assemblea generale dell'ONU, che riconobbe il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e all'indipendenza, condannando al contempo il sionismo come "una forma di razzismo".
2° La proposta dell'OLP prevedeva "l'istituzione di uno stato laico e indipendente comprendente l'intero territorio palestinese, in cui musulmani, cristiani ed ebrei possano vivere in pace,godendo degli stessi diritti e doveri". Si trattava di un obiettivo che implicava necessariamente la fine dell'attuale stato d'Israele. Senza rinunciare a questa meta finale, tuttavia, l'OLP ammise quale "soluzione temporanea" la costituzione di uno stato palestinese indipendente "in qualsiasi parte del territorio eventualmente liberato attraverso la forza o dal quale Israele si ritiri volontariamente".
2' Nel 1980, il primo ministro israeliano, Menahem Begin, leader del partito di destra Ukud,e il presidente egiziano Anwar Sadat firmarono un accordo di pace a Camp David, reso possibile grazie alla mediazione statunitense. Poco dopo, Begin procedette all'annessione formale della zona araba di Gerusalemme, proclamandola "capitale unica e indivisibile" di Israele. Intanto si intensificava la colonizzazione israeliana della Cisgiordania,attuata attraverso l'espropriazione di terre palestinesi, accrescendo la già notevole tensione esistente nei territori occupati. Il parere contrario a tali misure espresso dalle Nazioni Unite non ebbe nessun effetto pratico a causa del veto posto dagli Stati Uniti nell'ambito del Consiglio di sicurezza a qualsiasi tipo di sanzione contro Israele.
22 Nel luglio del 1982, nel tentativo di "risolvere definitivamente' la questione palestinese, le truppe israeliane invasero il Libano. L'obiettivo era quello di annientare la struttura militare dell'OLP, catturandone il maggior numero possibile di dirigenti e militanti, procedendo quindi all'annessione del Libano meridionale e provvedendo all'insediamento a Beirut di un governo facilmente manovrabile da Israele.Àsserragliate all'interno di Beirut, le forze palestinesi accettarono di ritirarsi solo dopo aver ottenuto precise garanzie in merito alla protezione dei civili da parte di una Forza internazionale di pace, la cui totale inefficacia sarebbe però stata dimostrata dai successivi massacri perpetrati nei campi profughi di Sabra e Shatila. In ogni caso, l'OLP riuscì a trasformare quella che sembrava una completa sconfitta in una vittoria politica e diplomatica. La sede dell'Organizzazione venne trasferita a Tunisi, mentre il suo capo Yasser Arafat si recò in numerosipaesi europei, dove venne ricevuto con gli onori dovuti a un capo di stato, come nel caso della sua visita in Vaticano.
2' Muovendosi sempre con estrema cautela, l'OLP intavolò nuove trattative con alcuni dirigenti politici israeliani favorevoli ad una soluzione negoziata del problema palestinese. L'invasione del Libano favorì la nascita di piccoli gruppi pacifisti attivi in Israele che invocavano un dialogo con l'OLP Alcuni gruppi palestinesi di tendenze radicali misero in discussione tali tentativi di avvicinamento e manifestarono il proprio dissenso nei confronti della linea politica di Yasser Arafat. Si pervenne così a una rottura all'interno dell'OLP, le cui distinte fazioni si affrontarono talvolta anche violentemente.
24 Nel 1987, dopo alcuni annidi difficoltà interne, il Consiglio nazionale palestinese tornò a riunirsi ad Algeri, dove si diedero appuntamento le delegazioni di varie organizzazioni palestinesi (ad eccezione di quelle di alcuni gruppi fautori dell'azione militare). Da questo incontro l'unità interna dell'OLP uscì comunque ricomposta.
` Nel novembre 1987, un automezzo militare israeliano investì tre operai palestinesi nella striscia di Gaza. Per protestare contro tale episodio, le attività commerciali palestinesi attuarono una serrata e la gente si riversò nelle strade.
Davanti alle proteste arabe, il governo israeliano rispose con una repressione ancor più dura.A differenza però di quanto era avvenuto in precedenti occasioni, quello che decise a favore dell'intervento militare fu l'aumento del numero di donne, anziani e bambini che prendevano parte alle manifestazioni. Quanto più numerose erano le vittime fra i civili, tanto più forte diventava l'odio, le manifestazioni e gli scioperi si facevano sempre più frequenti, i negozi costretti a chiudere aumentavano, così come erano sempre più numerosi i funerali che diventavano veri e propri atti di aperta sfida politica. Fu così che in Cisgiordania e Gaza ebbe inizio l'Intifada (in arabo sollevazione).
z' Durante i primi mesi del 1988 si assistette ad una partecipazione di
massa di palestinesi con cittadinanza israeliana agli scioperi organizzati dalla cosiddetta "Direzione unificata per la rivolta popolare nei territori occupati". Si trattava delle prime istanze di una posizione politica comune con i palestinesi dei territori occupati.
Il Nel luglio 1988 re Hussein di Giordania annunciò la rottura dei rapporti commerciali e delle relazioni politiche con la Cisgiordania.A partire da tale data, l'OLP diventava quindi l'unica organizzazione responsabile per la popolazione di questo territorio.
'9 Riunitosi ad Algeri il 14 novembre 1988, il Consiglio nazionale palestinese proclamò la nascita di uno stato palestinese indipendente comprendente i territori occupati da Israele nel 1967, rivendicando al contempo per Gerusalemme il ruolo di capitale del nuovo stato. Il CNP approvò inoltre le risoluzioni 181 e 242 dell'ONU, accettando il diritto all'esistenza dello stato d'Israele. Dieci giorni dopo ben 54 paesi del mondo riconobbero il nuovo stato palestinese.
'° Arafat, dopo essere stato nominato presidente del nuovo stato, venne ricevuto a Ginevra dall'Assemblea generale dell'ONU,appositamente riunitasi per ascoltarne le dichiarazioni. II leader palestinese ripudiò il terrorismo, accettò l'esistenza dello stato d'Israele e sollecitò l'invio di una forza internazionale nei territori occupati. Successivamente il presidente Reagan decise di dare avvio ai negoziati con l'OLP
" II Consiglio di sicurezza dell'ONU tornò a riunirsi a Ginevra dietro richiesta dei governi arabi. Arafat relazionò sugli episodi di violenza verificatisi nei territori occupati ed esortò l'ONU a convocare d'urgenza una conferenza internazionale di pace in Medio Oriente. 'Z All'emergere delle tensioni fra Iraq e Kuwait, intorno alla metà del 1990,Arafat tentò invano di aprire dei negoziati fra i due paesi. Dopo l'invasione irachena, i palestinesi cercarono di stabilire un rapporto di analogia fra la situazione del Kuwait e quella della Palestina, affermando che se l'Iraq era obbligato ad adeguarsi alle risoluzioni dell'ONU, altrettanto doveva fare Israele.
33 Allo scoppio della guerra il popolo palestinese espresse apertamente le proprie simpatie filoirachene, privando in questo modo l'OLP del sostegno finanziario delle ricche monarchie del Golfo, contrarie al regime iracheno. Dopo la sconfitta di quest'ultimo, nel marzo 1991, l'atmosfera di tensione nei territori occupati fu esacerbata dall'imposizione del coprifuoco. Sul piano diplomatico tuttavia, una dichiarazione congiunta di Stati Uniti e Russia ribadì la speranza di pervenire a un accordo di pace fra arabi e israeliani, evidenziando un allontanamento fra la posizione degli Stati Uniti e quella di Israele.
a4 Nel settembre 1991, in chiusura del Consiglio nazionale palestinese, Yasser Arafat venne riconfermato presidente della Palestina nonché dell'OLP In questa occasione fra l'altro l'OLP accettò le dimissioni di Abu Abbas, leader del Fronte per la liberazione della Palestina. Abbas venne condannato in contumacia da un tribunale italiano all'ergastolo in quanto colpevole del sequestro del transatlantico "Achille Lauro", avvenuto nel 1985.
3s La prima Conferenza di pace per il Medio Oriente si celebrò a Madrid dal 30 ottobre al 4 novembre del 1991 con il patrocinio degli Stati Uniti e della Russia. Le delegazioni arabe chiesero all'unanimità che i negoziati si sviluppassero sulla base delle risoluzioni numero 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in cui si rifiutava l'annessione dei territori attraverso la forza e si auspicava la loro cessione esclusivamente dietro la promessa di un concreto impegno di pace.
La Conferenza per il Medio Oriente proseguì poi in dicembre, a Washington, senza registrare concreti passi avanti nella questione palestinese. Israele da parte sua ribadì la validità della propria interpretazione delle risoluzioni dell'ONU. In particolare, la delegazione israeliana si ritenne soddisfatta dall'esito della Conferenza grazie all'annullamento della risoluzione numero 337 dell'ONU che bollava il sionismo quale forma di razzismo.
a' Dopo le elezioni israeliane del giugno del 1992, il nuovo premier, il laburistaYitzhak Rabin, decise di bloccare rinsediamento dei coloni nella striscia di Gaza e in Cisgiordania. Ciononostante, la ripresa dei negoziati, interrottisi a causa dell'espulsione in Libano di 415 palestinesi del gruppo di Hamas, restava di difficile attuazione.
3e Le trattative segrete fra l'OLP e il governo israeliano, con l'attiva partecipazione della diplomazia norvegese, approdarono allo storico mutuo riconoscimento fra i due stati del 13 settembre 1993, avvenuto a Washington. In quella circostanza,
inoltre, Arafat e Rabin firmarono una dichiarazione di principio sull'autonomia dei territori occupati che fu il primo documento di pace approvato congiuntamente dallo stato d'Israele e dall'OLP L'accordo raggiunto prevedeva un'autonomia limitata con autogoverno palestinese per la striscia di Gaza e la città di Gerico per un periodo di cinque anni, trascorsi i quali l'autonomia si sarebbe estesa anche alla Cisgiordania.
39 Pochi giorni dopo il Parlamento israeliano ratificò il riconoscimento dell'OLP e la dichiarazione di principio sottoscritta a Washington. Da parte sua, il Consiglio centrale dell'OLP approvò il testo sull'autonomia.Tuttavia, il gruppo radicale palestinese di Hamas e quello filoiraniano degli Hezbollah si opposero agli accordi di pace e decisero di continuare nella loro strategia terroristica contro soldati e civili israeliani.
Anche i coloni insediatisi nei territori occupati e l'estrema destra sul versante israeliano si opposero energicamente all'accordo. In un'atmosfera di aperta ostilità, la ritirata militare israeliana da Gaza e da Gerico, inizialmente fissata per il 13 dicembre, venne infine posticipata. " Nel maggio del 1994 Rabin ed Arafat apposero la propria firma all'accordo d'autonomia definito "Prima di tutto Gaza e Gerico", mentre nel frattempo continuava la ritirata israeliana, rendendo possibile il ritorno di contingenti militari appartenenti all'Esercito di liberazione della Palestina dall'esilio in Egitto,Yemen, Libia, Giordania o Algeria.
4z Arafat giunse a Gaza nel luglio del 1994,e assunse l'incarico di presidente dell'Autorità nazionale palestinese (AP). Lo scontro fra il leader dell'OLP e i suoi avversari dell'ala più radicale, contrari a qualsiasi accordo con Israele, divenne sempre più aspro. Dopo la morte del dirigente della Jihad islamica HaniAbed, imputata ai servizi segreti di Tel Aviv, nel novembre del 1994 furono assassinati tre soldati israeliani. Una settimana dopo, la neocostituita polizia palestinese fece fuoco su un gruppo di persone che uscivano da una moschea frequentata da militanti fondamentalisti, causando la morte di 13 persone.
" Gaza si ritrovò sull'orlo di una nuova guerra civile nell'aprile del 1995, quando, nel crollo di un edificio, raso al suolo da un attentato, rimasero uccise sette persone, fra cui Kamal Kaheil, uno dei leader delle brigate terroristiche EzzeciinEI-Kassam.Alcuni attacchi suicidi attuati per rappresaglia da Hamas e dalla jihad islamica provocarono la morte di sette soldati israeliani e di una turista statunitense, ferendo una quarantina di persone. Il 4 novembre il premier israelianoYitzhak Rabin fuassassinato da un estremista di destra ebreo.
" La tensione continuava a crescere mentre proseguivano anche gli incontri fra i fondamentalisti islamici e i dirigenti dell'OLP Arafat,fra le altre cose, voleva che Hamas prendesse parte alle elezioni politiche palestinesi del gennaio del 1996, intuendo che la partecipazione di Hamas avrebbe dato maggiore legittimità alla propria leadership. Dopo varie indecisioni, i fondamentalisti decisero di boicottare le consultazioni elettorali. Arafat venne eletto presidente con I'87% dei voti e i candidati filogovernativi ottennero 66 seggi sugli 88 contesi.
4s L'elezione di Beniamin Netanyahu a primo ministro d'Israele nel maggio del 1996 acuì la tensione fra i due paesi che sfociò nell'ennesimo scontro militare a settembre dopo la decisione da parte delle autorità di TelAviv di aprire un tunnel al di sotto della moschea di EI-Agsa a Gerusalemme. Nei disordini persero la vita decine di palestinesi e di israeliani. La situazione era ormai esplosiva al punto da richiedere la convocazione di un vertice fraArafat e Netanyahu,a cui partecipò anche il presidente statunitense Bill Clinton.
46 Le difficili trattative conclusesi col ritiro delle truppe israeliane dalla città di Hebron, che passò così sotto l'amministrazione palestinese, rappresentarono un ulteriore riconoscimento per il governo guidato da Yasser Arafat. Nel gennaio del 1997 il presidente palestinese ricordò nuovamente che rimaneva ancora da definire lo status di Gerusalemme che, insieme al tema della formazione dello stato palestinese, avrebbe costituito il principale punto di discussione al prossimo incontro.
47 La decisione israeliana di costruire un nuovo insediamento di coloni sulle colline di Har Homa, nella zona palestinese di Gerusalemme, venne respinta con vigore dall'Assemblea palestinese e dalla diplomazia occidentale. L'avvio delle opere, nel marzo del 1997, causò aspri scontri fra palestinesi ed effettivi dell'esercito israeliano e finì col congelare il processo di pace. II governo israeliano annunciò che era disposto a restituire all'AP soltanto il 2% della Cisgiordania. II presidente israeliano, Ezer Waizman, si incontrò comunque con Arafat per dare un segno di buona volontà, senza tuttavia riuscire a convincere Netanyahu a cambiare atteggiamento né a contenere la violenta reazione palestinese. Poco tempo dopo, l'AP decise l'applicazione della pena di morte ai cittadini palestinesi che vendessero terre o alloggi agli israeliani.
48 Nel novembre del 1997, la commemorazione del secondo anniversario dell'assassinio diYitzhak Rabin diede luogo alla più grande manifestazione a favore della pace con la Palestina degli ultimi anni. Nel febbraio del 1998, una cinquantina di militanti del gruppo pacifista' Pace ora" della sinistra israeliana diedero vita a una manifestazione davanti all'insediamento di Kyriat Arba, alla periferia di Hebron, per protestare contro l'erezione di un monumento sulla tomba di Baruch Goldstein, che in questa città quattro anni prima aveva ucciso 29 palestinesi.
49 Nel maggio 1998Arafat e Netanyahu si incontrarono a Londra, invitati dal premier britannicoTony Blair e alla presenza del segretario di Stato statunitense MadeleineAlbright. Nonostante gli sforzi, il dialogo si arenò sul tema della Giordania occupata. In base a precedenti trattati, la Cisgiordania era divisa in tre settori: la zonaA, corrispondente al 3% del territorio; la B, equivalente al 24% del territorio cisgiordano (abitata da un numero consistente di palestinesi, sarebbe passata a un'amministrazione congiunta); la C, comprendente il restante 73%,è occupata interamente da Israele. La settimana precedente all'incontro londinese,gli Stati Uniti avevano reso pubblica la propria proposta, subito accettata da Arafat quale segno di buona volontà, che prevedeva la restituzione da parte di Israele del 13% della zona C e del 14% della B. Netanyahu tuttavia si rifiutò di cedere più del 9%.

fonte: http://www.guiadelmundo.org.uy/ in spagnolo, oppure per acquistare il libro "la guida del mondo" in italiano http://www.emi.it/guida/guia_2.htm

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