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Lesioni da decubito

Almasi Patrizia, Bonanno Antonella, Franzoni Paola , Masa A.Maria

FATTORI CHE RITARDANO IL PROCESSO DI CICATRIZZAZIONE

 

Secondo W.O. Seiler e H.B. Stahelin (4) partendo dai principi basilari della cicatrizzazione delle ferite si evidenziano 5 fattori che possono ritardare il processo di guarigione delle ferite:

1) IPOSSIA TISSUTALE

2) PRESENZA DI TESSUTO NECROTICO

3) INFEZIONE LOCALE

4) COMPROMISSIONE DELLE CONDIZIONI GENERALI DEL PAZIENTE.

5) CURA DELLA FERITA ESEGUITA IN MODO INADEGUATO

1) IPOSSIA TISSUTALE: da quanto precedentemente esposto, si nota come sia indispensabile nel processo di cicatrizzazione una buona ossigenazione tissutale; perché questo avvenga è necessario eliminare la compressione dalla zona lesionata. A questo proposito va ricordato che vi è un relazione tra la pressione esercitata sui tessuti ed il tempo di esposizione alla stessa: una compressione di minore entità, ma prolungata nel tempo, risulta essere molto più dannosa di una pressione maggiore, ma di durata limitata. L'immediata decompressione della zona lesionata comporta una riperfusione quasi immediata dei capillari cutanei. L'ipossia tissutale è responsabile di una circolazione rallentata e di conseguenza le cellule sono private dai giusti apporti nutritivi e dal corretto interscambio delle sostanze di rifiuto.

2) PRESENZA DI TESSUTO NECROTICO

La presenza di tessuto necrotico non solo impedisce la genesi di tessuto di granulazione, ma pone le condizioni per l'istaurarsi di proliferazione batterica. La presenza di un' escara può determinare la progressione di uno stato infettivo negli strati profondi e formazione di ascessi saccati con raccolta di materiale colliquato. E' importante, perciò, affinché il processo di granulazione si instauri che il tessuto necrotico venga rimosso con procedimenti chirurgici o enzimatici.

3) INFEZIONE LOCALE

A questo proposito è importante fare una distinzione tra la colonizzazione batterica e l'infezione. "La colonizzazione batterica è la presenza di microrganismi sull'interfaccia della lesione. Molte ferite sono colonizzate. La guarigione avviene nella maggior parte delle ferite colonizzate. Clinicamente non sono presenti i segni dell'infezione (arrossamento, aumento della temperatura, dolore) e istologicamente vi è l'assenza dell'infiltrazione dei leucociti polimorfonucleati o l'invasione nei tessuti dei batteri.

Nel caso di ferite infette si assiste all'invasione nei tessuti dei microrganismi..la presenza di più di 10 batteri per grammi di tessuto impediscono alle ferite di guarire..."(5) quindi "è stato ampiamente dimostrato che la costante presenza di batteri sulla ferita (colonizzazione) che, se non porta ad uno sviluppo eccessivo (contaminazione) o ad una invasione nei tessuti circostanti (infezione) non compromette la guarigione" (6)

Ristabilendo il giusto interscambio gassoso tra ossigeno, anidride carbonica e vapore acqueo, asportando tutto il materiale necrotico della lesione, garantendo l'isolamento termico, mantenendo il giusto grado di umidità si pongono le condizioni ideali per l'istaurarsi del processo riparativo. Ripristinando tali condizioni promuoviamo in sede di lesione la difesa naturale dei leucociti (infatti è stato comprovato che i globuli bianchi in ambiente umido mantengono la propria mobilità e funzionalità) l'infezione locale è quindi facilmente controllabile.

4) COMPROMISSIONE DELLE CONDIZIONI GENERALI

Oltre agli aspetti precedentemente trattati è migliorando le condizioni generali del paziente che l'ulcera tenderà alla guarigione. Per quanto riguarda questo aspetto è necessario un approccio interdisciplinare con altri professionisti.

5) CURA DELLA FERITA ESEGUITA IN MODO INADEGUATO

Come infermieri possiamo agire soprattutto a questo livello evitando questo aspetto e promuovendo, mediante un trattamento corretto, la guarigione della lesione.

Il processo di guarigione non può essere accelerato più di quanto i tempi fisiologici permettano e come vi sono dei fattori in grado di influenzare negativamente tale processo, ve ne sono altri (umidità, ossigenazione, temperatura attorno ai 37 gradi) che promuovono l'ambiente ottimale per la cicatrizzazione.

Per prima cosa dobbiamo affermare che non esiste nessuna medicazione miracolosa, ma la medicazione ottimale risulta essere quella in grado di sfruttare al massimo quei fattori che facilitano la cicatrizzazione.

Alla luce delle attuali conoscenze e dei prodotti disponibili sul mercato è necessario che la scelta delle medicazioni ricada su quelle che consentono le condizioni fisiologiche necessarie perché inizi il processo di guarigione.

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(4) W.O. Seiler, H.B. Stahelin "Ulcere da decubito: cinque obiettivi per una terapia ottimale" Geriatrics, Vol.3, N.7, Settembre 1986.

(5) Kanj F., Lina Wilking, Van B. Spencer, Phillips J., Tania "Pressure ulcers" Journal of The American Academy of Dermatology vol.38, n.4, aprile 1998, p.523

(6) E.Ricci, R. Cassino, M.Nano, "Trattamento locale delle piaghe da decubito", p.3

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