La presenza della sofferenza nell'esistenza è una realtà inevitabile, ma ciò che possiamo e abbiamo il dovere di trasformare è quanto rende quella sofferenza così intollerabile: solitudine, isolamento, rinuncia alla qualità della vita, insensibilità alle esigenze umane, adattamento narcisistico e acritico.
Stimolare l'adattamento creativo implica il favorire una presa di coscienza più ampia e profonda che, attingendo dalla propria esperienza personale ed interpersonale, faccia emergere in ciascuno una consapevolezza di essere storico e sociale inserito in modo responsabile e costruttivo nel proprio ambiente di vita.
La decisione di entrare in Psicoterapia può essere a volte difficile perchè avviene generalmente in seguito ad un percorso di sofferenza ed implica la consapevolezza coraggiosa di avere bisogno dell'aiuto di un'altra persona in grado di accompagnarci su nuove strade di sperimentazione e di autoconoscenza.
In questo viaggio in realtà si reincontrano e si ridefiniscono vecchie esperienze affettive, storie non chiuse, persone importanti della vita che hanno contribuito a creare il mondo interiore ed il modello del mondo, il modo automatico di sentire, pensare ed interagire di cui riscontriamo quotidianamente l'infelice inadeguatezza. Dalla consapevolezza e dall'accettazione ineluttabile della nostra storia sorge allora paradossalmente la libertà esistenziale del cambiamento.

 

Gestalt - parola tedesca che significa forma, struttura - è la forma organizzativa assunta dalle parti che compongono uno specifico sistema. Secondo la Psicologia della Gestalt "è l'organizzazione dei fatti, delle percezioni, del comportamento o dei fenomeni a dar loro significato e non gli elementi individuali di cui questi sono composti". Tale organizzazione in termini di significato e di importanza non è poi casuale ma basata sia sulle caratteristiche degli stimoli dell'ambiente che sulla situazione soggettiva sia innata che contingente (bisogni) dell'organismo in esso vivente.

Da questa generale impostazione teorica lo psichiatra e psicoanalista Fritz Perls, la moglie Laura Polsner ed alcuni loro brillanti collaboratori quali Paul Goodman, Isadore From e Ralph Hefferline svilupparono fra la fine degli anni Trenta e l'inizio dei Cinquanta l'originale approccio psicoterapeutico che prende il nome di Terapia della Gestalt. Dallo sfondo indifferenziato degli stimoli corporei ed ambientali la figura che prende forma e significato in termini di emozioni e comportamento motivato è quella più pregnante per la soddisfazione dei bisogni nel naturale processo di autoregolazione organismica.
Quando tale processo spontaneo è bloccato o distorto a causa di esperienze passate traumatiche o confusive, l'individuo è disorientato e in conflitto con se stesso, incapace di efficacia e di creatività, uno stato comunemente chiamato nevrosi. La terapia della Gestalt interviene sulle interruzioni del processo di autoregolazione al confine tra l'individuo e il suo ambiente che impediscono la consapevolezza dei bisogni vitali e della loro priorità nonchè il coinvolgimento e l'identificazione con essi necessari ad attivarsi e muoversi con efficacia e creatività per la loro soddisfazione (processo di adattamento creativo).

La Terapia della Gestalt è una terapia esperienziale, piuttosto che verbale o interpretativa; come parlare di sé è una resistenza alla sperimentazione di sé, così il ricordo di un'esperienza - il parlarne semplicemente - la lascia isolata come un sedimento del passato, privo di vita quanto le rovine di Pompei. Il paziente ha infatti sì avuto generalmente un problema o un trauma nel passato, ma ha soprattutto una difficoltà qui e ora nel presente; per chiudere definitivamente col passato, può dunque e deve lavorare soprattutto sulla sua situazione relazionale attuale.
Anche lavorando direttamente sul mondo infantile non chiederemo di raccontare ad esempio la relazione con la madre, ma bensì di immaginare di parlare con la madre, psicodrammaticamente qui ed ora; non chiederemo di narrare dei momenti importanti nell'area lontana della memoria, bensì di risperimentare quei momenti nel qui e ora della seduta per comprendere le scelte di vita alla base delle difficoltà dell'attuale presente.

E dal momento che il contatto fra organismo ed ambiente ha luogo sempre alla superficie, è proprio questa che il terapeuta della Gestalt deve vedere; egli è sensibile al quadro superficiale presentato dal paziente - tensioni muscolari croniche, modalità di respiro, caratteristiche espressive, qualità del movimento, identificazione emotiva - in modo che la sua maggiore consapevolezza possa diventare lo strumento con cui il paziente aumenta la propria. La consapevolezza dei bisogni vitali parte dalle sensazioni corporee e dalle emozioni; chiediamo allora al paziente all'interno della rievocazione psicodrammatica o nell'interazione reale con il terapeuta di diventare consapevole dei suoi gesti, della respirazione, delle emozioni, della voce e delle espressioni facciali, nonché dei suoi pensieri pressanti.

Sappiamo che quanto più diventa consapevole di se stesso tanto più imparerà riguardo al suo Sé; man mano che sperimenta i modi in cui si impedisce di "essere" ora - i modi in cui si interrompe - comincerà anche a sperimentare il Sé che ha interrotto e le spinte del suo processo bloccato.
La possibilità di scelta nasce dalla consapevolezza e dalla accettazione di ciò che si è e il setting terapeutico è proprio il luogo sufficientemente sicuro ove le nuove scelte possono attualizzarsi prima di essere sperimentate nel proprio ambiente quotidiano. L'incantesimo nevrotico è allora spezzato e la vita può tornare a scorrere.

 
 
 
 
 
 
MARIANO PIZZIMENTI
HILDA COURTNEY
FRANCO GNUDI
   
 
 
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