Gestalt - parola
tedesca che significa forma, struttura - è la forma organizzativa
assunta dalle parti che compongono uno specifico sistema.
Secondo la Psicologia della Gestalt "è l'organizzazione dei
fatti, delle percezioni, del comportamento o dei fenomeni
a dar loro significato e non gli elementi individuali di cui
questi sono composti". Tale organizzazione in termini di significato
e di importanza non è poi casuale ma basata sia sulle caratteristiche
degli stimoli dell'ambiente che sulla situazione soggettiva
sia innata che contingente (bisogni) dell'organismo in esso
vivente.
Da questa generale impostazione teorica lo psichiatra e psicoanalista
Fritz Perls, la moglie Laura Polsner ed alcuni loro brillanti
collaboratori quali Paul Goodman, Isadore From e Ralph Hefferline
svilupparono fra la fine degli anni Trenta e l'inizio dei
Cinquanta l'originale approccio psicoterapeutico che prende
il nome di Terapia della Gestalt. Dallo sfondo indifferenziato
degli stimoli corporei ed ambientali la figura che prende
forma e significato in termini di emozioni e comportamento
motivato è quella più pregnante per la soddisfazione dei bisogni
nel naturale processo di autoregolazione organismica.
Quando tale processo spontaneo è bloccato o distorto a causa
di esperienze passate traumatiche o confusive, l'individuo
è disorientato e in conflitto con se stesso, incapace di efficacia
e di creatività, uno stato comunemente chiamato nevrosi. La
terapia della Gestalt interviene sulle interruzioni del processo
di autoregolazione al confine tra l'individuo e il suo ambiente
che impediscono la consapevolezza dei bisogni vitali e della
loro priorità nonchè il coinvolgimento e l'identificazione
con essi necessari ad attivarsi e muoversi con efficacia e
creatività per la loro soddisfazione (processo di adattamento
creativo).
La Terapia della Gestalt è una terapia esperienziale, piuttosto
che verbale o interpretativa; come parlare di sé è una resistenza
alla sperimentazione di sé, così il ricordo di un'esperienza
- il parlarne semplicemente - la lascia isolata come un sedimento
del passato, privo di vita quanto le rovine di Pompei. Il
paziente ha infatti sì avuto generalmente un problema o un
trauma nel passato, ma ha soprattutto una difficoltà qui e
ora nel presente; per chiudere definitivamente col passato,
può dunque e deve lavorare soprattutto sulla sua situazione
relazionale attuale.
Anche lavorando direttamente sul mondo infantile non chiederemo
di raccontare ad esempio la relazione con la madre, ma bensì
di immaginare di parlare con la madre, psicodrammaticamente
qui ed ora; non chiederemo di narrare dei momenti importanti
nell'area lontana della memoria, bensì di risperimentare quei
momenti nel qui e ora della seduta per comprendere le scelte
di vita alla base delle difficoltà dell'attuale presente.
E dal momento che il contatto fra organismo ed ambiente ha
luogo sempre alla superficie, è proprio questa che il terapeuta
della Gestalt deve vedere; egli è sensibile al quadro superficiale
presentato dal paziente - tensioni muscolari croniche, modalità
di respiro, caratteristiche espressive, qualità del movimento,
identificazione emotiva - in modo che la sua maggiore consapevolezza
possa diventare lo strumento con cui il paziente aumenta la
propria. La consapevolezza dei bisogni vitali parte dalle
sensazioni corporee e dalle emozioni; chiediamo allora al
paziente all'interno della rievocazione psicodrammatica o
nell'interazione reale con il terapeuta di diventare consapevole
dei suoi gesti, della respirazione, delle emozioni, della
voce e delle espressioni facciali, nonché dei suoi pensieri
pressanti.
Sappiamo che quanto più diventa consapevole di se stesso tanto
più imparerà riguardo al suo Sé; man mano che sperimenta i
modi in cui si impedisce di "essere" ora - i modi in cui si
interrompe - comincerà anche a sperimentare il Sé che ha interrotto
e le spinte del suo processo bloccato.
La possibilità di scelta nasce dalla consapevolezza e dalla
accettazione di ciò che si è e il setting terapeutico è proprio
il luogo sufficientemente sicuro ove le nuove scelte possono
attualizzarsi prima di essere sperimentate nel proprio ambiente
quotidiano. L'incantesimo nevrotico è allora spezzato e la
vita può tornare a scorrere.
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