Le utopie urbanistiche nel XIX secolo

La formazione della moderna scienza urbanistica è stata preceduta, nel XIX secolo e nei primi anni del XX, da una "fase utopistica" caratterizzata dalla ricerca di sistemi sociali alternativi al capitalismo liberistico, e da progetti di architetti-urbanisti che concorrono alla realizzazione dei modelli teorizzati dai riformatori sociali o che elaborano modelli urbani teorici indipendenti dalle ipotesi di riforma..

Riaffiora così, seppur con caratteristiche diverse, la corrente di pensiero neoplatonica che aveva prodotto le utopie comunitarie descritte da riformatori sociali cinque-seicenteschi (Tommaso Moro, Tommaso Campanella e Francesco Bacone), e che era alle basi dei modelli di "città ideali" disegnati dagli architetti urbanisti rinascimentali.

Come le utopie rinascimentali, anche le moderne utopie si pongono in termini di "modello perfetto" risolutore di tutti i problemi esistenti; come rileva lo storico Arnold Toynbee in A study of history (1934), questo presuppone una cristallizzazione della società stessa, motivo per cui le società umane ideali ed i relativi modelli urbani nascono statici, "ex hypothesi".

Secondo Lewis Mumford (The story of utopias, 1962) si possono distinguere utopie di "evasione", che aspirano ad un'immediata liberazione dalle problematiche del presente senza tener conto delle reali condizioni restrittive, e utopie di "ricostruzione" che tentano di provvedere alle condizioni per una liberazione nel futuro e che, pur con i pericoli e le limitazioni della staticità presupposta, offrono elementi stimolanti di sollecitazione ideale e di indirizzo per l'azione. Ma anche quando si riescono a realizzare alcuni aspetti delle utopie di ricostruzione, spesso in questi frammenti di realizzazione, si perde la coerenza del sistema e quindi il carattere profetico dell'alternativa utopica.

La creazione utopistica è ricorrente nella storia delle civiltà e si manifesta essenzialmente nei periodi di declino e di trapasso, ovvero quando appaiono più necessari profondi mutamenti nella struttura sociale. Il secolo XIX ha visto in particolare una fioritura di scrittori utopisti, da Thomas Spence (Description of Spensonia, 1795) a Herbert George Wells (A modern utopia, 1905).

Nell'Ottocento si assiste ad un acceso dibattito sulle problematiche della città capitalistica. Nei primi anni del secolo l'affermazione del capitalismo liberistico si attua, passando attraverso tensioni e scompensi, in un quadro di profondi mutamenti del paesaggio fisico e sociale; a questi scompensi si hanno fondamentalmente due tipi di risposte.

Le filosofie del liberismo si sforzano di dimostrare, dopo aver evidenziato gli aspetti positivi dell'affermazione del progresso scientifico e delle tecnologie, l'inevitabilità degli effetti negativi: la nuova società capitalistica industriale perciò è, in ogni caso, il migliore dei mondi possibili.

Numerose sono invece le correnti che si muovono contro l'accettazione di questa nuova società, rifiutandola o elaborando proposte correttive o alternative: sono posizioni molto diverse tra loro che partono però tutte da un punto in comune, cioè la critica alla società industriale. Il socialismo utopistico cerca di correggerne gli orientamenti attraverso il rifiuto della società del denaro e dei consumi, e con piani di riforma della società appoggiati a modelli insediativi alternativi. A questa corrente si contrappone quella riformistica di matrice borghese, che denunciando le condizioni di degrado della città cerca di risolvere il principale problema posto dalla crescita delle città: la questione delle abitazioni. Infine in nome di una priorità della lotta di classe, il marxismo rifiuta sia il socialismo utopistico sia il riformismo borghese.

Una cesura importante è rappresentata nelle vicende urbanistiche, così come in quelle storiche, dagli eventi del 1848. Mentre nella prima metà del secolo infatti le utopie urbanistiche si manifestano in descrizioni di riformatori sociali (come i "socialisti utopisti") che accompagnano la descrizione di una nuova società con le indicazioni del modello urbano in cui questa nuova società avrebbe dovuto trovare attuazione, dopo il 1848 la componente di carattere sociale scompare quasi del tutto per lasciare gradualmente spazio all'aspetto puramente tecnico dei piani di riforma urbanistici. E questa sarà una delle caratteristiche fondamentali delle utopie urbanistiche del Novecento.

Nei primi anni del secolo assumono particolare importanza, i "socialisti utopisti": Robert Owen, Claude-Henri de Saint-Simon, e Charles Fourier. Essi infatti costituiranno un punto di riferimento per una vasta parte della produzione successiva.

Robert Owen (1771-1858), dopo aver sperimentato in proprio, agli inizi del secolo, alcuni sensibili miglioramenti nelle filande di New Lanark e dopo averi introdotto nel 1816 una delle prime istituzioni di educazione dell'infanzia, teorizza e propaganda la creazione di piccole comunità di 1200 persone, da impiantare in ambiente rurale, come soluzione ai problemi della città industriale. Il modello urbanistico di Owen non si differenzia tuttavia di molto dai modelli di colonie industriali in campagna, realizzate nel Sei-Settecento nei paesi nordici dal paternalismo illuminato di alcuni industriali, tra cui ad esempio Leufsta (costruita nel 1670 e distrutta da un incendio nel 1719), dotate di edifici collettivi e assistenziali e circondate da campi coltivati in comune.

Charles Fourier (1777-1837) invece contrappone ad una società basata sulla competizione imperfetta ed immorale degli interessi individuali, il principio dell'unione degli sforzi per raggiungere uno stato di armonia universale; il falansterio è l'unità residenziale tipo delle "falangi" (1620 associati) e la sua descrizione ricorda in modo esplicito il Louvre, una reggia comunitaria.

Ispirandosi alle teorie dei socialisti utopisti nel 1840 Étienne Cabet pubblica un romanzo utopico, Voyage en Icarie, in cui viene descritta una grande metropoli razionale inserita in un sistema sociale basato sul lavoro obbligatorio; nel tentativo di realizzare le sue teorie nel 1848 guida una spedizione di 1500 icariani in America, ma l'esperimento fallisce dopo alcuni decenni.

Sono invece successive al '48 Hygeia, di Benjamin W. Richardson, e Victoria, una città completa di non più di 10.000 abitanti, ideata da James Silk Buckingham. Scrive Leonardo Benevolo:

Le città ideali descritte dopo il '48 - Victoria di J. S. Buckingham pubblicata nel '49, e Hygeia di B. W Richardson, pubblicata nel '76 - derivano da quelle precedenti, ma sono prive di connotati politici, mentre l'accento viene posto sui requisiti costruttivi e igienici; esse formano l'anello di congiunzione fra le utopie socialiste e il movimento delle città-giardino, che comincia alla fine del secolo, ma segnano in sostanza l'esaurimento della linea di pensiero di Owen, Fourier e Cabet, divenuta insostenibile nella nuova situazione economica e sociale.

(in: L. Benevolo, Storia dell'architettura moderna, p. 242)

Numerose colonie industriali modello, realizzate nella seconda metà dell'Ottocento, si ricollegano agli indirizzi dettati dai socialisti utopisti: Saltaire fondata da Titus Salt nel 1851, e il familisterio da Jean Baptiste Godin a Guisa come residenza e centro sociale di un'officina cooperativa metallurgica di circa 400 famiglie; ed ancora ma limitatamente alle abitazioni operaie, Bourneville fondata da G. Cadbury per un industria di cioccolato (1879), Port Sunlight fondata da W. Lever per un'industria di sapone (1886) o Kronenberg della Krupp ad Essen (1873).

Nel 1888 Edward Bellamy in Looking Backward: 2000-1887, avanza una descrizione della società dell'anno 2000, basata sulla cooperazione.

Chiudono il secolo la città lineare di Arturo Soria y Mata e la garden city di Ebenezer Howard. Quest'ultima rappresenta un punto di arrivo e di sintesi di tutte le varie utopie ottocentesche; con Howard il processo utopia sociale-modello urbanistico si rovescia; il modello urbanistico, concepito non sotto forma progettuale, ma come insieme di princìpi, di norme e di procedure, precede e facilita la riforma sociale.

 

Robert Owen

SECOLO XIX
Bibliografia
Links

Claude-Henri de Saint-Simon
Charles Fourier
Il familisterio di J.B. Godin
Icaria di E. Cabet
Victoria di J. Buckingham
E. Howard e la garden city
La ciudad lineal di A. Soria
La cité industrielle di T. Garnier SECOLO XX
Bibliografia
Links
La città futurista
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