Claude-Henri de Saint-Simon

Si narra che Claude-Henri de Rouvroy, conte di Saint-Simon (1760-1825) ancora ragazzo vide venire una carrozza incontro a un bambino che giocava su una strada; qualunque filantropo di antico stampo sarebbe corso a salvare il bambino, togliendolo dalla strada, ma il futuro predicatore del socialismo si piantò di fronte alla carrozza e non volle più muoversi perché il bambino giocasse tranquillo. Saint-Simon è considerato il fondatore del socialismo utopistico; di origine aristocratica, con alle spalle una giovinezza avventurosa, ebbe interessi scientifici solo dopo i quarant'anni. Marx gli ascrive come merito maggiore l'aver riconosciuto l'inscindibilità del legame tra problematiche politiche e problematiche economiche, ovvero l'aver compreso l'impossibilità di riformare l'una senza agire sull'altra.

La sua formazione, come quella di Owen e Fourier, è anteriore alla Rivoluzione del 1789, ma egli giunge a formulare nei primi anni del secolo il suo pensiero, che verrà ripreso in una serie di significativi scritti a cavallo degli anni venti (L'industrie, 1817; Du système industriel, 1821; Cathéchisme des industriels, 1823; Le nouveau Christianisme, 1825). Il dibattito politico infatti non lasciava molto spazio alle questioni sociali, e alle loro implicazioni di ordine urbanistico.

In tutta la sua opera, Saint-Simon è critico in due direzioni: da un lato verso l'arretratezza economica e sociale della società precapitalistica e aristocratica, dall'altro verso l'anarchia del sistema capitalistico facile oggetto dell'azione di speculatori e ignoranti. Pertanto Saint-Simon avvalendosi di coloro che sono più dotati intellettualmente, propone una riorganizzazione del capitalismo, in modo da sostituire ogni governo politico con uno Stato degli scienziati, organizzato gerarchicamente in vista di una più funzionale "amministrazione delle cose". Scienziati sono tutti coloro che contribuiscono allo sviluppo delle matematiche, delle ricerche in ogni campo, gli artisti, gli intellettuali in genere e gli "scienziati politici".

Nell'opera di Saint-Simon anche il mondo del lavoro ha un'importanza primaria: sono i lavoratori a produrre la ricchezza della società, e pertanto sono loro a doverla governare, insieme agli scienziati. Niente va riconosciuto agli individui ed ai gruppi se non come conseguenza del loro lavoro. Da questo deriva la divisione in classi della società: da una parte industriali e lavoratori (gli industriels), dall'altra borghesia, nobili, preti, monarchi (gli oisifs) che non avevano significato nell'età del capitalismo; della società del suo tempo Saint-Simon vede infatti più di ogni cosa la divisione tra chi produce e non consuma, e chi consuma e non produce.

La Rivoluzione francese funge da spartiacque definitivo tra la vecchia società feudale e la nuova società industriale. Gli industriels devono detronizzare le vecchie classi dirigenti, prendendo i posti di comando; a loro è affidato il compito di trasformare il mondo esistente, di superare l'egoismo provatistico in vista del godimento di un bene futuro. Ai vecchi miti religiosi si doveva contrapporre un nuovo cristianesimo, fondato sulla religione della scienza e del lavoro.

Nella fase più evoluta il suo pensiero coincide con un rigetto del liberismo: il sistema industriale infatti per sua natura deve produrre un insieme sociale perfettamente coerente, dal momento in cui si è allentato il rapporto di dipendenza dell'individuo esistente nella società feudale. Ora l'individuo dipende dal sistema industriale, e ciò porta inevitabilmente alla pianificazione della produzione, alla razionalità economica e alla valorizzazione di ogni capacità umana. Sta ai tecnici ed ai capitani di industria guidare lo sviluppo della società civile. Il pensiero di Saint-Simon è dunque inizialmente interclassistico; la classe operaia ed i datori di lavoro sono tutti allo stesso tempo industriels, e se una lotta di classe si verifica, questa è tra strati produttivi e strati improduttivi della popolazione.La religione saint-simoniana Al termine della sua vita egli cambiò però radicalmente opinione, come appare ne Le nouvau Christianisme (1825).

In quest'opera veniva presentato un cristianesimo rinnovato, ma soprattutto si esponeva il principio della conflittualità di classe nella storia, ed in particolare nella società dominata dalla proprietà privata dei mezzi di produzione; si sentiva la necessità di liberare l'uomo-operaio dall'oppressione materiale. Così come in passato Saint-Simon aveva cercato di riorganizzare il capitalismo per un migliore funzionameno dell'economia, ora si prefiggeva di organizzare nella società la classe operaia, servendosi della religione che «deve dirigere la società verso il grande scopo del miglioramento più rapido possibile della classe povera».

Nella dottrina di Saint-Simon, a parte questa ultima fase, sono presenti attrattive soltanto per i capitalisti e per qualche socialista radicale, ed infatti il suo autore non ottiene alcun seguito popolare. Secondo Paolo Sica (P. Sica, Storia dell'urbanistica. II,2. L'Ottocento, p. 1094) «la dottrina sansimoniana diviene la veste filosofica e culturale della tecnocrazia (sia di marca autoritaria che connaturata al liberismo) e questo sarà anche il destino personale di gran parte dei seguaci del maestro».

Saint-Simon non dimostra in un primo momento molto interesse all'architettura e all'arte; solo nel 1825, quando scrive Le nouveau Christianisme riserva agli architetti, agli ingegneri ed ai capitani di industria un ruolo importante tra le persone che possono influire sul corso della società; sebbene egli non abbia lasciato proposte concrete, questo compito sarà in parte svolto dai suoi discepoli, guidati da Barthélemy Enfantin (1796-1864).

 

La scuola sansimoniana

Dopo la morte di Saint-Simon, nel 1825, il suo insegnamento viene sviluppato da un gruppo di seguaci - Rodrigues, Enfantin e Chevalier - che danno alla scuola sansimoniana i caratteri di una setta esoterica. Essi fondano dapprima, nel 1826, il giornale Le Producteur; nel 1830 passano all'azione diretta, acquistando il giornale Le Globe e riunendosi in una comunità semi-monastica (inizialmente in Rue Monsigny a Parigi) in cui è stabilito anche l'uso di una speciale divisa.

Un numero di "Le Globe" nel 1826I leaders di questo gruppo furono in un primo momento Barthélemy Enfantin (1769-1864) e Saint-Amand Bazard (1791-1832) col titolo di "pères suprêmes"; ma quando Enfantin enunciò la teoria del "libero amore" in sostituzione della "tirannia del matrimonio", Bazard si ritirò ed Enfantin accentuò il carattere politico del gruppo, finché la polizia disperse il movimento nel 1832; in seguito egli cercò più volte di convertire il re Luigi Filippo alle sue idee.

Nella rivista Le Globe, oltre alla propaganda dottrinaria e alle fantasiose proposte urbanistiche, si cominciarono a trattare programmi di grandi opere pubbliche a scala urbana, regionale, nazionale ed internazionale; i sansimoniani insistettero più volte nella loro idea di unificazione del mondo attraverso la pianificazione territoriale.

Nel 1832 Michel Chevalier espose un piano per Parigi, in cui la città avrebbe dovuto avere la forma di un uomo nell'atto di camminare. Basandosi sulle teorie di Saint-Simon - che quando era in America aveva immaginato un canale che unisse Pacifico e Atlantico, ed in Spagna uno che collegasse Madrid al mare - Chevalier propose anche di unire Occidente e Oriente attraverso la pianificazione delle vie di scambio: nel Système de la Mediterranée illustrò uno schema generale delle grandi vie di comunicazione di terra e di acqua, e la costruzione, in fondo a ogni golfo naturale del Mediterraneo, di porti-stazioni, che avrebbero dovuto costituire nodi integrati dai quali si sarebbero irradiate traffici e linee.

Nel 1834 i seguaci di Saint-Simon si recarono in Egitto per edificare un insediamento per i costruttori del canale di Suez. Litografia del 1832: Les Saint-Simoniens dans leur maison de Ménilmontant. Description des travaux des Saint-Simoniens, leurs différens emplois selon ce que chacun d'eux est capable de faire, et l'histoire de Saint-Simon, depuis sa naissance jusqu'à sa mort, ses aventures en France, dans les pays étrangers, et la grande dispute concernant ce que veulent les Saint-Simoniens... La planimetria della nuova città avrebbe dovuto configurarsi anche qui sull'immagine del corpo, e gli edifici avrebbero dovuto corrispondere alle diverse funzioni del corpo: quelli amministrativi e gli istituti scientifici alla testa, le accademie e i templi al cuore, ecc. Ma i promotori dell'iniziativa vennero decimati dal colera ed il progetto rimase sulla carta.

Gli stessi scopi di Chevalier vennero perseguiti da Enfantin, che venne nominato nel 1841 membro della Commissione scientifica di studio per l'Algeria, e nel 1845 segretario della Compagnia per la linea ferroviaria Parigi-Lione. In particolare egli prese anche parte alla costituzione della Société d'études pour le canal de Suez, dopo aver tentato personalmente nel 1837 di convincere del progetto il viceré Mehemet Alì. Il canale che avrebbe dovuto collegare il Mediterraneo al Mar Rosso, nelle fantasticherie che inevitabilmente fecero da contorno alle proposte concrete, avrebbe rappresentato l'unione fra Roma e La Mecca, fra Cristo e Maometto.

Secondo Leonardo Benevolo (L. Benevolo, Le origini dell'urbanistica moderna, p. 82) «né Saint-Simon né i discepoli scesero sul terreno urbanistico con un minimo di precisione tecnica [...], ma trasmisero alla cultura francese un'aspirazione a operare in grande scala e un'enfasi moralistica sul valore delle opere pubbliche - i grand travaux - che ebbero in seguito grande importanza»

 

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