dicembre 2001

Sarebbe stato auspicabile che il governo, invece di cedere alla pressione psicologica del mito dell'acritico europeismo, avesse mantenuto ferma la propria opposizione sui principi universali di civiltà giuridica...

Magari non sarà Forcolandia, come l'ha definita, con la sua popolaresca irruenza, Umberto Bossi, tipico elefante nella vetrina della cristalleria politica, ma certo è che dopo l'11 settembre un vento forcaiolo spazza non solo i paesi che forcaioli sono da sempre, ma l'intero mondo occidentale, che si sperava definitivamente approdato alle spiagge della libertà e degli intangibili diritti dei cittadini..

Negli Stati Uniti, che, se non altro, hanno la giustificazione di avere provato in misura mai prima vista sulla propria pelle gli effetti sanguinosi del terrorismo, il cosiddetto "Patriotic Act" non solo ha alterato fondamentali principi di civiltà giuridica come quelli riguardanti i rapporti fra imputati e difensori e la limitazione a brevi periodi dello stato di detenzione senza processo e senza ordine del giudice, ma addirittura istituito tribunali militari, vere e proprie corti marziali abilitate a giudicare i sospetti di terrorismo con processi segreti e, per inevitabile conseguenza, privi di effettive garanzie (dal momento che le norme forcaiole sono sempre imprecise in modo da renderne più agevole l'applicazione a casi inizialmente non previsti, non è chiaro se tali disposizioni riguardino soltanto gli imputati stranieri o anche i cittadini americani).

Molti (fra gli altri il celebre scrittore Gore Vidal) sono insorti, ma senza successo, contro questa vera e propria sospensione delle libertà civili, che potrebbe protrarsi per anni dal momento che Bush parla di una guerra a lungo termine e che intanto ha provocato, in meno di tre mesi, l'arresto di oltre seicento persone, una sola delle quali è stata colpita da un'imputazione in qualche misura collegata al terrorismo e, guarda caso, solo dopo che la stampa di tutto il mondo aveva fatto rilevare che nessuno degli imputati era stato attinto da alcuna accusa..

Se in America la libertà sta male, non se la passa tanto bene nemmeno in Europa, dove da tempo soffiano tentazioni liberticide: la legge Mancino in Italia, le leggi sulle sette religiose in Francia (l'associazione cattolica francese "Cefop -Les Guillots", riferisce di un tentativo attualmente in corso di quelle autorità scolastiche di indiziare "du crime de secte" tutti i genitori che non iscrivono i figli alla scuola pubblica); le proposte di legge contro il revisionismo un po' dovunque. Quasi non bastasse l'Europa comunitaria sembra volere seguire l'esempio d'oltre oceano e cogliere la palla al balzo per accelerare l'introduzione del mandato di cattura europeo, estendendolo, oltre tutto, ad ipotesi che non solo nulla hanno a che vedere col terrorismo, ma a molte delle quali è arduo attribuire la dignità (per usare una terminologia americana, nel nostro caso ancora inesatta, ma significativa) di reati federali (basti pensare che vi rientra il reato di lesioni personali volontarie).

E' ben vero che il mandato di cattura europeo non è, di per sé, necessariamente più liberticida di quanto lo sia quello nazionale a condizione però che non si inneschi una situazione di sovrapposizione e intersecazione di mandati di varia origine (magistrati europei -quando esisteranno- e di diversi Stati membri) e per di più riferiti a fattispecie alcune delle quali, se non addirittura criminose solo per alcuni degli ordinamenti nazionali in gioco, comunque formulate in termini non esattamente coincidenti.

Estremamente allarmante è del resto il fatto stesso che, senza alcuna seria motivazione, si pretenda di mettere il carro davanti ai buoi, introducendo il mandato di cattura europeo prima che vi sia una Costituzione europea, che si siano uniformate le diverse previsioni di reato, addirittura che esista una magistratura europea e un organo europeo simile al nostro "tribunale del riesame", non per nulla chiamato, fin che si vuole impropriamente, ma significativamente, "tribunale della libertà". Di conseguenza l'intera attività giudiziaria connessa al mandato di cattura europeo dovrà essere affidata per un periodo di durata indefinita, ma certamente non breve, ai magistrati dei vari stati membri, che, in particolare per quanto riguarda la collocazione e l'indipendenza dei magistrati dell'accusa (i pubblici ministeri), presentano ordinamenti assai diversi fra loro, poteri diversi e diverse garanzie, a cominciare dai gradi di giudizio, due nella maggior parte dei paesi, tre in Italia, dove vige la regola costituzionale della presunzione di innocenza fino alla condanna definitiva, cioè fino alla pronuncia, in terzo grado, della Corte di Cassazione.

Si è, quindi, di fronte ad una situazione che comporta, quanto meno per il periodo transitorio, ma non è detto che le cose vadano meglio in seguito nella nuova Europa del dopo terrorismo lanciatasi sulle tracce di un'America in preda ad un nuovo attacco di maccartismo, già in via di principio una diminuzione di garanzie finora riconosciute, pur con tutti i suoi difetti, dall'ordinamento giuridico italiano e nella pratica crescenti difficoltà incidenti (anche in termini di costi, di scelta e di rapporti col proprio difensore) sul concreto esercizio di un diritto di difesa comunque ostacolato da ragioni di lingua e di distanza (si pensi, ad esempio, al caso di un imputato italiano chiamato a difendersi davanti alla magistratura di Oslo o di Helsinki, o, col prossimo allargamento dell'Europa comunitaria, alla magistratura di paesi, la cui legislazione non ha ancora avuto il tempo di liberarsi completamente dall'influenza di mezzo secolo di comunismo).

Può essere, come è stato detto, che l'iniziale opposizione del governo italiano all'immediata introduzione del mandato europeo fosse dovuta soprattutto a timori personali di questo o quel componente dello stesso governo, non sarebbe tuttavia la prima volta che in questo mondo tutt'altro che perfetto motivazioni egoistiche e per nulla nobili consentono di raggiungere risultati. apprezzabili dal punto di vista dell'interesse comune.

In realtà sarebbe stato auspicabile che il governo, invece di cedere, sia pure ponendo qualche paletto, alla pressione psicologica del mito dell'acritico europeismo o al timore dell'isolamento europeo, avesse mantenuto ferma la propria opposizione in una materia ben più importante di quella dell'airbus A400M, come fecero per la comunità europea di difesa l'allora isolatissima Francia o per la moneta unica europea l'Inghilterra, tuttora attaccata alla propria sterlina. Gli europeisti ad oltranza dovrebbero spiegare perché ciò che è consentito a Francia e Regno Unito non debba esserlo anche all'Italia, soprattutto quando sono in gioco non meschini egoismi nazionali, ma principi universali di civiltà giuridica.

 




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Il mandato di cattura europeo
Francesco Mario Agnoli
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