gennaio 2001

Occorre riconoscere che Naipaul non sarà magari meritevole del Nobel, ma è tuttavia un attento ed acuto osservatore del mondo mussulmano...

Si può senza dubbio chiedersi se l'assegnazione del Nobel allo scrittore giamaicano di origine indiana V.S. Naipaul sia dovuta all'eccezionalità della sua opera o non rientri piuttosto fra le conseguenze dell'attacco terroristico alle Torri di New York, che ha portato al centro dell'attenzione mondiale, in chiave certamente non favorevole nonostante le fin troppo numerose e fin troppo insistite distinzioni, l'espansionismo religioso mussulmano e, di conseguenza, gli autori che se ne occupano specialmente se in sostanza condividono la tesi, così brillantemente esposta dal nostro presidente del consiglio, sulla superiorità della civiltà occidentale.

Sono nel numero di quanti hanno sollevato dubbi, attribuendo il prestigioso riconoscimento ad una nuova versione della "correttezza politica" all'americana e tuttavia occorre riconoscere che Naipaul non sarà magari meritevole del Nobel, ma è tuttavia un attento ed acuto osservatore del mondo mussulmano ed in particolare di quello di più recente (relativamente) conversione o che ha comunque coinvolto popolazioni di etnie diverse da quella araba.

Nella prima parte della sua opera "Fedeli ad oltranza", dedicata all'Indonesia, dove l'Islam è installato da tempo, ma solo di recente ha decisamente prevalso nell'opera di proselitismo, conquistando nuove, imponenti masse alla fede di Allah, sia sugli antichi culti animasti, induisti e buddisti sia sul cristianesimo.

Nel capitolo "Un convertito" Naipaul si occupa sì, come promesso dal titolo, di un americano dell'Oklahoma, che , oltre a sposare un'indonesiana, si converte all'Islam , ma la sua attenzione è concentrata, assai più che sul neofita, sul missionario che l'ha convertito, un certo signor Imaddudin, indonesiano di Sumatra, oggi più che settantenne con alle spalle un passato politico di qualche importanza.

Imaddudin è nato in un paese ricco di monumenti di un passato antecedente all'introduzione e al trionfo della religione mussulmana, ma, spiega Naipaul, per lui e pr i suoi correligionari "occorreva ignorare tutto ciò che si trovava al di fuori o prima della fede, compreso il grandioso monumento buddista di Borobudur, una delle meraviglie del mondo. Una delle critiche di Imaddudin al governo nel 1979 era che l'ambasciata indonesiana a Canberra assomigliava a un tempio indù. Quanto a Borobudur, spettava alla comunità internazionale occuparsene.

"Gli rivolsi" continua Naipaul "una domanda precisa al riguardo. Rispose che avevo frainteso col tono di chi, trovandosi nella posizione in cui era, poteva esigere dal suo interlocutore una maggiore sensibilità politica. Ciò che aveva detto, o comunque intendeva dire, era che non si doveva spendere a Borobudur il denaro che si poteva usare per sfamare i mussulmani affamati.

"Nonostante le migliori intenzioni di ammorbidimento politico s'intravedeva chiaramente l'antica intransigenza di Sumatra. Per i nuovi fondamentalisti indonesiani, la guerra più importante si combatteva contro il loro stesso passato e contro tutto ciò che li legava alla loro terra".

Il pensiero corre subito ai talebani , che hanno distrutto a cannonate i due giganteschi Buddha delle loro montagne, anch'essi, come il monumento di Borobudur, "una delle meraviglie della terra". Ma l'ultima frase di Naipaul fornisce anche la spiegazione di un fenomeno, dalle proporzioni in apparenza assai più modeste, ma altrettanto significativo e , comunque, a noi assai più vicino e, quindi, in qualche misura preoccupante: la pretesa di due cittadini italiani, entrambi cattolici convertiti all'Islam, di fare rimuovere il crocifisso dagli ambienti frequentati dai loro figli o da loro stessi per ragioni di studio o di lavoro.

E' il caso di Adel Smith (cittadino italiano nonostante il. nome straniero), presidente dell'Associazione mussulmana in Italia e dell'infermiera, anch'essa cittadina italiana, occupata nell'ospedale di una piccola città piementose, che hanno preteso, con esito parzialmente vittorioso quanto meno lo Smith (non conosco il risultato dello sciopero individuale autoproclamato dall'inferniera piemontese) l'allontanamento del crocifisso dalla scuola del figlio e dal proprio luogo di lavoro.

La notizia, riportata con notevole rilievo da molti giornali, ha sorpreso proprio perché non proveniva da immigrati mussulmani, ma da due cittadini italiani, per di più cattolici praticanti fino ad un certo momento della loro vita e spintisi tanto oltre nelle loro richieste da definire il crocifisso, simbolo non solo della nostra religione, ma della civiltà italiana ed europea, in quanto strettamente connesso con tutte le nosatre tradizioni e la nostra intera vicenda storica dalla caduta dell'Impero romano, "cadaverino in miniatura".

Naipaul ci fornisce la chiave di lettura di queste manifestazioni di intolleranza, che si verificano non già a dispetto della precedente appartenenza religiosa e culturale dei due convertiti, ma proprio a causa di questa, contro la quale la loro nuova religione li obbliga ad una guerra totale.

 




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Francesco Mario Agnoli
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