Intervento del preside Manfredo Anzini (CNADSI) agli Stati Generali della Scuola"> Intervento del preside Manfredo Anzini (CNADSI) agli Stati Generali della Scuola - >Intervento del preside Manfredo Anzini (CNADSI) agli Stati Generali della Scuola
Roma 19-20 dicembre 2001

Invece di una inversione di marcia abbiamo avuto una conferma di direzione. Si è verificato il temuto plagio della cultura di sinistra sui cervelli indifesi... Ed in realtà in questi mesi di nuova - si fa per dire - gestione della scuola non si è avvertito nessun segnale di cambiamento, di effettivo clima nuovo, educativo e formativo...

Tale intervento in realtà non è avvenuto perché la ferrea organizzazione delle due giornate degli Stati Generali non ha permesso che prendessero la parola persone al di fuori degli elenchi stabiliti; elenchi nei quali inutilmente era stato chiesto l'inserimento.

Quanto sto per dire forse giungerà sgradito ai tanti che plaudono alle nuove proposte, ed ovviamente alle persone che le hanno disegnato. Ma, proprio perché siamo sulla stessa sponda ideale e quindi le nostre obiezioni - parlo come presidente del CNADSI (Comitato Nazionale Difesa Scuola Italiana) - vengono da amici del centrodestra, vale ancora per noi l'antica riflessione: amicus Plato, sed magis amica veritas. In ogni caso, graditi o sgraditi, non possiamo restare in silenzio di fronte ad una operazione che oggettivamente, fatta salva la buona fede dei committenti, ma non altrettanto quella degli estensori del progetto, che anzi sembrano pienamente consapevoli, noi avvertiamo come un vero e proprio tradimento.

La mia non è una impressione personale o isolata. Moralmente mi sento di dar voce a tutti coloro che si sentono delusi da un centro-destra che aveva promesso di cambiare le cose nel campo della scuola ed anche per questo era stato votato. Il presidente Berlusconi aveva solennemente preso l'impegno di mandare in soffitta la riforma Berlinguer e di mettere mano ad una nuovo disegno alternativo, basato su principi e spirito di segno opposto a quello livellante della sinistra ed invece, nonostante il fumo delle parole dietro le quali si nasconde la nuova proposta, ci troviamo di fronte ad un disegno di scuola che adotta le idee ed i principi della sinistra ed anzi ne peggiora le applicazioni in senso unitario, egualitario e di appiattimento. Noi del CNADSI siamo adirati ed amareggiati, assieme a tanti altri cittadini consapevoli che hanno intravisto l'inganno.

Purtroppo, molti - anche ad alto livello politico - per inesperienza ( il Ministro Moratti) o per fiducia mal riposta, non se ne sono accorti. In realtà, quasi nessuno ha avuto la forza e la pazienza di leggere attentamente e interamente il documento Bertagna. Se lo avessero fatto, ovviamente con la competenza necessaria per individuare i reali parametri della sua costruzione, non gli avrebbero consentito di presentare una proposta che passa per essere quella del centro-destra mentre è - malgrado le apparenze - una goffa imitazione della riforma Berlinguer-De Mauro. La stessa stampa di sinistra lo ha riconosciuto. l'"Espresso" del 23/11 titola: "La riforma. E Moratti copiò De Mauro. La scelta delle superiori a 14 anni. L'obbligo fino ai 18. E il Liceo quadriennale. Tutto già previsto...". Il sen.Manzini, dei Popolari, padre di molte proposte di riforma targate centro-sinistra, in diverse legislature, ha proclamato in TV: "idee e principi [della riforma Moratti] sono i nostri".

D'altra parte che cosa poteva nascere da una Commissione che per la quasi totalità dei suoi membri - tutto documentabile - , ha lavorato con i governi precedenti di centro-sinistra, non certo perché avversari delle tesi della sinistra. Sarebbe interessante scoprire chi ha suggerito alla Moratti tali nomi e se l'on. Berlusconi è al corrente delle tendenze ideologiche di quei signori. Non sarebbe opportuno che qualcuno glielo dicesse?

Noi protestiamo non certo perché la pensiamo come i no-global, o come i quattro scalmanati che ben addestrati da talune centrali sindacali gridano contro la scuola privata, rivendicando una laicità che nessuno mette in dubbio, o blaterano che i soldi spesi per la scuola privata - che poi privata non è ma solo non statale - sono sottratti alla scuola pubblica, quasi che i ragazzi delle private siano di serie B o quelle scuole non assolvano a un servizio pubblico. Siamo anche noi per la libertà di scelta senza oneri da parte delle famiglie, ma vogliamo pregare i nostri amici, soprattutto quelli delle congregazioni religiose che reggono istituti non statali di non preoccuparsi solo del loro orticello e di non svendere la qualità e la serietà della scuola tout court per il classico piatto di lenticchie del finanziamento pubblico. Alla domanda di educazione civile oltre che di cultura che sale dalle famiglie, essi probabilmente potranno rispondere con più facilità, all'interno della loro autonomia gestionale, ma coscienza vuole che non dimentichino tutti gli altri ragazzi - che sono poi oltre il novanta per cento del totale - che frequentano la scuola pubblica e che vanno tutelati nel loro futuro, il che potrà avvenire solo se il nostro sistema formativo sarà davvero serio, capace cioè di stimolare tutti, ma di premiare il merito e responsabilizzare i fannulloni anche mediante una ragionevole selezione. Abbiamo combattuto per quarant'anni contro la scuola del livellamento, del tutti promossi, del sei politico, del sovietismo, e collegialismo delle decisioni, da cui l'irresponsabilità oggettiva di docenti e dirigenti. Abbiamo protestato contro i moduli e i tre docenti delle elementari, la media unica parcheggio noioso e vuoto per tanti ragazzi intelligenti, le superiori declassate a carrozzoni buoni per ogni traghettatura scolastica, i Licei classico e scientifico sfilacciati, bucherellati e resi inefficaci dalla colluvie fantasiosa delle cosiddette "sperimentazioni", gli esami di maturità burleschi e ipocriti con il 98% dei maturati, l'Università aperta a qualsiasi tipo di corso quinquennale, con il cimitero di abbandoni, per incapacità e impreparazione, e con lauree fasulle di cui la società paga quotidianamente il prezzo sotto forma di mancanza di professionalità da parte di coloro ai quali si affida. Abbiamo chiesto che ai ragazzi fosse data la possibilità di realizzare il tesoro di intelligenza e di inclinazioni e talenti che si portano dentro consentendo percorsi disciplinari diversi fin dall'inizio della Media, che si aiutasse il debole a realizzare le sue possibilità, ma non si danneggiasse il forte nel suo diritto di essere sé stesso, che si educassero i ragazzi alla responsabilità personale, e quindi al rispetto di sé, degli altri, ad esprimere le proprie opinioni, ma a rispettare quelle degli altri, a rivendicare i proprio diritti, ma a far fronte anche ai propri doveri, a manifestare il proprio dissenso, ma senza violenza sugli altri e sulle cose non proprie e soprattutto a non danneggiare quelli che liberi, quanto lo sono loro, preferiscono studiare anziché fare chiasso, okkupazioni e autogestioni. Ed ora che, finalmente avevamo visto la fine del tunnel con la vittoria del centro-destra, e avevamo sperato in un deciso cambio di rotta, come inequivocabilmente chiedeva l'elettorato, ci ritroviamo pari pari davanti ad un progetto che non solo non respinge i principi che hanno determinato lo stato di crisi, ma addirittura ne aggrava per così dire gli aspetti negativi. Dov'è il cambiamento? Una volta appurato che i mali della scuola provenivano in gran parte da una concezione pedagogica intrisa di una ideologia ben nota e che la storia ha spazzato via, non si sarebbe dovuto impostare un sistema scolastico basato su una concezione diversa della società? Chi è così folle che accortosi di aver sbagliato strada non torna indietro per riprendere la giusta via che aveva abbandonato?.



Comunque la si rigiri, la proposta contenuta nel documento Bertagna è, a nostro parere, inaccettabile. Essa perciò va respinta per vari motivi:

Sul piano del riferimento culturale, non è alternativa a quella elaborata e dalla sinistra; ne conserva infatti il modello egualitario e livellante.

E' dunque una pseudo-riforma. Pasquale Chessa, su "Panorama" del 13/12 ironizza scrivendo: "... se paragoniamo quella riforma [di Gentile], la profondità culturale da cui era nata, con i progetti di riforma che io chiamerei senza distinzioni Berlinguer-Moratti", ecc

Il mito egualitario è evidente, ad esempio nella proposta di una primaria sostanzialmente di otto anni uguale per tutti (la distinzione puramente nominale tra elementare e media non può ingannare poiché in realtà si tratta di quattro bienni, senza alcun esame, con programmi e docenti uguali per tutti e con un "piano di studi unitario, continuo, progressivo". La formula degli otto anni di primaria aggrava l'appiattimento del progetto berlingueriano che prevedeva solo sette anni.

Altro elemento illiberale è l'obbligo scolastico di 12 anni. Non avevano osato imporlo i governi di centro sinistra al cui programma sociale in qualche modo un lungo "obbligo" (per sua natura omogeneizzante) è assai più consono. Ce lo vediamo invece proporre proprio dal centro destra.. Cosa c'è di più illiberale che obbligare i ragazzi alla frequenza delle aule scolastiche per 12 anni?. Parliamo di obbligo, non di possibilità o volontà di farlo se si ama lo studio, che è tutt'altra cosa. E' sciocco poi richiamarsi all'Europa. Ad esempio, Austria e Finlandia, Grecia, Irlanda, Portogallo, Svezia, prevedono un obbligo di soli 9 anni. La Francia e la Spagna di 10 e non mi dilungo oltre. Obbligare comunque i ragazzi ad andare a scuola fino a 18 anni vuol dire costringere molti di loro (quelli assolutamente non portati agli studi) ad un inutile parcheggio.

C'è poi il problema della secondaria amputata di un anno con la conseguente riduzione anche del Liceo classico a quattro anni. Questo è un danno gravissimo e inaccettabile agli studi e alla nostra tradizione culturale.

E' prevista inoltre la riduzione o l'eliminazione di alcune discipline dal Classico (matematica?) e dallo scientifico (latino?). E' ovvio che questo ne danneggia gravemente il quadro culturale. Rende quindi questi percorsi scolastici meno appetibili perché troppo specifici, specialistici, tali cioè da non dare più la solida preparazione culturale di un tempo. Non si può studiare in quattro anni quello che a stento si riusciva a fare in cinque.

Marginalizzare in questo modo soprattutto il Liceo Classico è un danno per la nostra cultura e un errore incomprensibile.

E che dire della proposta per la nuova formazione dei docenti?. Al di là dell'ovvia considerazione, per altro del tutto teorica sulla loro pari dignità che nessuno vuole negare, come si fa ad ignorare che per ogni tipo o grado scolastico, anche per una stessa disciplina, occorrono preparazione specifica e professionalità adeguata a seconda dei diversi percorsi scolastici (ad es. Italiano nei Licei e Italiano nella scuola media inferiore) in rapporto alla diversa età e preparazione degli alunni? Ed invece la proposta Bertagna prevede che gli insegnanti siano formati tutti - da quelli della materna a quelli delle superiori - in un unico canale universitario riservando gli aspetti di differenziazione disciplinare a due-tre anni di studi specifici dello stesso percorso. Solo pedagogisti da tavolino sotto l'abbaglio ideologico possono immaginare sistemi di formazione del genere , più simili a catene di montaggio che a palestre di cultura e di professionalità.. Con tale sistema si avrebbe un livellamento ed una omogeneizzazione del personale docente, tutto a danno della ricchezza dell'insegnamento. Per noi la diversità effettiva degli insegnanti nei diversi gradi scolastici, è indispensabile e non solo per motivi di orgoglio e dignità culturale personale, bensì anche perché stimolante alla crescita ed al raggiungimento di più alti traguardi. Una volta dagli insegnanti di Liceo usciva la maggior parte dei docenti universitari. Non credo che una formazione unificata - pur con le variazioni interne - come propongono i neo-riformatori, sarebbe in grado di creare le condizioni culturali per passaggi del genere .Senza pensare alle differenze professionali - anche nell'ambito della stessa disciplina - richieste dal livello di maturazione personale e culturale dei ragazzi. Non sono le discipline pedagogiche quelle che mancano ai nostri docenti.

Oggi purtroppo la maggior parte difetta di preparazione disciplinare adeguata per le diverse classi e gradi scolastici. I docenti "per tutte le stagioni" sono una iattura e sono stati un regalo della sinistra. Non può lo stesso insegnante, ad esempio di Italiano, passare disinvoltamente da una Media ad un Liceo classico.

Così, invece di una inversione di marcia abbiamo avuto una conferma di direzione. Si è verificato il temuto plagio della cultura di sinistra sui cervelli indifesi. Sebbene l'avessimo paventato, ci preoccupa. Ed in realtà in questi mesi di nuova - si fa per dire - gestione della scuola non si è avvertito nessun segnale di cambiamento, di effettivo clima nuovo, educativo e formativo. Nessuno, meno che mai la signora Moratti, ha speso una sola parola ferma e seria contro occupazioni, autogestioni, cogestioni e sovversioni varie. Nessuno ha spiegato ai ragazzi che qualsiasi società, piccola o grande che sia, per vivere e prosperare ha bisogno di regole certe che tutti devono rispettare. Nulla è stato detto o fatto per favorire la necessaria responsabilizzazione dei giovani in rapporto al loro età e formazione. E' questa la nuova scuola?

 




Vuoi essere informato sulle novità del sito e le iniziative di Identità Europea?
iscriviti cancellati


© Identità Europea 2004
Sito ottimizzato per una visione 800 x 600 px
Explorer 5.0 - Netscape 6 - Opera 7
e superiori


 

 
Intervento del preside Manfredo Anzini (CNADSI) agli Stati Generali della Scuola
Manfredo Anzini
- Cerca nel sito -