Giacomo Biffi
S. Petronio custode della nostra città
 
Domenica 5 ottobre 2003 - Avvenire / Bologna sette

’Arcivescovo ha presieduto l’Eucaristia in occasione della feste del Patrono, nella Basilica a lui dedicata

Oggi tutta Bologna, - di là dai convincimenti, dalle opinioni, dalle appartenenze ideologiche dei singoli - oggi tutta la gente bolognese(almeno quella che è in grado di fregiarsi pienamente di questa qualifica) celebra san Petronio. Qual è il significato - non solo liturgico, ma anche civile e più ampiamente culturale - di questa fedeltà che abbiamo ricevuta dai padri ed è da noi custodita gelosamente? Che valore ha questo lungo e affettuoso attaccamento a un uomo di Dio, che fu vescovo nella nostra città nella prima metà del quinto secolo (in un'epoca,così remota e diversa) e non fu più dimenticato?

Le tradizioni sono una ricchezza e solo per poca sapienza può essere disistimata. Anche in virtù del loro permanere un popolo è davvero un popolo e non una somma indistinta e slegata di conterranei e di contemporanei. Il sentimento comune delle proprie radici e il legarne vitale con la propria storia fa di un insediamento umano non un puro agglomerato di individui che subisce passivamente gli accadimenti, ma un protagonista: un soggetto preciso e inconfondibile della sua vicenda collettiva. Si deve anche a questa coscienza - unanimemente o almeno ampiamente condivisa se una comunità di persone libere e pensose è posta in condizione di giudicare e di vagliare in modo autonomo e originale i fatti, le idee, i progetti che via via le si presentano; e non si riduce a essere soltanto un oggetto: un oggetto delle indagini dei sociologi, delle ricerche statistiche, delle attenzioni sempre un po'unilaterali dei politici.

Le tradizioni appartengono dunque al nostro patrimonio più rilevante e pregiato. Ma perché esse possano dispiegare nell’oggi tutta la loro carica ideale e il loro positivo vigore, bisogna tentare di coglierle e di capirle nella loro natura profonda. Dal passato, dalle generazioni che qui ci hanno preceduto, noi riceviamo i riti, i gesti, gli appuntamenti annuali che rispettiamo. Ma tocca poi a noi, tocca a ogni presente inverare quella eredità in una comprensione che sappia oltrepassare la semplice costuinanza esteriore e il dato meramente folcloristico. Ad aiutare i «petroniani> nell’assolvimento di questo compito sono finalizzate alcune rapide riflessioni che qui mi avventuro a proporvi. E credo che sia di qualche utilità immaginare che tali pensieri vi vengano dal nostro vescovo di sempre, cioè da Petronio, con la voce e l’affetto dell'ultimo suo successore.

Chi è un santo patrono,nella prospettiva cristiana? E un nostro amico che ormai vive e opera realmente nella luce del Regno eterno; e nella Gerusalemme celeste ha conservato per noi - Purificato e illuminato. io stesso amore di Padre che egli, ha nutrito per questa città d te il suo ministero terreno.

Chi è dunque un santo patrono? É uno che possiamo e dobbiamo fiduciosamente invocare. É qualcuno che, là dove vive beato, s'interessa ancora di noi, delle nostre speranze, dei nostri problemi; e intercede a nostro favore presso quel Dio da cui «viene ogni buon regalo e ogni dono perfetto» (cfr. Ge 1,17).

É quindi giusto che oggi si elevi a san Petronio la nostra multiforme preghiera: la preghiera per la serietà e la vivacità spirituale di questo suo gregge; la preghiera per la civica amministrazione perché sia sempre saggia e sollecita nel mirare al bene comune e nel realizzarlo; la preghiera per la saldezza e la fecondità delle famiglie, per le persone sole, i malati e gli anziani, per i giovani e per i bimbi; la preghiera per la serena convivenza e la magnanimità nei rapporti tra i cittadini; la preghiera per il lavoro e per lo studio, per la sicurezza economica e per il giusto benessere di tutti.

C'è un secondo concetto, che mi piace mettere in evidenza. In conformità con la cultura cattolica, la quale (quando si tratta di dare verità, sapore e bellezza all'esistenza) non dà spazio volentieri a personaggi mitici, fiabeschi, comunque irreali, noi ci rivolgiamo ai santi come a interlocutori oggettivi, concreti, accertati, pur se collocati in un altro stato e in un'altra dimensione. Facendo festa a san Petronio, raggiungendolo con le nostre invocazioni onorandolo cui nostri riti, noi non esaltiamo un'idea, un'entità fittizia o puramente simbolica; facciamo festa a una, persona, a uno della nostra famiglia, costituito nella nostra stessa umanità, vivo oggi di quella vita trasfigurata che sarà anche la nostra; una vita nella quale le identità acquisite durante il pellegrinaggio terreno non sono affatto dissolte, caso mai sono potenziate. Facendo festa a san Petronio, per ciò stesso riaffermiamo, la nostra certezza che - oltre la scena delle cose, quale è percepita dagli occhi corporei - esiste il <mondo invisibile»: un mondo determinato, consistente, reattivo, affollato di creature autentiche, sensibili, intraprendenti come sono gli angeli, come sono i santi, come sono le persone care che ci h.anno lasciato e che speriamo un giorno di raggiungere e rivedere. É la convinzione che tra poco richiameremo nel Credo quando diremo che Dio è creatore «di tutte le cose visibili e invisibili».

Il mondo invisibile: non c'è verità che più di questa abbia per noi un peso e un rilievo primario e, per così dire, preliminare; un peso e un rilievo non solo religioso ma anche umano, esistenziale coinvolgente per tutti.

Se esiste il mondo invisibile - e solo se esiste il mondo invisibile - allora i nostri giorni di quaggiù non sono un’assurda corsa verso il niente: sono un andare incontro al destino di vita e di gioia per il quale siamo stati creati. Se esiste il mondo invisibile - e solo se esiste il mondo invisibile - allora ci è dato coltivare la consolante speranza di incontrare coloro che abbiamo amato e che la morte ha strappato da noi. Se esiste il mondo invisi

bile - come in realtà esiste - allora i discepoli di Gesù non sono una minoranza sconfitta e disanimata (come talvolta dànno l’impressione di essere): sono coloro che «hanno ragione»: hanno ragione in mezzo alla ridda di opinioni vane e farneticanti che ascoltiamo da tutte le parti. Nelle effettive dimensioni dell'universo, che è ben più grande di quanto la nostra vista riesce a percepire, sono essi la parte che alla fine si dimostra vincente, perché pensano, agiscono, operano in vitale connessione con le moltitudini delle creature beate del cielo, oltre che con l'infinità, la potenza, l’oceano d'amore del Dio Trino.

Avere quindi sempre acuto in noi il senso del mondo invisibile è tra le molte, la grazia che per l'intercessione di san Petronio oggi non dobbiamo mancare di implorare.




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