Maurizio Blondet
Le commedie di Adel Smith - Se non fosse un argomento serio
 
Avvenire Mercoledì 29 ottobre 2003

Gli islamici veri in Italia sono per lo più irritati verso Adel, ed agghiacciati per le conseguenze sulle loro vite quotidiane, e sui loro diritti legittimi

Dopo giorni e notti di litigi, dibattiti, dichiarazioni pro e contro il crocifisso, noi cittadini vorremmo implorare una pausa. Di riflessione, se possibile: su Adel Smith. É per questo personaggio che discutiamo oggi - e nei termini noti - sulla libertà religiosa, sui segni identitari, sui millenni della nostra fede, sui Concordati, sulle famose Radici d'Europa, sullo Scontro di Civiltà, sul "Non possiamo non dirci cristiani" di liceale crociana memoria?

Per favore, per favore. Trattasi del ben noto Adel, mica di Osama. La sua sarebbe la faccia tremenda ed enigmatica dell'Islamico alle porte, che minaccia la nostra civiltà?

Cominciamo col dire che Adel sarà anche islamico, ma è italiano. Anzi, è un profilo tipico, benché increscioso, della commedia dell'arte italiana: il Litigioso del condominio. Quello che viene alle riunioni condominiali ben deciso a cavillare sulle ripartizioni delle parti comuni, sulle lampadine dell'ascensore, sulla pulizia delle scale; su un argomento qualsiasi, anche microscopico, che lui usa come pretesto di infinite cause giudiziarie, che arrivano –giganteggiando via via, con rovinoso aumento di spese, immensi travasi di bile nel palazzo e spesso querele reciproche - fino alla Cassazione, se non alla Corte Costituzionale. La voluminosa giurisprudenza esistente sul condominio (probabilmente equivale ormai a una decina di Treccani) è li a dimostrare la presenza degli Adel Smith nella nostra vita, e il loro tristo successo giudiziario. Perché naturalmente il Cavilloso ha una spalla potente nel giudice di provincia, altra tipica figura italiana: insieme, puntigliosi coltivatori de minimis, fanno avanzare il Diritto. E chi lo nega? Ora la questione del crocifisso nelle scuole è sotto la minaccia della legge, e richiede interventi dai Colli, pareri di giuristi e teologi, ispezioni ministeriali; ma resta il fatto che Adel è sempre solo Adel. Un personaggio singolare, avvezzo alle baruffe di intonazione interreligiosa (che paroloni), cui stiamo facendo una pubblicità incredibile. Il capo di un gruppo musulmano composto dai suoi cari e poco più, cui regaliamo lo status di Voce del Profeta.

La realtà è che gli islamici veri in Italia sono per lo più irritati verso Adel, ed agghiacciati per le conseguenze sulle loro vite quotidiane, e sui loro diritti legittimi. La realtà è un genitore qualunque della scuoletta di Ofena, che in tv ha detto: «Quello mette nei guai i suoi figli e anche i nostri». Parole semplici. Cioè di autentico buonsenso. Mettiamole a confronto con certi paroloni dispiegati in questi giorni dai difensori di complemento del crocifisso, da tradizionalisti ex - celtici, da buonisti improvvisati, da analfabeti religiosi volontari della nuova Lepanto; come non riconoscere il linguaggio dell'eterna commedia dell'arte? E infatti abbiamo riconosciuto, nel salotto di Bruno Vespa e nelle sue imitazioni prontamente allestite, Adel Smith messo a confronto delle eterne comparse nel loro ruolo invariabile, quale che sia la causa scatenante. Con battute a volte, bisogna ammetterlo, impagabili. Come quando il Vespa, indignato da commedia, ha gridato all'Adel: «Se crede di venire qui a insultare il crocifisso, lei ha sbagliato trasmissione!». Ma chi l'aveva invitato?

 




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