Avvenire - 6 febbraio 2000

Chi fa il duro irriducibile contro l'Austria, lo fa per motivi del tutto interni...

Succede un fatto curioso attorno al caso Haider.
Da una parte, le personalità europee responsabili (come Prodi) stanno cautamente ricucendo la lacerazione con l'Austria, per rimediare alle misure troppo draconiane prese dai capi dei 14 governi dell'Unione Europea (interruzione di tutti i rapporti bilaterali con Vienna, ritiro dei propri funzionari da tutti gli impegni non ufficiali esclusione di ogni personalità austriaca da future cariche europee: il tutto senza nemmeno avvertire il quindicesimo membro, l'Austria); dall'altra, a Madrid, il popolare Aznar chiede ai popolari austriaci colpevoli di entrare in coalizione con il tribuno della Carinzia, di autosospendersi; a Washington, Bill Clinton ritira l'ambasciatore americano a Vienna.

Da una parte c'è chi a mente fredda getta acqua sul fuoco; dall'altra, chi getta benzina. Curioso, ma non troppo, se si comprende come è stato già notato da diversi commentatori che chi fa il duro irriducibile contro l'Austria, lo fa per motivi del tutto interni. Il premier spagnolo dovrà affrontare in in marzo le elezioni e i sondaggi non gli sono favorevoli. Aznar, che viene (e vuol farlo dimenticare) dal movirnento franchista, ha un urgente motivo elettorale per sottolineare la sua distanza ideale da Haider.
Quanto a Clinton, di votazioni ne ha davanti due: le presidenziali americane, in cui il candidato del suo partito, il termoplastico Al Gore, non pare il meglio piazzato per la Casa Bianca; e le elezioni al Senato, a cui concorre la signora Hillary. E Hillary, soprattutto, ha estremo bisogno della lobby sionista.

In Italia è contrario al bon ton giornalistico evocare l'esistenza della lobby ebraica in Usa. Senonché in Usa questa lobby è regolarmente registrata con il suo nome, American-Israeli Public Affairs Committee (AIPAC). Nella lista delle lobbies riconosciute (per le leggi Usa, una lobby è "ogni associazione che raccoglie fondi per influire sul voto di qualunque carica federale"), l'AIPA è qualifcata come "il secondo più influente gruppo di pressione in America" dalla rivista Fortune (il primo è l'AARP, la lobby dei pensionati che però ha 660 volte più iscritti dell'AlPAC), e il Wall Street Journal le attribuiva nell'88 un bilancio di 7 milioni di dollari.
Poco, se si pensa che la campagna che ha portato Clinton alla Casa Bianca è costata 3 miliardi di dollari, 6 mila miliardi di lire; ma l'AIPAC è celebre per la sua capacità di mobilitare la generosità di abbienti donatori verso il candidato che appoggia. "Il 60% dei fondi privati della campagna Clinton", ha scritto Le Monde il 5 maggio 1998, "proveniva da organismi ebraici americani". L'elettorato ebraico-americano, tradizionalmente democratico (fu determinante nell'elezione di Roosevelt) pende oggi verso la destra, con venature di fondamentalismo rabbinico.

Per Clinton, il modo meno costoso di ingraziarselo è quello di farlo a spese della sovranità austriaca, ritirando l'ambasciatore da Vienna: "misura temporanea", ha spiegato il segretario di Stato Madeleine Albright, che così ha sottolineato la natura contingente di un atto, che, fosse serio, sarebbe gravissimo. Nulla di occulto o di illecito: la democrazia vive anche di lobbies, di fondi "regalati" da chi ha interessi precisi, di "gesti" elettorali di moventi spurii.
Strano è però che una democrazia così si arroghi di fare l'esame del DNA della democrazia di un Paese più piccolo e marginale, il diritto a legittimare o delegittimare la sovranità popolare in Austria. A meno che non valga la anche al contrario. Perché sia chiaro Haider è un orribile e pericoloso tribuno fascistoide. Ma che dire del candidato presidenziale George W. Bush? Ha dato allo Stato che governa il Texas, il record americano delle esecuzioni capitali (35 nel '99). Dal 1860 nessuna donna veniva uccisa dal boia in Texas: Bush ha inaugurato una nuova fase, mandato al patibolo Karla Fayer Tucker, sordo alle richieste di grazia avanzate non solo da Giovanni Paolo II, ma da decine di leader religiosi americani perché Karla aveva cambiato vita in carcere, era diventata una persona di profonda spiritualità. Ma Bush jr. non l'ha graziata. E, parlando dell'esecuzione appena eseguita con la rivista Talk, ha anche preso in giro la sua vittima. Raccontando che Karla l'aveva pregato ("Governatore, non mi uccida") "atteggiando la boccuccia a culo di pollo, in una smorfia di finta disperazione". E questo "conservatore compassionevole", come si autodefnisce, può diventare presidente degli Stati Uniti.

Nel caso, l'Austria (che non pratica pene capitali) avrà il diritto di ritirare l'ambasciatore da Washington?




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