ottobre 2002

A commento dell'efferato omicidio di Desirée, quale è il fine delle trasmissioni tipo quelle di Vespa perché spesso il loro taglio sembra essere perverso e diabolico, data la ricchezza di messaggi incoerenti e contraddittori che emergono ad un'analisi profonda.

Qualche riflessione, dopo la visione della trasmissione "Porta a porta" di B. Vespa del 9 ottobre scorso, diventa impellente, un bisogno interiore, spero non solo mio.

Ospiti i soliti noti: Livia Turco, Alessandra Mussolini, Paolo Crepet, Francesco Alberoni, poi Irene Pivetti: Fin qui tutto secondo copione. Ogni intervenuto ha portato in video le sue opinioni, riflessioni, paure a commento dell'efferato omicidio di Desirée, commesso da quello che viene definito "branco", gruppo di adolescenti che, con tanto di "capobranco" adulto e privi ancora di un'identità propria e autonoma, hanno bisogno del gruppo anche per condividere il gesto mostruoso di uccidere a coltellate una ragazzina di 14 anni.

Durante la trasmissione, d'obbligo il collegamento con Leno, il paesino teatro del delitto. Tutti gli abitanti riuniti davanti alle telecamere per manifestare la loro solidarietà. Fin qui tutto nella norma.

Poi, il collegamento diretto con il padre della ragazza. Ed ecco che in me affiora un sentimento dapprima di disagio che via via diventa stupore e infine il dubbio: come può un padre, a pochi giorni dalla morte di sua figlia trucidata in quel modo, trovare la forza e il coraggio di parlare alle telecamere? Ma fin qui, forse, sto esagerando io. Come posso giudicare? Chi sono io per calarmi nei sentimenti altrui?

Proseguo nelle mie riflessioni e si fa chiara in me un'immagine: un lago calmo, tranquillo, che ogni tanto viene increspato da un sasso gettato a caso. Il mio sguardo si fissa sui cerchi concentrici che si allargano.

Ebbene, tale è la condizione dell'esistenza degli uomini, il cui animo ogni volta è increspato da sassi-gesti compiuti da altri. Ognuno di noi percepisce le vibrazioni prodotte dal sasso.

Nella storia dell'umanità, tante sono state le pietre gettate che ci hanno fatto vibrare: pietre buone, positive, costruttive, altre maligne, mostruose. Nei tempi attuali, sembra che chiunque getti nel lago la pietra più infima, la peggiore, la più mostruosa, nessuno se ne accorga, nessuno vibri di fastidio, di sdegno, di indignazione, di rabbia. Sembra che magicamente, anche di fronte ai fatti peggiori che possano capitare ( e la lista purtroppo è molto lunga), rimaniamo insensibili, così come restiamo perfettamente indifferenti verso gesti moralmente e spiritualmente elevati. Ma c'è di più: è come se le leggi della "fisica delle emozioni" fossero sconvolte. Si vibra per sciocchezze, per banalità, per situazioni false (vedi l'audience dei programmi televisivi fondati sulla esibizione dei sentimenti) e restiamo (almeno in apparenza) sovranamente indifferenti, anestetizzati di fronte all'uccisione dei valori umani.

Per questo, mi chiedo quale sia il fine delle trasmissioni tipo quelle di Vespa perché, a mio giudizio, spesso il loro taglio sembra essere perverso e diabolico, data la ricchezza di messaggi incoerenti e contraddittori che emergono ad un'analisi profonda.

Dopo un primo tentativo di riflettere seriamente, viene invitata Alba Parietti in qualità di esperta di non si sa che, (o meglio si sa, anche l'occhio vuole la sua parte). Ma fin qui va forse ancora tutto bene. Più grave è la lettura della lettera, pubblicata sul Corriere della Sera, completamente costruita ed elaborata dal giornalista e mai scritta dai genitori di uno dei ragazzi omicidi.

Perché tutto ciò? A chi giovano tali manipolazioni di notizie e falsità? Dov'è il limite per un giornalista?

E qual è il limite di Vespa che per "alleggerire" emotivamente la serata fa esibire i Gazosa, così noi possiamo andare a dormire più tranquilli, più sereni, non scossi dalle vibrazioni, dal riverbero delle mostruosità appena ascoltate?

Mi chiedo: i veri e unici mostri sono i vari Erika e Omar, i branchi, i Pietro Maso, i ragazzi del cavalcavia… o non lo siamo anche noi, ma in maniera più subdola perché ci nascondiamo dietro l'apparenza della normalità, contenti se sappiamo i nostri figli tranquilli in casa davanti al programma musicale di MTV (invito tutti a guardarlo qualche oretta) o al computer a commettere omicidi virtuali o a scrivere dell'intenzione di uccidere la propria madre, come fece Erika, al Leonardo di Caprio fans club?

Ecco che affiora il meccaniscmo perverso, che ha rivoluzionato la "fisica emotiva", di cui sono portatori troppi messaggi mediatici: capita che i cerchi del lago della vita riescano ugualmente a propagarsi, ma sempre più spesso facciano vibrare chi li percepisce di un sottile piacere. Così arriviamo ad essere solleticati e stimolati anche dalle situazioni più perverse, il nostro voyeurismo è sempre più alimentato. La mitomania nascosta in ognuno di noi o il semplice esibizionismo ci eccitano, forse un po' troppo, ma fa lo stesso, vuoi mettere perdere l'occasione di poter essere intervistati a caldo dopo l'uccisione di nostro figlio, vuoi mettere poter comunicare a milioni di telespettatori che sei incinta? Personaggi come questi, accanto ai vari giornalisti alla ricerca di audience e scoop, sono diventati i mostri crudeli che ogni giorno lanciano pietre nel lago della nostra vita che rischia di trasformarsi in uno stagno fetido. Il pericolo è che non ci sia solo il "branco" di Leno. I milioni di spettatori che ogni giorno seguono certe trasmissioni non sono essi stessi "branco" perchè ognuno loro rischia di perdere la propria identità e sensibilità? Tale branco, prima o poi, non contribuirà ad uccidere qualcosa di noi, se non qualcuno di noi?

Bene, è ora di dire BASTA. Non se ne può più.

Se ogni persona mite e giusta è sconvolta da questa situazione di confusione e falsità e sente di vibrare sì, ma di indignazione, getti tante pietre nell'acqua, pietre vivificanti, buone, che facciano vibrare nuovamente in tutti noi le corde del nostro senso di responsabilità.




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Daniela Braceschi
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