Franco Cardini
Il dibattito - Dalle radici culturali e religiose alle sfide future del Vecchio Continente - Le mille e una Europa
 
Quotidiano nazionale - lunedì 18 febbraio 2002 - Cultura e società

Introduzione

Sono cristiane le radici dell'Europa? E il fatto che tali possano essere considerate appunto le radici significa che l'Europa può - e deve - ancora dirsi cristiana, o no? Vale anche per il nostro continente, e per l'Unione della quale stiamo diventando cittadini, il "Perché non possiamo non dirci cristiani" di Benedetto Croce?

L'Europa non è una pura espressione geografica: credo profondamente che esista un'identità europea. Solo che, come tutte le identità, essa dev'essere considerata all'interno della dinamica storica e del suo fluire. Se i fondamenti dell'idea di Europa possono essere riscontrati nel pensiero greco, e antica senza dubbio è l'identificazione con quel nome di una delle tre parti -i tre continenti - in cui si ripartiva l'ecumène, bisogna dire che solo dal XV secolo in poi, con l'umanesimo, si è proceduto a un vero e proprio adattamento alla "coscienza europea" di quel che, per gli antichi greci, era semmai la coscienza ellenica contrapposta all'Asia. Una coscienza pertanto che faceva coincidere anche lessicalmente - l'Europa e l'Occidente da una parte, l'Asia e l'Oriente dall'altra.

L'utopia dei Petrarca

Le contrapposizioni hanno spesso fortuna: perché sono facili ed efficaci. Ma, sovente, corrispondono a mistificazioni. Gli umanisti che nel '400 sostenevano l'idea di un'Europa civile, quindi cristiana ed erede di Grecia e di Roma - contrapposta a un'Asia barbarica - quindi "pagana", il che nell'aulico linguaggio del tempo equivaleva a musulmana - non erano affatto fedeli e asettici osservatori d'una realtà di secolari e continui scontri; erano, sulla scia del Petrarca, degli utopisti e dei mistificatori di altissimo livello, che sognavano di porre fine alle guerre e alle rivalità tra i membri della Cristianità occidentale incitandoli a unirsi contro l'eterno nemico comune, il Turco. Il fatto è che esso non era affatto il nemico comune, e tale non era certo da sempre.

In verità, solo la forzatura umanistica poteva considerare l'Europa qualcosa di unitario e vedere nella potenza musulmana il nemico in grado di catalizzare quest'unità. L'impero romano, la cultura ellenistica e la fede cristiana, i fattori che avevano unificato il mondo mediterraneo, non avevano sviluppato alcun valore specifico di tipo europeo.

L'Europa moderna nasce nel medioevo da due succossive rotture: quella tra pars Orientis e pars Occidentis dell'impero romano, alla fine del IV secolo, che segna una divisione almeno istituzionale tra un Mediterraneo occidentale eurafricano e uno orientale eurasiatico; e quella costituita dal sorgere e dal dilagare dell'Islam, che restringe la pars Occidentis alle aree nordmediterranee latinofone. Vero è che, da Carlomagno in poi, proprio questa pars Occidentis latina (con un forte annesso culturale celtico) si espanderà a nord ed est, contribuendo a fondare l'Europa nei limiti etnogermanìci moderni, includendovi cioè e profondamente radicandovi anche i mondi germanico, baltico e slavo. L'Europa medievale sorge quindi segnata già in profondo da questa pluralità di culture (è l'"arcipelago", di cui bene ha parlato Massimo Cacciari), sostenuta e unificata tuttavia da tre elementi: l'eredità latina, l'autorità della Chiesa di Roma, la coscienza unitaria espressa dall'idea di Respublica christianorum che gli imperatori romano-germanici soprattutto sassoni, franconi e svevi cercano d'imporre, ma che ostinatamente si sviluppa nel senso della sperimentazione d'una pluralità di forze politiche consce del loro stretto rapporto ma restie a coordinarsi fra loro (monarchie feudali, poteri territoriali, repubbliche cittadine). Idea d'unità e realtà "federale" nascono e si sviluppano quindi insieme.

Si è discusso se sia Carlomagno il pater patriae d'Europa: ma le realtà etnogeografiche hanno condotto fin dal IX secolo alla frammentazione della compagine imperiale carolingia. Cultura latina e fede cristiana sono state tuttavia un forte collante: e i caratteri unitari d'Europa si sono mostrati soprattutto nei secoli XII e XIII, quelli dell'apogeo del medioevo. Cattedrali, università filosofia scolastica, cultura cortese, realtà socioistituzionali cittadine e unità economica data dalle fiere di Champagne e dai mercati euromediterranei sono i grandi segni dell'unità centripeta europea: un'unità nei sentimenti e nelle coscienze, oltre le diversità linguistiche e civili.

Ma la tendenza centrifuga prende il sopravvento col 4-500: con l'evolversi delle monarchie feudali in stati assoluti che già preparano l'era delle grandi nazioni contrapposte e delle "guerre cìvili europee" cinque-novecentesche; e col rompersi a causa della Riforma dell'unità religiosa.

Una nuova superpotenza?

Dalla Riforma, e dal contemporaneo espandersi europeo fuori dei confini continentali - non c'è dubbio che l'età delle grandi scoperte e delle grandi invenzioni, tra Cinque e Seicento, ha definitivamente metabolizzato l'Europa in Occidente e ha nel contempo fondato il processo di globalizzazione - nasce la Modernità, come coscienza di progresso e come laicizzazione delle istituzioni e delle coscienze. Ma oggi la diaspora culturale europea ha prodotto realtà culturali e politiche all'Europa strettamente legate - prima fra tutte gli Stati Uniti d'America - eppure ormai da essa distinte e che ad essa possono anche, culturalmente non meno che economicamente e politicamente, addirittura contrapporsi. A un'Unione Statunitense divenuta ormai l'unica superpotenza mondiale, il crescere d'un'Europa che potrebbe col tempo configurarsi come superpotenza concorrente, anche sul piano più amichevole e pacifico del mondo, non può certo far piacere.

Da qui il nostro necessario chiedersi: che cosa e come sarà l'Europa del futuro? Saprà sviluppare una sua "coscienza identitaria" (se non addirittura un "patriottismo europeo") e distinguersi da un Occidente ormai americanizzante ed egemonizzato dagli Usa o si adatterà a giocare un ruolo subalterno all'interno della compagine "occidentale"? Questa potrebbe diventare la grande sfida del futuro.

 




Vuoi essere informato sulle novità del sito e le iniziative di Identità Europea?
iscriviti cancellati


© Identità Europea 2004
Sito ottimizzato per una visione 800 x 600 px
Explorer 5.0 - Netscape 6 - Opera 7
e superiori


 

 
articoli censurati dalla stampa