Franco Cardini
Le ragioni di una diversità - Area di che?
 
Focus su Area nr 60 luglio/agosto 2001

Le divergenze si appianano in due modi: o discutendo e giungendo a soluzioni accettabili sui punti sui quali non esista iniziale concordia; o accettare al riguardo, il parere e le scelte che appaiono più forti. Quale sarà la scelta del governo e della maggioranza per poter far sì che le forze che unite hanno vinto il 13 maggio possano anche governare unite?

hi si sente vicino ad Area ritiene valori irrinunciabili quelli connessi con l'elaborazione di una coscienza europeistica che non si appiattisca su un ruolo subalterno agli Usa; con l'articolazione dell'identità italiana come identità euromediterranea; con il rifiuto del primato dell'economia e con la difesa d'una visione politica delle cose che metta al primo posto la dignità della persona umana e della vita.

"Uniti si vince". Era lo slogan della Casa delle libertà in vista del 13 maggio. Ed era vero, era giusto. Uniti si vincono le elezioni, specie quelle col sistema maggioritario. Ma, se c'è bisogno di appellarsi all'opportunità di restar uniti, significa che c'è anche la diffusa coscienza di differenze, divergenze, discordie, dissensi, attriti. E allora bisogna far tacere quelle ragioni passarci sopra e pensare a vincere.

Il che significa firmare anche una cambiale. Significa essere, o dirsi, o fingersi sicuri che ci saranno tempo e modo, in futuro, di appianare tutte le divergenze: perché, se uniti si vince, non è che poi uniti si governa se non si è anche concordi.

Le divergenze si appianano in due modi: o discutendo e giungendo a soluzioni accettabili sui punti sui quali non esista iniziale concordia; o accettare al riguardo, il parere e le scelte che appaiono più forti. Quale sarà la scelta del governo e della maggioranza per poter far sì che le forze che unite hanno vinto il 13 maggio possano anche governare unite?

Diciamo subito che, per il momento, a livello pubblico ed esplicito, ben poco è trapelato a proposito di divergenze d'opinioni nella Casa delle libertà. Anche perché, in quella Casa, la tendenza è di discutere il meno possibile: parlano semmai quando lo fanno ? i leader, e soprattutto il Presidente Berlusconi. O direttamente, o attraverso i suoi collaboratori

diretti e gli esponenti politici a lui più vicini. Il resto mi pare ridotto, al massimo, all'utilizzazione di "nicchie" locali.

Consentitemi di fare l'esempio concreto che meglio conosco: il mio. Studioso e docente universitario che abbastanza spesso fa sentire la sua voce anche sui giornali (Quotidiano Nazionale, Avvenire, Il Mattino, L'Espresso, occasionalmente anche altri, oltre ad Area) e attraverso la Rai, non ho alcuna tessera di partito in tasca ma vengo ordinariamente indicato come un "intellettuale d'area" della Casa delle libertà. In passato, in alcuni casi il mio contributo è stato esplicitamente sollecitato anche in convegni e su organi di stampa in vario modo legati ad Alleanza nazionale. Mi è capitato allora di esprimere parere sensibilmente diverso da quello dell'indirizzo politico, economico, sociale e culturale prevalente nello schieramento guidato dal Presidente Berlusconi: e ho ottenuto frequenti attestati di stima e di solidarietà da parte di parlamentari e di esponenti politici che hanno affermato di condividere le mie posizioni. Ma ho avuto la sensazione che tutto ciò si sia risolto in una specie di sterile accademia. Nessuna conseguenza di tutto ciò si è presentata in sede di prese di posizione politica.

La realtà mi sembra quindi caratterizzata da un'assoluta egemonia della personalità e delle scelte del Presidente Berlusconi in tutti i problemi politici ed economici: malumori e perfino minacce di rottura, dopo il 13 maggio, ce ne sono stati senza dubbio nella maggioranza, ma sempre legati agli equilibri di potere nel governo. Il che, dall'esterno, ha dato l'impressione che si litighi solo sul Manuale Cencelli mentre per il resto, si deleghi totalmente la conduzione politica della maggioranza a colui che, il 13 maggio, ha ottenuto un successo personale decisivo e quasi schiacciante.

Ora, in termini di suffragi, Berlusconi e Forza Italia hanno vinto in modo decisivo: a scapito delle altre forze presenti nella Casa delle libertà. In termini di seggi parlamentari e di posti di governo, però, la logica del sistema maggioritario ha fornito un differente quadro: ha ciò contribuito a ristabilire in qualche modo l'equilibrio fra le componenti della maggioranza, ha ridato fiato agli schieramenti politici diversi da Forza Italia? Direi di no.

Gianfranco Fini ha sottolineato che è meglio perdere alcuni voti ma aver più seggi e stare al governo, piuttosto che guadagnar voti ma aver pochi seggi e non stare al governo. Un leader politico non può certo pensare altrimenti: e quel po' di cinismo realpolitisch che trapela da un ragionamento del genere non guasta, anzi è legittimo. A patto che, nel contempo, ci si preoccupi comunque ? anche senza dichiararlo ? di quei voti perduti. E ci si chieda dove sono andati a finire. E si esamini con la dovuta attenzione la non peregrina ipotesi che tali voti siano andati a Forza Italia: e che siano cioè espressione di un'idea che mi risulta diffusa tra molti componenti il bacino elettorale di Alleanza nazionale. Un'idea semplice: visto che An dà l'impressione di essersi appiattita sulle posizioni di Forza Italia e che la sua identità specifica appare sempre più evanescente, a che serve votare per lo schieramento subalterno quando si può scegliere lo schieramento-guida?

Ne nasce - per chi non abbia apprezzato quell'appiattimento e per chi creda-speri che esso no ci sia o sia solo casuale, marginale e apparente - la necessità di rifeltter su quell'identità.

La plitica è l'arte del possibile, come tutti sanno; ma, quando si fa appello a una "destra dei valori", bisogna pur avere poi la coerenza e l'energia necessaria ad esprimere sul serio quei valori: ed essi, per loro natura, non sono negoziabili. Come si conciliano arte politica del possibile e irrinunziabilità dei valori?

Il periodico Area rappresenta o dovrebbe rappresentare, credo, appunto un'"area". Uno spazio per discutere id opinioni politiche, di scelte economiche e socialim di valori etici e culturali: e per prendere atto dei limiti entro i quali chi in quest'area si riconosca può sentirsi solidale con la Casa delle libertà e con le scelte di governo che essa ha espresso e sta esprimendo.

Proverò - da "cane sciolto" senza tessera di partito in tasca ma con una discreta esperienza di attività anche pubblica in questi anni (nei Consigli di Amministrazione della Rai prima, di Cinecittà poi) - a tracciare una "mappa dell'aderente all'area di Area".

Credo che chi si sente vicino ad Area - almeno come io concepisco questa vicinanza - ritenga valori irrinunziabili quelli connessi con l'elaborazione di una coscienza europeistica che non si appiattisca su una pura funzione di complementarità rispetto all'egemonia statunitense; con la tutela e l'articolazione storicamente critica dell'identità italiana come identità euromediterranea; con il rifiuto del primato dell'economia e utilitarismo e con la difesa d'una visione politica delle cose che metta al primo posto la dignità della persona umana e della vita, la giustizia sociale, la tutela dei ceti e delle etnie più deboli e la necessità di privilegiare costantemente la sfera della solidarietà e della sussidiarietà, controllando con rigore gli esiti distruttivi di quella cultura individualista che è una delle componenti più pericolose della modernità occidentale; con al vigilanza più attenta dei confronti degli aspetti peggiore della globalizzazione, quelli che minacciano la sicurezzae la salubrità del pianeta, e che lasciano intravedere un domani dominato dai Signori Anonimi delle multinazionali e caratterizzato da un progressivo concentrarsi della gestione della ricchezza e della tecnologia e da un parallelo ampliarsi e allargarsi degli spazi di povertà e della proletarizzazione del mondo; con il rinnovarsi intelligente delle tradizioni, nella diversità di ciascun popolo e nel relativo diritto al radicamento, con la convinzione che il dialogo si attua attraverso la cosciente accettazione delle differenze e che l0molologazione del "pensiero unico" sia la prima nemica dei popoli e delle culture, la prima nemica dell'umanità.

Questa sarebbe, in maldestra sintesi, la "Carta di Area" che mi piacerebbe contribuire ad articolare in dettaglio, ad approfondire, a redigere come documento culturale ma anche e soprattutto politico. Chi crede in queste cose, e in altre ad esse vicine, sarebbe il "militante d'Area" a mio avviso ideale.

Non voglio provocare nessuno. Onestamente mi chiedo però quanto posto istanze del genere possano avere in una Casa delle libertà che appare sempre più incline ad appoggiare l'egemonia mondiale degli Stati Uniti, a sostenere il potere mondialista delle multinazionali, a privilegiare scelte economiche e finaziarie ispirate a un liberismo vicino a quello che Edward N. Luttwak ha chiamato "turbocapitalismo". Una Case delle libertà unilateralmente avviata sulla strada delle privatizzazioni e decisa a eliminare quel che resta d'uno Stato sociale che già la sinistra aveva largamente smantellato e che ? nonostante la sua tracimazione nell'assistenzialismo ? aveva segnato una stagione importante delle conquiste sociali del Novecento.

Di tutto ciò, si può anche fare a meno. Ma allora lasciamo che la Casa delle libertà confluisca in Forza Italia e s'identifichi tutta nel berlusconismo, dando un definitivo e netto addio a idee, speranze, aspirazioni, utopie, sogni e desideri fino a ieri patrimonio comune ? con molte differenze e non senza qualche generosa e velleitaria confusione ? di chi non voleva identificarsi con la destra economica.

E quelli di noi che intendano ? gli sconsiderati ? restar anomali, disorganici e refrattari siano lasciati, allora, liberi di navigare altrove, senza rancori e senza discriminazioni.

 




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