Comunicato Stampa
Approvata dal Parlamento Europeo la Relazione Swiebel sui diritti fondamentali, ma An vota contro.
Roma, 15 gennaio 2003
 
 

Più che una relazione sui diritti fondamentali, si tratta di un documento ideologico, confuso, fazioso, mirato a creare un "caso" internazionale e quindi ad attaccare un governo legittimamente eletto di uno dei paesi membri, cercando di minarne la rispettabilità internazionale....

E' stata approvata oggi dal Parlamento Europeo, con uno scarto di soli 5 voti, la Relazione Swiebel (PSE) sulla "situazione dei diritti fondamentali nell'Unione Europea (2001)". Sulle relazione e' intervenuta con alcune sue dichiarazioni l'On. Roberta Angelilli, Deputato Europeo di Alleanza Nazionale, che insieme al Gruppo UEN - Unione per l'Europa delle Nazioni, ha votato contro.

" E' singolare come una relazione che avrebbe dovuto difendere i diritti fondamentali nell'UE, finisca per essere intollerante e lesiva proprio di tali diritti. E questo a causa dei tanti pregiudizi ideologici che ne caratterizzano le pagine. Credo che la difesa dei diritti fondamentali non sia una bandiera ideologica ma patrimonio comune di tutti i cittadini. Dalla lettura della pagine della relazione Swiebel, invece, si evince che tale importante impegno per i diritti di tutti si trasforma in accusa per alcuni. In particolare per l'Italia e per chi, in Italia si e' permesso di votare per Berlusconi. Una relazione quindi che attacca frontalmente l'Italia ed il suo Governo democraticamente eletto, contestando in modo arbitrario, ad esempio, il comportamento delle forze dell'ordine nel G8 di Genova. Un' atteggiamento a mio avviso grave, che entra nelle questioni di pertinenza degli Stati membri, irrispettoso nei confronti dei loro sistemi democratici." - " C'e' da dire che la faziosità e' tale che per la prima volta lo scarto di voti per una relazione presentata da una Deputata socialista e' stato di soli 5 voti.".

" Anche sul tema della famiglia la relazione assume una posizione faziosa e di parte. La relazione raccomanda agli Stati membri di riconoscere le relazioni non matrimoniali, anche tra persone dello stesso sesso, con gli stessi diritti delle coppie unite da matrimonio. Una posizione che tra l'altro giunge già da subito in contrasto con molte legislazioni attualmente vigenti in diversi paesi membri, che invece, seppur rispettando la libertà individuale di chiunque ad avere una "relazione non matrimoniale" anche tra persone dello stesso sesso, pur tuttavia mantengono una netta diversificazione tra le convivenze di vario genere ed il matrimonio. Al di là degli aspetti religiosi ( che pure non credo possano essere del tutto ignorati, vista l'importanza che in Europa riveste la cultura cristiana) la relazione ignora la forte valenza sociale ed educativa che riveste innegabilmente la coppia tradizionale, intesa come cellula fondamentale del tessuto connettivo. E' sacrosanto difendere il diritto dei singoli a vivere la propria relazione nel modo che più gli aggrada, ma le istituzioni europee non possono a mio avviso equiparare queste relazioni con l'istituto sociale della famiglia."

" In conclusione mi pare evidente che più che una relazione sui diritti fondamentali, si tratta di un documento ideologico, confuso, fazioso, mirato a creare un "caso" internazionale e quindi ad attaccare un governo legittimamente eletto di uno dei paesi membri, cercando di minarne la rispettabilità internazionale.".

 




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