Giuseppe Frangi
Con Francesco verso la marcia della pace di Assisi. - Contro i fondamentalisti d'oriente e d'occidente
 
venerdì 12 ottobre 2001

Editoriale dell'ultimo numero del settimanale VITA . Le parole del Direttore, Giuseppe Frangi, autorevole esponente del movimento ecclesiale di COMUNIONE E LIBERAZIONE, credo che possano aiutarci a maturare un giudizio libero e ragionevole sulle vicende di questi giorni.

È giusto marciare per la pace? Gli americani hanno risposto di no, e la manifestazione organizzata domenica 30 settembre a Washington si è risolta con un fallimento. Fra meno di una settimana toccherà all'Italia, e le previsioni annunciano un afflusso di folla senza precedenti per la Perugia-Assisi. Perché negli Usa non è sembrato giusto invocare la pace e in Italia sì? Oltre Oceano lo choc per i fatti dell'11 settembre ha segnato così profondamente le coscienze da rendere il bisogno di giustizia (non di vendetta) più forte di qualunque altro.

In Italia invece gli ultras della supremazia occidentale trasudano sentimenti di vendetta e di disprezzo (e non di giustizia), come dimostra l'accoglienza parossistica ricevuta dalla Fallaci (quanta passione ma quanto disumano disprezzo per centinaia di milioni di uomini e di donne nel suo intervento!). Di fronte a questo fondamentalismo cieco, che sembra contagiare assai più gli intellettuali che i politici, marciare per la pace diventa quindi un modo civile per restituire ossigeno alla ragione. Perché è proprio la ragione che dimostra come la pace sia la soluzione più "ragionevole" per venire a capo dei conflitti (e non per fare finta che non esistano, come i fondamentalisti made in Italy insinuano).

La ragione è quel tesoro che Dio (o chi per lui) ci ha dato e che permette all'uomo di costruire il rapporto con un altro uomo, perché una relazione è più intelligente e più redditizia di un'inconciliabilità: in fondo se una qualche superiorità l'Occidente può accampare con giustificato orgoglio è questa capacità di valorizzare le diversità e di abbattere i muri del sospetto. Di ritenere più efficace la tolleranza, pur tra mille contraddizioni,il reciproco rispetto nella libertà di fede e di opinione. Del resto,sotto le macerie delle Twin Towers i poveri morti hanno 64 bandierediverse, e chissà quante fedi. Purtroppo però l'Occidente vive nella perenne e tragica tentazione dirinnegare questa sua anima, e i disastri umani e ambientali provocatidall'ideologia della globalizzazione sono lì a dimostrarlo(un'ideologia di cui tutti oggi, compreso lo stesso presidente Usa, ammettono i guasti, come dimostra la nostra inchiesta a pagina 9).

Ecco allora perché marciare il 14 ottobre alla Perugia-Assisi non è solo giusto, ma è anche, e soprattutto, ragionevole. Del resto la meta è Assisi. E Assisi ci ricorda quel San Francesco che nel 1219 si rese protagonista di un episodio straordinario. Si imbarcò da Ancona per recarsi a Damietta, in Egitto, dove i crociati stavano assediando la città. Ma invece di prendere parte alla battaglia, tra lo stupore generale, chiese appuntamento al sultano della città, Malik- Kamil. Racconta uno dei tanti cronisti di quel fatto straordinario, che "fu ricevuto con grande onore. Egli era molto commosso e ammirato dalle parole di Francesco e lo ascoltava molto volentieri".

Non era un pacifista, Francesco. Voleva quello che anche i crociati, a parole, cercavano: la conversione degli infedeli. Solo che lui credeva nella risorsa del dialogo, per portare ad altri quel "vantaggio spirituale", il cristianesimo, che era il contenuto fondamentale della sua vita e della sua umanità. Finì male, nel senso che la logica dei crociati prevalse, Damietta venne presa con la forza e Francesco dovette tornare deluso e sconfitto nella sua Porziuncola. Ieri si era attirato il disprezzo dei crociati, oggi si attirerebbe quello della Fallaci e dei suoi esagitati seguaci e fans. Noi continuiamo a preferire Francesco, perché la sua fede, la sua ragionevolezza, la sua tolleranza, il suo spirito di dialogo con gli altri sono i veri segni di una civiltà superiore. Quei segni di cui andremo orgogliosi camminando verso Assisi, il 14 ottobre prossimo.




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