Alessandro Giovanardi
Conversazione con lo storico Franco Cardini -"Gli stati dovrebbero difendere le tradizioni dei popoli al momento stesso in cui si occupano di tutelare le fasce più deboli"
 
Chiamami città Rimini - pagina cultura -22/30 luglio 2003

Per questo bisognerebbe che gli Stati, di fronte alla logico oggi vincente del modello aziendale, riscoprissero la vocazione di difensori di un popolo e della sua cultura e trasmettessero le colonne portanti della propria eredità spirituale, nell'atto stesso di tutelare le fasce socialmente deboli. Inoltre, di fronte alla straripante arroganza del colosso statunitense, è necessario costruire un'identità europea culturalmente solida e diversa.

Come si distrugge una cultura e come la si ricostruisce

Ci fu un tempo in cui immense biblioteche venivano interamente distrutte perché si temeva il potere dei libri e si desiderava purificare nel fuoco, con un rituale religioso, il loro messaggio eversivo e terribile: odiando i libri li si faceva oggetto di un implicito rispetto. Le fiamme sgorgavano così dai libri stessi in lotta per l'affermazione assoluta del Vero che custodivano: vi guerreggiavano i testi sacri e le tradizioni scritte dell'umanità intera, incarnati nei popoli e nelle civiltà che si erano costruiti attorno a quelle scritture preziosissime commentandole con tanto timore, chiosandole con così lenta e fine pazienza, da non poter sopportare, nessun altro libro santo, nessun'altra glossa, nessun'altra via alla Verità, nessun'altra feritoia da cui scorgere la Luce sovrasensibile. Anche il Novecento conobbe sinistri roghi di libri: nello scontro fra quegli squallidi surrogati della fede che furono le ideologie nazionaliste e totalitarie, rimasero schiacciate e quasi ne morirono antiche civiltà dei libro e del commento, dagli Armeni, agli Ebrei d'Europa, dalle Chiese Ortodosse dell'Unione Sovietica, alle culture confuciane, taoiste e buddiste della Cina e del Tibet, Pare non si possano contare le ferite inferte, infine, al Cattolicesimo romano e al misticismo islamico. Tuttavia i peccati capitali della nostra epoca sono la disattenzione e la dimenticanza: già nel secondo conflitto mondiale gli Alleati bombardarono, si dice per errore, forse per disprezzo, non per timore, inestimabili patrimoni della storia e dello spirito. Due fra tanti: l'abbazia benedettina di Monte Cassino con la sua nobile biblioteca, ed il Tempio Malatestiano riminese, che fu ed è un grande libro di marmo dove la filosofia greca e la teologia cristiana, la teosofia ermetica e l'umanesimo latino sono stati mirabilmente rifusi in una concezione del mondo tanto antica e sempre nuova. Così nelle guerre odierne che, con sovrana indifferenza, distruggono le scritture senza temerle e bruciano libri senza alcun brivido sacro, se ne vanno in fiamme le biblioteche di Sarajevo e di Bagdad.

Ne abbiamo parlato con lo storico medioevale Franco Cardiini che in un sol giorno (venerdì 11 luglio) ha preso parte sia alle sessioni dell'Università d'Estate di San Marino, dedicate quest'anno a Un sogno che si fa realtà: l'allargamento dell'Europa, sia alla rassegna riminese Antico/Presente, dialogando coi semiologo Paolo Fabbri proprio intorno alle Biblioteche in fiamme.

Prof. Cardini, il sacerdote ortodosso Pavel Florenskij e il terziario francescano Attilio Mordini hanno messo in luce il nodo etimologico che stringe insieme la parola cultura, ai termini culto e coltivazione. La sapienza degli uomini giunge dunque dalla custodia della terra e delle cose sacre. Ma come si distrugge una cultura?

I modi sono tanti: avvilire con una concorrenza sleale, come fanno le multinazionali, le coltivazioni dell'Africa, per esempio, implica la dissoluzione spirituale di un mondo intero, con la sua etica, i suoi riti, il suo patrimonio orale di miti e fiabe religiose, legato al lavoro dei campi, vera e propria biblioteca vivente. Allo stesso modo quando i magnati delle telecomunicazioni mondiali invadono il mercato europeo proponendo un universo linguistico e morale violentemente americanizzato, piatto e uniforme, muta il nostro modo di parlare, il nostro lessico s'impoverisce e si banalizza e noi europei smarriamo i codici con cui accediamo alla nostra eredità culturale e la interpretiamo. Una tradizione viene così sradicata e la società civile perde ogni senso di valore per il sapere e la memoria. I regimi totalitari hanno trasformato la cultura in politica culturale; le società liberali piuttosto assoggettano all'economia ogni attività intellettuale. La cultura vera ne muore".

Fra i libri bruciati e i patrimoni culturali dissipati, bisogna ricordare il suicidio parziale della Cbiesa Cattolica che ha gettato alle ortiche una lunga e perfetta tradizione liturgica con la riforma degli anni Sessanta, distruggendo libri e demolendo altari. A Rimini si vendette la Patrologia del Migne, per riparare scale. Lei che è cattolico cosa ne pensa?

"Sono totalmente d'accordo con ciò che al tempo scrissero Cristina Campo e Jacques Maritain: la Chiesa si è deliberatamente inginocchiata al mondo, si è lasciata sopraffare dal complesso d'inferiorità di coloro che non la ritenevano abbastanza moderna, democratica, scientifica. Ha temuto la propria forte identità, che ora cerca giustamente di ricostruire, rincorrendo i modi delle sette protestanti e delle filosofie atee".

E invece come si ricostruisce una cultura?

"Innanzi tutto è opportuno fare riferimento alle radici profonde, non come ad un elemento retorico, ma come al legame vero che unisce le generazioni fra di loro: è la tradizione, ovvero la trasmissione dei valori e dei significati. Per questo bisognerebbe che gli Stati, di fronte alla logico oggi vincente del modello aziendale, riscoprissero la vocazione di difensori di un popolo e della sua cultura e trasmettessero le colonne portanti della propria eredità spirituale, nell'atto stesso di tutelare le fasce socialmente deboli. Inoltre, di fronte alla straripante arroganza del colosso statunitense, è necessario costruire un'identità europea culturalmente solida e diversa. L'Europa è se stessa se si richiama alle proprie sorgenti cristiane occidentali ed orientali, al di là delle barriere confessionali. Nel deposito morale e intellettuale del Cristianesimo si sono conservate e diffuse la sapienza greca e latina, le culture dei popoli nordici, germanici, celtici e slavi convertiti. La Tradizione cristiana si è inoltre confrontata profondamente con i testi di quella ebraica e di quella islamica, è stata mecenate della cultura umanistica e rinascimentale, ha offerto bellissimi ingegni alle correnti dell'illuminismo e del Romanticismo: il Muratori, il Migne, il Guéranger. Non fare riferimento ad essa nella Costituzione dell'Unione è la rinuncia alla propria eredità, l'abdicazione al proprio ruolo storico, in favore di culture surrogate, imposte da oltreoceano".

Quindi ha ragione l'ortodosso John Lindsay Opie quando paragona l'antica liturgia latina ad un vino rosso e prezioso e la nuova alla coca-cola?

"Perfettamente. Goethe, parafrasando il Vangelo di Giovanni, ha scritto: in principio era la Forza; e il filosofo Giovanni Gentile ci ricorda che ogni forza è un atto spirituale, anche quella del manganello. Tanto più dunque quella economica e militare della superpotenza statunitense"




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