Pietro Greco
La destra vuole "dimenticare Darwin"
 
L'Unità - 22 maggio 2003

Perché dopo la riscoperta del creazionismo di matrice protestante da parte della destra di Milano, in capo a poche settimane Roma scopre l'antidarwinismo di matrice cattolica? Perché questo bisogno di integralismo culturale e religioso? Perché questa manifestazione di integralismo culturale e religioso trova, ora, adesioni in ambienti universitari? Anzi, in alcuni ambienti della più grande università italiana?

Con il saluto annunciato, ma poi mancato, del Magnifico Rettore, professor Giuseppe D'Ascenzo, e tra le vivaci contestazioni di un gruppo di suoi biologi, l'Università La Sapienza di Roma ci ha proposto di "Dimenticare Darwin". L'invito segue di poche settimane quello del gruppo di Alleanza Nazionale al Consiglio provinciale di Milano. Questa volta l'occasione per l'addio al naturalista inglese viene offerta dalla presentazione di un libro non recentissimo,"Dimenticare Darwin" appunto, pubblicato dal genetista Giuseppe Sermonti nel 1999 presso i tipi delle Edizioni "Il Cerchio" di Rimini.
L'elemento di novità nella cerimonia dell'oblio celebrata presso l'Aula A del Dipartimento di Chirurgia della più grande università d'Italia non è rappresentato, tanto, dalle argomentazioni con cui il professor Sermonti ha cercato di demolire il "mito dell'evoluzionismo" e la teoria darwiniana della selezione naturale che lo sorregge.
Perché si tratta di argomentazioni antiche. Frutto di un percorso iniziato da Giuseppe Sermonti nel lontano 1971, epoca della pubblicazione di un libro su "Il crepuscolo dello scientismo", e che ha avuto tra le tappe principali la pubblicazione nel 1980 di un altro libro "Dopo Darwin" e provvisoriamente concluso con "Dimenticare Darwin".

L'idea di Giuseppe Sermonti, che è stato docente presso le università di Palermo e Perugia e presidente dell'Associazione di Genetica Italiana, è che il darwinismo e la teoria dell'evoluzione delle specie siano il massimo emblema di quella scienza moderna che "ha perduto i suoi limiti, ha smantellato il suo scenario, facendo della ragione, nata ribelle, una dispotica divinità" a causa del suo "arrogante rifiuto del divino e del mitico". Insomma, sostiene Sermonti, lo scienziato è un uomo ribelle che, per superbia, ignora la presenza di Dio e del mito. E per questo non è in grado di afferrare la verità (anzi, la Verità) sulle cose del mondo. Soprattutto del mondo biologico.

Quanto all'evoluzionismo di Charles Darwin, questo è il pensiero che, facendo discendere l'uomo dalle scimmie, ha più di ogni altro contribuito alla desacralizzazione del mondo.

In realtà, sostiene Giuseppe Sermonti, non è affatto vero che l'uomo discende dalle scimmie: sono le scimmie che discendono dall'uomo. E non è affatto vero che esista un processo, l'evoluzione naturale, cieco e privo di direzione, fondato sul caso (delle mutazioni genetiche) e sulla necessità (della selezione naturale che assicura un maggior successo riproduttivo al più adatto). Il mondo biologico cambia. Ma le sue forme essenziali seguono una via teleologica di sviluppo. Seguono una direzione. Hanno un senso. Indicati da Dio. Per Sermonti la via da perseguire è dunque chiara. Dimenticare Darwin e la sua teoria, perché frutto della dogmatica filosofia progressista della sinistra, e ritornare a una situazione pregalileana, in cui "una religione elevata al piano metafisico ed una scienza alla ricerca dello spirito del mondo possano identificarsi, ritornare a essere un'unica cosa".

Dicevamo che questo progetto, per metà politico e per metà religioso, presentato ieri al Policlinico di Roma, non costituisce una novità. Perché sono più di trent'anni che Sermonti lo va proponendo. Costituisce invece una novità il fatto che a rilanciarlo sia l'università La Sapienza di Roma. O, almeno, una sua autorevole componente. Questo davvero non era mai avvenuto. Non era mai successo che il più grande ateneo italiano desse in qualche modo il suo avallo alla proposta di dimenticare, in un colpo solo, Darwin e Galileo. Con un progetto che lascia del tutto scettiche sia la comunità scientifica che le autorità religiose.

La teoria dell'evoluzione delle specie è stata proposta da Charles Darwin quasi 150 anni fa. Ed è accettata dai genetisti da almeno 70 anni. Anzi, nel tempo la teoria si è irrobustita fino a diventare il fondamento delle scienze biologiche, grazie alle corroborazioni indipendenti ricevute dalle branche più disparate della scienze della vita: dalla paleontologia alla biologia molecolare e, appunto, alla genetica.

Certo, negli anni abbiamo imparato che l'evoluzione biologica è pluralista, che la selezione naturale è il motore principale ma non l'unico della dinamica evolutiva. Ma questo era lo stesso Darwin a dirlo.

Certo, di tanto in tanto ci sono uomini di scienza che propongono di"dimenticare Darwin". Come alcuni tra quegli strutturalisti, per esempio, cui Giuseppe Sermonti si ispira. Ma finora questi scienziati non hanno portato prove capaci di convincere la comunità scientifica. Cosicchè il darwinismo resta la più grande e solida teoria biologica a nostra disposizione per spiegare l'evoluzione della vita.

Nessuno, però, si era mai proposto di riunificare la scienza e la religione. Di riportare la scienza nelle condizioni di ancella della teologia. Un'idea giudicata esplicitamente impraticabile, insomma sbagliata, anche del Papa in occasione della "riabilitazione" di Galileo Galilei.

Dimenticare in un colpo solo il naturalista inglese e il fisico italiano è quindi un'impresa priva di ogni credibilità, non solo scientifica ma anche culturale. Cui un'università - tanto più un'università come La Sapienza di Roma - non dovrebbe prestarsi con troppa facilità. Non si tratta di censura. Ma di adesione a una soglia minima di rigore culturale.

La domanda è, dunque, perché? Perché dopo la riscoperta del creazionismo di matrice protestante da parte della destra di Milano, in capo a poche settimane Roma scopre l'antidarwinismo di matrice cattolica? Perché questo bisogno di integralismo culturale e religioso? Perché questa manifestazione di integralismo culturale e religioso trova, ora, adesioni in ambienti universitari? Anzi, in alcuni ambienti della più grande università italiana?

Certo la destra fondamentalista ha da sempre, tra i suoi caratteri distintivi, un revisionismo iconoclasta che non ha remore a fare a pugni con l'evidenza, a bisticciare con la logica, ad accapigliarsi con la verità storica e scientifica. Ma solo nei momenti meno promettenti della storia questo tipo di revisinismo iconoclasta ottiene un consenso di massa e chi dà del comunista a Darwin o dell'eretico a Galileo viene applaudito nelle università.




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