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"Memoria-memorie: la necessità di non dimenticare - Il genocidio degli ebrei - Il genocidio degli Armeni nel 1915 - Le foibe italiane
http://LiberTU.Liberta.it - Venerdì 22 febbraio 2002
 
 

"Il genocidio non è frutto della follia di un uomo, ma dello scontro tra ideologia e realtà: se la realtà non si adegua al mio pensiero, tanto peggio per la realtà"

"Non è sufficiente ricordare i genocidi del passato, bisogna evitare che accadano nel futuro". Il messaggio è per tutti anche se, trattandosi di un auspicio per il futuro (visto che la realtà non è cambiata rispetto al secolo scorso), i più interessati saranno i governanti di domani, i giovani di oggi.

Erano oltre 500 ad ascoltare giovedì 21 febbraio i testimoni della memoria nelle due sale dei Centro studi della Cassa di risparmio di Parma e Piacenza. "Memoria-memorie: la necessità di non dimenticare" il tema dei convegno da cui l'Associazione culturale Identità Europea e l'assessorato alla Pubblica Istruzione dei Comune di Piacenza partono per avviare un percorso tra le scuole superiori che culminerà il 27 gennaio 2003, il prossimo gìorno della memoria.

A fare gli onori di casa Daniela Braceschi, responsabile dell'area Emilia di Identità Europea. Ad individuare il Dna dei genocidio Adolfo Morganti, coordinatore nazionale di Identità Europea: "Il genocidio non è frutto della follia di un uomo, ma dello scontro tra ideologia e realtà: se la realtà non si adegua al mio pensiero, tanto peggio per la realtà".

Il genocidio degli ebrei è stato affrontato da Stefano Levi Della Torre, saggista e membro dei Consiglio della Comunità Ebraica di Milano. Levi Della Torre ha messo in evidenza l'intreccio dei genocidio con l'economia schiavistica, la deportazione politica di massa verso il cuore di uno Stato e non ai suoi margini, la programmazione scientifica ed burocratizzata con la produzione di morte affiancata da quella industriale che "rappresentano l'elemento di unicità dello sterminio ebraico".

Genocìdio quasi sconosciuto - perché lo Stato turco non l'avrebbe praticamente mai ammesso - è quello degli Armeni nel 1915. "E' stato il primo genocidio ideologico dei Ventesimo secolo - ha osservato Aldo Ferrari, dell'Istituto di studi di Politica internazionale di Milano - contro un popolo di commercianti, banchieri ed agricoltori che si era rìbellato all'impero Ottomano dopo essersi sempre trovato, nella sua storia, in una situazione geopolitica schiacciato da Stati molto più potenti (oggi Russia e Turchia)".

Delle foibe italiane ha parlato Marco Pirina, direttore dei Centro Studi e Ricerche Storiche di Pordenone. Dopo il 3 settembre dei '43, giorno della firma dell'armistizio, le truppe partigiane di Tito prelevarono gli italiani, martirizzati con sevizie di ogni genere, stupri di massa su ragazzini e donne incinte, gettandoli vivi nelle foibe, le profonde cavità naturali di origine carsica, profonde anche oltre 100 metri. "Fu un genocidio programmato - ha spiegato Pirina - con liste di proscrizione contenenti i nomi di coloro che erano contrari all'annessione dei territori italiani alla Jugoslavia".

"Oggi chi assiste ad una violenza inferta ad una vittima ha detto Pietro Kuciukian, saggista e collaboratore dei museo dei Genocidio di Erevan, dell'Unione Armeni d'Italia - ha tre possibilità: essere testimone passivo e silente, testimone attivo che protesta, testimone giusto che interviene". "Il primo subisce la storia - ha osservato il professore - il secondo la scrive, il terzo la supera. Ciò significa andare oltre al fatto dei momento per cercare di migliorare li futuro. Per divenire uomini giusti bisogna avere coraggio e saper rischiare la propria vita. Il giusto è un "fuorilegge" che combatte contro 1'ingiustizia e la barbarie legali".

 




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