Luigi Negri
Nel liberalismo il tarlo del totalitarismo che può essere vinto definitivamente grazie al dialogo tra laici e credenti.
Ma Rousseau ed Hegel prepararono l'avvento dei regimi.
 
Da Avvenire on line

Il liberalismo non è stato del tutto innocente, né teoricamente né praticamente, nei confronti del totalitarismo moderno contemporaneo con la sua assolutizzazione della struttura politica e quindi della realtà dello stato.

Il movimento di pensiero e di azione che si riferisce alla tradizione liberale contiene senz'altro una istanza di libertà. Nell'orizzonte del recupero della soggettività moderna il liberalismo è senz'altro l'affermazione che il soggetto è tanto più se stesso quanto più è libero. Libertà allora significa autonomia: una morale che scaturisce dall'interno della coscienza e non è imposta dall'esterno, una capacità di conoscenza e organizzazione della realtà e, soprattutto, una nuova creatività etica e socio-politica.

In questo senso il liberalismo mette in discussione l'ordine socio-politico preesistente, e in questa ridiscussione radicale riscopre quei fondamentali diritti della persona e della vita sociale. Maritain ci ha insegnato che tale scoperta dei fondamentali diritti della modernità si compie in un contesto in cui è certamente presente anche la tradizione cristiana.

Ma c'è indubbiamente un "ma". Riguarda il rapporto fra liberalismo e totalitarismo. Il liberalismo non è stato del tutto innocente, né teoricamente né praticamente, nei confronti del totalitarismo moderno contemporaneo con la sua assolutizzazione della struttura politica e quindi della realtà dello stato. Con la conseguente negazione della persona umana e della sua libertà. Rousseau e Hegel fanno compiere al liberalismo un tratto di cammino - gravissimo - che si conclude nel totalitarismo. Lo stato di diritto, anche quello suggerito da certo giusnaturalismo, non diviene, per propria autonoma determinazione e realizzazione, uno stato di "diritto dello stato"? È di fronte allo stato liberale che la proposizione 39 del Sillabo di Pio IX dichiara che è contrario alla ragione e alla fede affermare che "lo stato come fonte autonoma di ogni diritto gode di un diritto che non conosce confini". C'è dunque nel fenomeno della realtà liberale, anche attuale, questa complessità: la convivenza di una istanza di libertà e una tendenza al totalitarismo ideologico. Del resto, ad altro livello, le vicende di certo libertarismo radicale, sono la riprova di un totalitarismo di tipo istintuale, non meno rovinoso di quello ideologico.

La dottrina sociale cattolica insegna da più di cento anni, e in perfetta coerenza con la tradizione precedente, che la Chiesa non è chiamata a risolvere i problemi culturali, sociali e politici dell'umanità ma a generare ed educare un uomo nuovo nel mondo: la persona, figlia di Dio e redenta da Gesù Cristo. È il tema dello "stupore per la vita rinnovata" di cui parla Giovanni Paolo II, nell'indimenticabile numero 10 della Redemptor Hominis.

I cristiani vivono la loro missione di testimoni di Cristo nel mondo e partecipano, con la propria originale cultura e con la novità etica dell'amore, all'impostazione e alla soluzione dei problemi culturali e sociali che hanno in comune con tutti gli altri uomini. È a questo livello che il dialogo fra laici e cattolici diviene non solo necessario ma di importanza fondamentale. Perché il dialogo possa nascere però è necessario che venga affermata una essenziale discriminante antitotalitaria. Il cristiano può e deve dialogare ma può farlo solo con "l'uomo di buona volontà", quello che partecipa alla vita sociale con la consapevolezza di vivere un compito storico, continuamente riformabile e non con presunzione di costruire la perfezione sulla terra. Da San Paolo a Sant'Ambrogio a Sant'Agostino a San Tommaso ai grandi papi dell'età moderna i cristiani hanno sempre testimoniato e detto che la "polis" può essere costruita solo da coloro che non la divinizzano.

L'auspicio è che il dialogo possa fluire fra cattolici e laici in modo profondo e costruttivo, con la coscienza delle proprie differenze, ma insieme con la tensione a costruire insieme una società in cui come ha detto tante volte Giovanni Paolo II la democrazia sia un "ethos" e non una "procedura". Nel confronto con i cattolici i liberali vengono aiutati a superare la tentazione ideologica totalitaria e a potenziare la tradizione dell'istanza di libertà; i cattolici sono aiutati a superare la tentazione vissuta più volte nella loro storia, di ridursi a "blocco d'ordine", clericale, integralistico e reazionario. Per un certo aspetto il futuro democratico del nostro paese, dipende da questo dialogo.




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