Ennio Caretto
Reich: "Europa Attenta, non imitare il modello Usa"
 
3 ottobre 2000

La tesi dl Reich è che i problemi economici e finanziari vadano risolti non sul modello americano né su quello europeo, bensì sulla loro convergenza. "La vera terza via del lavoro", dice Reich che vi sta dedicando un libro, "si colloca a metà tra il capitalismo selvaggio USA e lo statalismo europeo". Reich lamenta che il miracolo economico "abbia creato nel mio Paese una classe di lavoratori quasi poveri".

 

WASHINGTON-Da quando abbandonò l'amministrazione Clinton alla fine del suo primo mandato, Robert Reich è diventato la voce della coscienza del capitalismo americano. Dalla cattedra di economia dell'università Brandeis nel Massachusets, dove oggi insegna, rex ministro del Lavoro, cervello pensante per antonomasia del Partito democratico, propose e propone tuttora all'America una serie di riforme economiche e sociali. Gli anni scorsi, il suo progetto più noto, bocciato dalle aziende in quello di responsabilizzarle non solo nei confronti dello "shareholder", l'azionista, ma anche dello "stakeholder", chi ha una posta in gioco e ne è quindi condizionato: dai dipendenti alla comunità circostante. In questa intervista Robert Reich ne lancia ora un altro, più vasto: la nascita di una "nuova socialdemocrazia come egli la chiama, "diversa", precisa, "dai nuovi democratici di Clinton", a suo parere troppo proni alla legge del mercato.

Potremmo incominciare dal miracolo? Perché è stato realizzato dagli Usa e non dell''Ue?
"Per tre motivi. Il nostro mercato dei capitali è molto più flessibile del vostro, e soprattutto nel settore hitech è un mercato di capitali di ventura, ad alto rischio e alto profitto. Il nostro mercato del lavoro ha le identiche caratteristiche, che peraltro sconsiglierei a voi. Ed entrambi sono favoriti dalla politica macroeconomica detta Federal Reserve più che dal governo. Una politica di espansione che non si preoccupa troppo delle saltuarie pressioni Inflazionistiche".

Perché sconsiglia la massima flessibilità del mercato del lavoro?
"Da noi ha avuto l'effetto perverso che le dicevo, ha creato i "working poors" i poveri con impiego, una sorta di nuovo sottoproletariato: i salari fluttuano troppo, la gente viene licenziata troppo facilmente, non c'e una ridistribuzione del reddito. L'Ue lo deve evitare".

Come potrebbe farlo?
"Adottando il nostro modello di mercato dei capitali e di politica macroeconomia, liberalizzando cioè gli investimenti e promovendo la crescita. La terza riforma può essere una liberalizzazione del mercato del lavoro, ma non sfrenata, accompagnata da una strategia di riqualificazione della manodopera, dell' ammodernamento dell'istruzione. Non potete fare un salto nel buio, ci vuole gradualità".

Ma in America la sperequazione non è riequilibrata dalle partecipazione azionarie dei dipendenti delle aziende?
"E' un fenomeno molto meno diffuso di quanto si creda, riguarda un terzo dei lavoratori, quelli di punta , tecnici e dirigenti, e semmai ne accentua i privilegi rispetto alla massa. Non costituisce certamente una nuova forma di democrazia dell'azionariato, non comporta una partecipazione al processo decisionale, che invece secondo me è necessaria".

Comunque, la disoccupazione è combattuta anche dal welfare state.
"In America è rimasto poco dello stato assistenziale. C'è più welfare per le aziende che per i cittadini. Gli Stati della nostra Unione lottano tra di loro per attrarre le imprese: offrono sempre più esenzioni fiscali e sussidi. E' una specie di asta che intacca il gettito fiscale, e infatti servizi pubblici diminuiscono e peggiorano. E' un altro modello che sconsiglio all'Europa".

Ma una scelta del genere non contribuirebbe al decollo dell'Ue?
"Farebbe l'interesse delle società non del pubblico. Che tipo di libera concorrenza è? Vince chi strappa più concessioni al potere politico? Penso che l'amministrazione Usa dovrebbe tassare al cento per cento queste esenzioni fiscali e questi sussidi. Altrimenti le società più potenti mangeranno le più deboli e nasceranno i monopoli".

Qual è la misura più urgente per l'Europa?
"Per me la Bce deve cambiare politica monetaria: non è giustificata dato che non c'è molta inflazione; reprime la domanda, allontana gli investimenti, ostacola la ripresa. Se i mercati europei offrissero maggiori profitti, i capitali vi affluirebbero da tutto il mondo. La ragione per cui l'euro è debole è questa".

Parliamo di Wall Street. Che cosa ne pensa?
"E' l'altra faccia degli eccessi del capitalismo. Abbiamo revocato molte delle misure cautelative adottate dopo il crac del '29 e l'instabilità dei mercati ne è il prodotto. C'è troppa euforia, le scalate dell'indice Dow Jones dei titoli industriali in particolare di quello del Nasdaq dei titoli tecnologici non possono continuare all'infinito. Ci scordiamo che dal '68 all'82 le Borse rimasero praticamente allo stesso livello".

Lei diffida dei mercati azionari? "Diciamo che io sono contrario a privatizzare le pensioni, nel senso di consentire che vengano giocate di sicurezza per chi ha lavorato tutta la vita. La Borsa non garantisce la ricchezza. Sono i piccoli investitori a rimetterci di solito".

La sua proposta di una nuova socialdemocrazia influirebbe sulla globalizzazione? "sicuro, La globalizzazione sta ampliando il divario NordSud. Io distinguerei tra investimenti diretti e a lungo termine(in impianti, macchinari, progetti ad esempio per 5 anni) e investimenti indiretti e a breve.Mentre i primi edificano l'economia, i secondi favoriscono le speculazioni. Su questi ultimi, imporrei una tassa di trasferimento, per colpire i movimenti di rapina".

Non fermerebbe la circolazione dei capitali? "No, perché una circolazione dal volto umano è indispensabile per aiutare il Terzo mondo, incentivare i commerci, e così di seguito. A proposito, ci vorrebbe anche una riforma degli organismi finanziari internazionali come il Fondo monetario. Il Fondo è degenerato in censore della spesa pubblica, impone troppi sacrifici ai Paesi a cui concede prestiti".

Un'ultima domanda : i prossimi anni saranno più favorevoli per l'America o per L'Europa?
"Sospetto che la locomotiva Usa rallenterà e quella europea tirerà di più, semprechè voi prendiate i provvedimenti di cui ho parlato. Noi abbiamo le incognite di Wall Street, l'enorme deficit dei conti correnti, l'indebitamento della popolazione. I consumi sono stati il motore dell'economia Usa, ma prima o poi scenderanno: Speriamo in una discesa indolore".

Ennio Caretto

 

 




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