Segreteria di Identità Europea
Gli ulivi di Abud
16 giungo 2001
 
 

La Palestina non è mai stata una terra deserta come dissero i primi sionisti quando arrivarono, ma certamente lo diventerà...

Grazie alla mediazione della C.I.A. c'è il cessate il fuoco. Ho ricevuto una telefonata preoccupata dal villaggio di Abud, sulle pendici occidentali delle colline della Samaria. Il villaggio era stato attaccato dall'esercito, che aveva ferito due uomini. Oggi sono andato là per vedere il villaggio e rendermi conto del cessate il fuoco.

Abud è circondato da tutte le parti dai nuovi insediamenti ebraici. Una nuova, bella strada per gli ebrei conduce in zona. C'è una deviazione per Abud a circa tre miglia dal villaggio, dove la strada è bloccata da enormi mucchi di terra che vengono dagli scavi della strada. Cerchiamo un passaggio da un'altra parte ma senza risultato. Finalmente riusciamo a trovare un piccolo sentiero sterrato che i contadini avevano aperto la mattina e attraverso quello arriviamo al villaggio.

Abud è uno dei più bei villaggi palestinesi, ricorda proprio la Toscana.
Le sue case, dai colori addolciti dal tempo, si spargono sulle gentili pendici delle colline. Dai balconi pendono i tralci dell'uva mentre gli alberi di fico ombreggiano le sue strade. Si capisce la prosperità del villaggio dalla grandezza delle case, dalle strade perfettamente pulite. I vecchi siedono in cortili piccoli e ombrosi, circondati da muri, su panchine di pietra, proprio come i vecchi di Itaca che si radunavano intorno al giovane Telemaco.

Questa è la porta biblica della città, ovvero un diwan. I ragazzi portano il caffè e frutta fresca. Le persone che abitano qui non sono i rifugiati di Gaza e di Deheishe; qui, come in una stampa del passato, si può vedere come dovrebbe e potrebbe essere la Terra Santa.
Duemila anni fa, Abud ricevette la fede di Cristo dallo stesso Cristo, come dice la tradizione locale, e c'è una chiesa che lo prova, una delle più antiche del pianeta, costruita al tempo di Costantino nel quarto secolo, o forse addirittura più antica, come sostengono alcuni archeologi.

La chiesa è in ottimo stato, perfettamente restaurata e tenuta in modo esemplare. I capitelli bizantini delle colonne raffigurano la croce e foglie di plma. Di recente si è scoperta un'iscrizione in aramaico antico, murata nella parete meridionale della chiesa.

Abud ha più di una chiesa, perché c'è quella cattolica, quella greco-ortodossa e la chiesa di Dio costruita dagli americani. C'è anche una nuova moschea, visto che i cristiani ed i musulmani, qui nella Terra Santa, vivono insieme in grande armonia. Il 17 dicembre, tutti, cristiani e musulmani vanno a venerare la santa patrona del villaggio, Santa Barbara.

Era una ragazza del posto che si innamorò di un ragazzo cristiano e fu battezzata. Poi, siccome erano gli anni dell'imperatore Diocleziano,soffrì il martirio durante le persecuzioni. Le rovine della più antica chiesa bizantina di Santa Barbara si vedono ancora sulla collina, a circa un miglio dal villaggio. Ai piedi della collina, c'è anche una grotta nella quale la santa è stata sepolta ed è lì che i contadini vanno ad accendere le candele e a chiedere la grazia.

È un bel posto per capire l'assoluta follia della narrazione ebraica, oggi egemone, che descrive la Palestina come una terra senza popolo, abitata qua e là da nomadi arabi giunti nel settimo secolo. Gli archeologi hanno dimostrato che questo villaggio non è mai stato distrutto né abbandonato da tempo immemorabile, e noi, vedendolo, non possiamo che essere d'accordo.
Vecchissimi alberi di ulivo coprono le colline, confermano le profonde radici di Abud e lo forniscono di olio, che rappresenta la principale risorsa e fonte di reddito.
Ma subito fuori del villaggio ci sono due giganteschi bulldozer, Caterpillar americani che lentamente stanno divorando gli ulivi. Sono enormi, ricoperti ovunque da lastre d'acciaio. Sembrano inespugnabili, come delle fortezze mobili. Sovrastano tutto il paesaggio come i mostri meccanici dell'Impero del Male che attaccano Ewocks in Guerre Stellari.

I contadini stavano in cima alla salita, cercando di bloccare l'entrata del villaggio e vedevano le macchine che stavano distruggendo la loro fonte di vita. E non potevano andare incontro ad esse, essendo vietato uscire dal villaggio, la loro prigione. C'era una tenda e alcuni soldati con i fucili mitragliatori sulla collina, all'entrata, che avevano l'ordine di tenere la gente a bada.

Ieri sera, sabato, avevano aperto il fuoco sugli abitanti del villaggio che avevano tentato di uscire, e ne avevano feriti due. Poi, tutti gli altri erano corsi a rifugiarsi nel villaggio. Allora l'esercito è arrivato con le jeep, ha attraversato il villaggio, sotto una gragnuola di pietre scagliate dai ragazzi. I coloni ebrei e i soldati hanno scaricato le loro armi automatiche ricoprendo le finestre ed i tetti di proiettili, apparentemente convinti di aver compiuto il loro dovere del Sabato.

A me è permesso di attraversare la linea invisibile che vale soltanto per i palestinesi. C'era un ufficiale israeliano in una jeep, una grossa Hummer americana, che sovrintendeva alla devastazione. "Ma perché fate questo, gli ho chiesto, non lo sapete che c'è il cessate il fuoco?" "Vallo a raccontare ad Arik (Sharon), ha risposto, noi stiamo semplicemente eseguendo degli ordini." Ma lui, e gli altri soldati, e i manovratori dei bulldozer non erano certamente contrari a quegli ordini. Questi ulivi centenari non significavano niente per loro, come non significavano niente il villaggio e la chiesa vecchia di duemila anni e nemmeno le persone significavano niente per loro, lì c'era soltanto qualcosa che doveva essere distrutto. La Palestina non è mai stata una terra deserta come dissero i primi sionisti quando arrivarono, ma certamente lo diventerà a meno che non riusciremo a fermare queste macchine.

 




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