Repubblica Italiana
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Dipartimento per le Politiche Comunitarie
Commissione Cultura
“Identità e radici culturali”
Proposta di Testo del Preambolo della Costituzione Europea.
ottobre 2003
 
 

Gli Stati membri dell’Unione Europea, (elenco degli Stati), a compimento del percorso storico che, a partire dal Trattato di Roma, ha progressivamente generato, rafforzato e approfondito i sempre più molteplici vincoli di collaborazione e solidarietà reciproca che oggi li accomunano, intendono manifestare solennemente, attraverso l’adozione di una Carta Costituzionale, il carattere stabile dell’unione raggiunta e il suo appropriato significato politico.

La promulgazione della Carta Costituzionale, oltre al suo evidente valore giuridico, possiede anche un imprescindibile valore simbolico nel suo essere palese e pubblica testimonianza della volontà dei Popoli e delle Nazioni dell’Unione Europea di dare vita a una Civitas continentale che occupi, nel consesso mondiale delle Nazioni, il posto e il ruolo che le competono.

Richiamare il concetto di Civitas quale ideale connotazione che, attraverso l’adozione della Carta Costituzionale, l’Unione Europea intende assumere, significa richiamare alla propria coscienza e a quella dell’intera Comunità internazionale le radici profonde della volontà d’unione degli Stati europei che la Carta Costituzionale giuridicamente invera. L’idea di Civitas è, infatti, l’idea di un corpo politico che prende vita e consistenza dall’iniziativa di fondazione di molteplici cives che, prima ancora di condividere lo stesso spazio territoriale, condividono la reciprocità di valori identificativi, valori intesi sia in senso economico e strategico che in senso ideale e culturale.

A livello economico e strategico, i valori che gli Stati dell’Unione Europea condividono sono quelli di una sempre maggiore integrazione delle loro singole risorse produttive e distributive, quale necessaria premessa per un costante innalzamento del livello di sviluppo e di benessere sociale di tutti e di ciascun Stato, e della edificazione di un apparato integrato di difesa adeguato alle esigenze di tutela della pace e dell’ordine internazionale nel contesto, ormai raggiunto, della globalizzazione e dell’integrazione planetarie.

A livello ideale, i valori condivisi riguardano la consapevolezza della comune identità storico-culturale che, integrando perfettamente le singole e inespungibili qualificazioni identitarie delle numerose Nazioni europee, ha consentito e tutt’ora consente all’idea stessa di Europa di esistere. Questa comune identità, lungi dall’essere un elemento relegato nel passato, è una realtà del tutto attuale e, come tale, possiede ancor oggi l’energia per affratellare in una comunità di vita e di storia ciascun singolo Popolo europeo.

Questa comune identità risiede nella peculiare concezione dell’uomo come persona che, apparsa già come intuizione originale della civiltà greco-latina, ha poi trovato la sua definitiva elaborazione all’interno della civiltà cristiana con le sue radici ebraiche, ed è infine diventata patrimonio indiscutibile della riflessione razionale moderna. Il riconoscimento dell’essere umano come di una persona significa il riconoscimento che la sua più pertinente qualificazione è quella di essere un soggetto individuale connotato dalla razionalità e dalla libertà, pertanto pienamente consapevole e responsabile delle proprie azioni. La persona umana, così concepita, è titolare di una piena facoltà di autodeterminazione morale e, in forza di ciò, è portatrice di una primaria dignità che precede e anzi fonda il riconoscimento e la tutela giuridico-politici della medesima. Conseguentemente, la persona è anche titolare, nei confronti della comunità politica cui appartiene, di una piena facultas agendi giuridico-politica e quindi di fondamentali e inviolabili diritti e di altrettanto fondamentali e ineludibili doveri.

Dal riconoscimento dell’essere umano come di una persona, e dalle primarie conseguenze sopra ricordate, deriva anche una precisa idea della comunità politica, il cui tratto caratterizzante è rappresentato dal suo statuto democratico. Lungi dall’essere semplicemente una forma di governo fra le altre, la democrazia è, per la coscienza europea, la irrinunciabile traduzione politica dell’idea di persona umana, in quanto organizza il corpo politica in maniera tale che venga massimamente tutelato quel carattere di autodeterminazione morale di cui la persona è portatrice.

La democrazia ottiene questo risultato fissando, prima di tutto, come propria regola fondamentale, quella della garanzia delle libertà di coscienza, di religione e di libera espressione dei propri convincimenti, poi, come regola necessariamente derivata, quella della piena titolarità dei diritti politici e delle conseguenti facoltà d’azione e di partecipazione di ciascun membro della comunità politica, infine, come inevitabile espansione sociale delle prime due, la regola del pieno riconoscimento della libertà d’azione e d’espressione delle formazioni sociali al cui interno la persona umana realizza la propria vocazione relazionale, quali la famiglia, le chiese, i sindacati, i partiti politici e i movimenti d’opinione.


Proposta di Testo del Preambolo della Costituzione Europea.

Gli Stati membri dell’Unione Europea, (elenco degli Stati), a compimento del percorso storico che, a partire dal Trattato di Roma, ha progressivamente generato, rafforzato e approfondito i sempre più molteplici vincoli di collaborazione e solidarietà reciproca che oggi li accomunano, intendono manifestare solennemente, attraverso l’adozione di una Carta Costituzionale, il carattere stabile dell’unione raggiunta e il suo appropriato significato politico.

La promulgazione della Carta Costituzionale, oltre al suo evidente valore giuridico, possiede anche un imprescindibile valore simbolico nel suo essere palese e pubblica testimonianza della volontà dei Popoli e delle Nazioni dell’Unione Europea di dare vita a una Civitas continentale che occupi, nel consesso mondiale delle Nazioni, il posto e il ruolo che le competono.

Richiamare il concetto di Civitas quale ideale connotazione che, attraverso l’adozione della Carta Costituzionale, l’Unione Europea intende assumere, significa richiamare alla propria coscienza e a quella dell’intera Comunità internazionale le radici profonde della volontà d’unione degli Stati europei che la Carta Costituzionale giuridicamente invera. L’idea di Civitas è, infatti, l’idea di un corpo politico che prende vita e consistenza dall’iniziativa di fondazione di molteplici cives che, prima ancora di condividere lo stesso spazio territoriale, condividono la reciprocità di valori identificativi, valori intesi sia in senso economico e strategico che in senso ideale e culturale.

A livello economico e strategico, i valori che gli Stati dell’Unione Europea condividono sono quelli di una sempre maggiore integrazione delle loro singole risorse produttive e distributive, quale necessaria premessa per un costante innalzamento del livello di sviluppo e di benessere sociale di tutti e di ciascun Stato, e della edificazione di un apparato integrato di difesa adeguato alle esigenze di tutela della pace e dell’ordine internazionale nel contesto, ormai raggiunto, della globalizzazione e dell’integrazione planetarie.

A livello ideale, i valori condivisi riguardano la consapevolezza della comune identità storico-culturale che, integrando perfettamente le singole e inespungibili qualificazioni identitarie delle numerose Nazioni europee, ha consentito e tutt’ora consente all’idea stessa di Europa di esistere. Questa comune identità, lungi dall’essere un elemento relegato nel passato, è una realtà del tutto attuale e, come tale, possiede ancor oggi l’energia per affratellare in una comunità di vita e di storia ciascun singolo Popolo europeo.

Questa comune identità risiede nella peculiare concezione dell’uomo come persona che, apparsa già come intuizione originale della civiltà greco-latina, ha poi trovato la sua definitiva elaborazione all’interno della civiltà cristiana con le sue radici ebraiche, ed è infine diventata patrimonio indiscutibile della riflessione razionale moderna. Il riconoscimento dell’essere umano come di una persona significa il riconoscimento che la sua più pertinente qualificazione è quella di essere un soggetto individuale connotato dalla razionalità e dalla libertà, pertanto pienamente consapevole e responsabile delle proprie azioni. La persona umana, così concepita, è titolare di una piena facoltà di autodeterminazione morale e, in forza di ciò, è portatrice di una primaria dignità che precede e anzi fonda il riconoscimento e la tutela giuridico-politici della medesima. Conseguentemente, la persona è anche titolare, nei confronti della comunità politica cui appartiene, di una piena facultas agendi giuridico-politica e quindi di fondamentali e inviolabili diritti e di altrettanto fondamentali e ineludibili doveri.

Dal riconoscimento dell’essere umano come di una persona, e dalle primarie conseguenze sopra ricordate, deriva anche una precisa idea della comunità politica, il cui tratto caratterizzante è rappresentato dal suo statuto democratico. Lungi dall’essere semplicemente una forma di governo fra le altre, la democrazia è, per la coscienza europea, la irrinunciabile traduzione politica dell’idea di persona umana, in quanto organizza il corpo politica in maniera tale che venga massimamente tutelato quel carattere di autodeterminazione morale di cui la persona è portatrice.

La democrazia ottiene questo risultato fissando, prima di tutto, come propria regola fondamentale, quella della garanzia delle libertà di coscienza, di religione e di libera espressione dei propri convincimenti, poi, come regola necessariamente derivata, quella della piena titolarità dei diritti politici e delle conseguenti facoltà d’azione e di partecipazione di ciascun membro della comunità politica, infine, come inevitabile espansione sociale delle prime due, la regola del pieno riconoscimento della libertà d’azione e d’espressione delle formazioni sociali al cui interno la persona umana realizza la propria vocazione relazionale, quali la famiglia, le chiese, i sindacati, i partiti politici e i movimenti d’opinione.

Roma, 15 aprile 2003

 




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