Stefano Serafini
Lettera aperta all'Informazione Italiana
Appello alla stampa
 
lunedì 24 settembre 2001

Non rivolgiamo questa lettera ai politici, perché siamo consapevoli che sarebbe inutile: il potere e la violenza avranno il loro corso indipendentemente dalle proteste, né i nostri governanti avrebbero il potere di impedirlo.

Gentili Direttori, Capiredattori, Giornalisti, Operatori dell'informazione
pubblica e privata,


Gli eventi tragici abbattutisi sugli Stati Uniti d'America e sul mondo intero hanno trovato vasta eco nel vostro lavoro di informazione di questi giorni. Tutti i cittadini debbono ringraziarvi per l'importante funzione da voi svolta nelle ore immediatamente successive al dramma.

Tuttavia, attraverso le televisioni e i giornali, la cronaca e la pietà per il Paese vittima dell'immane tragedia si sono rapidamente trasformate in una sorta di propaganda della sua politica e delle sue azioni a venire che si profilano non meno gravi e luttuose.

Negli ultimi giorni abbiamo udito servizi televisivi ad effetto emotivo praticamente inneggianti alla guerra santa occidentale, slogan e commenti che esaltano gli USA come nazione modello di civiltà e democrazia, svergognando così la nostra cultura e la nostra storia, talvolta persino frasi che è difficile decidere se attribuire all'ignoranza o ad un' incontrollata emotività. Nulla giustificherà mai un atto mostruoso come l'attacco terroristico alle Torri di New York e alla sede del Pentagono, una delle pagine più nere della storia contemporanea. Nulla giustifica i due milioni di uomini, donne e bambini morti per l'embargo imposto dagli USA all'Iraq, né i bombardamenti su Belgrado, né i finanziamenti trascorsi e attuali ai terroristi "amici", né quanto ora avverrà sotto i cannoneggiamenti occidentali di popoli altrettanto innocenti e degni di umana considerazione delle vittime di New York. La vera cultura europea, costata guerre e sofferenze innumerevoli, ci ha insegnato che nessuna ideologia, fede, modello sociale deve poter giustificare la mano dell'uomo contro l'uomo.

Eppure, mentre il clamore per certe vittime ed il silenzio per certe altre sembrano far pesare i morti in modo orrendamente diverso sulla bilancia dell 'informazione mediatica, dobbiamo assistere basiti all'invocazione del sangue innocente per giustificare il versamento di altro sangue innocente.

Non rivolgiamo questa lettera ai politici, perché siamo consapevoli che sarebbe inutile: il potere e la violenza avranno il loro corso indipendentemente dalle proteste, né i nostri governanti avrebbero il potere di impedirlo.

Crediamo però sia importante richiamare almeno le vostre coscienze, su cui pesa la responsabilità di agevolare o infiacchire la riflessione della gente, ad un uso di toni più consoni all'obiettività critica che sempre dovrebbe rappresentare l'ideale del giornalismo. Non possiamo salvare il corso degli eventi, ma certamente non dobbiamo infierire abbassando quella razionalità del pubblico che siamo invece chiamati a promuovere.

E' vero, il vostro ruolo non è semplice, ma è lo stesso rispetto di voi stessi come persone e professionisti che deve imporvi un maggior senso di responsabilità e di attenzione; perché parole e immagini, se strumentalizzate, possono cadere assieme alle bombe trascinando nel fango la nostra umanità, o, in cerca del vero, elevarsi assieme alle preghiere di tutti gli uomini di buona volontà, e sostenerle.


Stefano Serafini, consulente editoriale, Roma
( http://groups.yahoo.com/group/culturaviva )

Claudio Martinotti, consulente, Ozzano Monferrato (AL)

Danilo Brogli, impiegato comunale, Ferrara

Luigi Pellini Luigi, agricoltore, Oppeano (VR)

Renato Bordonali, libraio ed editore, Milano

Gianrico Gualtieri, ricercatore artistico, Ginevra

Giuseppe Gorlani, imprenditore agricolo, Assisi (PG)

Giuseppe Lucchesini, studioso, Roma

Alberto Giovanni Biuso, docente di Filosofia, Milano

Laura Maffeis, fotografa, Bergamo

Domenico Pievani, insegnante, Bergamo

Enrico Falcioni, custode, Baveno (VB)

Mauro Quagliati, ingegnere ambientale, Imperia

 




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