La
linea guida degli interventi è stata quella di un forte atteggiamento
critico riguardo la politica ambientale e le carenze in ambito di
salvaguardia dell'ambiente da parte dei precedenti governi, sottolineando
gli sforzi dell'attuale governo per riprendere in mano la pesante
situazione ereditata.
Il 5 giugno 2003 presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha avuto
luogo il convegno "Il futuro delle politiche ambientali in Italia
e in Europa" organizzato da A.S.T.R.Ambiente (Associazione scientifica
per la tutela delle risorse dell'ambiente). Il Convegno è stato
aperto da Paolo Scarafoni, Rettore dell'Ateneo, e vi hanno partecipato
il Presidente dell'Associazione Franco Torchia, D'Ascenzio rettore dell'Università
La Sapienza, Folco Quilici, il Presidente della Commissione ambiente della
Camera, Pietro Armani, il Sen. Specchia, Paolo Togni, capogabinetto del
Ministero dell'Ambiente.
La linea guida degli interventi è stata quella di un forte atteggiamento
critico riguardo la politica ambientale e le carenze in ambito di salvaguardia
dell'ambiente da parte dei precedenti governi, sottolineando gli sforzi
dell'attuale governo per riprendere in mano la pesante situazione ereditata.
In particolare ricordava Torchia l'affermazione del Ministro Matteoli
di voler rendere il Ministero a lui affidato non più il Ministero
dei divieti, bensì quello delle opportunità, nel tentativo
di conciliare lo sviluppo dell'economia alla tutela dell'ambiente.
Nella relazione da lui rilasciata ai partecipanti al convegno si legge:
"Ci aspettiamo che cessi il catastrofismo ambientalista che ha già
mostrato tutte le sue crepe a Johannesburg, dove sono stati approvati
562 progetti contro il degrado, il sottosviluppo e la povertà.
Guardiamo quindi ad una ecologia fondata su una idea più ottimista
dell'uomo le cui attività finora erano erroneamente considerate
in contrapposizione con l'ambiente".
Soprattutto veniva infatti messa in luce dai partecipanti al Convegno
la necessità di mettere in discussione il catastrofismo che ha
fino ad oggi caratterizzato l'azione di associazioni ambientaliste e Verdi.
Armani in particolare si soffermava sul catastrofismo allarmista nato
negli anni settanta, mettendone in luce l'esagerazione e la scarsa informazione.
Citava il capitolo relativo ai ghaicciai del libro "Il bel paese"
dell'abate Antonio Stoppani, per ricordare come già fin dal 1870
si parlasse di ritiro dei ghiacciai e richiamava alla memoria come secondo
alcuni scienziati, il buco dell'ozono si stia richiudendo e che dunque
tanti allarmismi altro non sarebbero che la sfrenata voglia di allarmismo
di alcuni soggetti poco equilibrati.
Folco Quilici, per parte sua, ricordava come il verde negli ultimi 10
anni sia cresciuto in Italia del 20% e ha tenuto a rilevare che per secoli
la natura è stata un nemico accanito dell'uomo e l'uomo si è
difeso con uguale violenza in una lotta feroce durata di generazione in
generazione. Sottolineava ancora che persino gli Indios Guaica dell'Amazzonia,
presso i quali lo studioso trascorse un periodo della sua vita, avvelenavano
l'acqua dei fiumi per uccidere i pesci e tagliavano senza criterio le
foreste. Dunque è ben legittimo per noi esseri umani del 21º
secolo servirci del pianeta terra.
Personalmente trovo che i vari interventi abbiano lasciato in bocca un
retrogusto molto amaro.
L'atteggiamento che si incontra oggi, dopo tanti anni di malgoverno e
scarsi interventi, è ancora forse più allarmante: oggi ci
si occupa di ambiente, della sua salvaguardia, ma tutto questo nasconde
oggi un allarmante atteggiamento.
Queste stesse tematiche fanno da sfondo alla rivista Green Watch News,
curata da Antonio Gaspari, responsabile del Master in Scienze Ambientali
inaugurato lo scorso novembre all'Ateneo Regina Apostolorum dallo stesso
Ministro Altero Matteoli. La rivista 21mo Secolo. Scienza e Tecnologia
(dicembre 2002) riporta le parole del Ministro in quell'occasione: "Negli
ultimi trent'anni si è sviluppata una concezione dell'ambiente
molto penalizzante nei confronti dell'uomo e delle sue attività.
L'uomo è stato considerato da una certa cultura ecologista il peggiore
dei nemici della natura. [
] La cultura da cui noi vorremmo ripartire
per riflettere sul rapporto tra uomo e natura si basa sui principi che
hanno dato vita all'umanesimo cristiano. [
] Infatti noi condividiamo
con la Chiesa Cattolica una visione antropocentrica del mondo materiale.
Chi infatti più del pensiero cristiano ha sviluppato un'idea così
grande e buona dell'uomo?".
Di fatto fino ad ora uno degli aspetti più importanti della vita
dell'uomo sembra essere stato ampliamente trascurato dalla Chiesa "militante":
l'interazione della creatura creata a somiglianza di Dio con gli altri
esseri viventi ed il mondo che essi condividono. In parole più
semplici, la questione "ambiente" ed i numerosi problemi ad
essa connessi.
I gravi danni causati dal mal governo ambientale protrattosi per secoli,
potendo già intravederne le radici dall'epoca della rivoluzione
industriale, ormai ha dato i suoi frutti.
Di fronte alle gravi crisi fino ad oggi presentatesi, le voci che si sono
alzate in difesa dell'ambiente sono state quasi sempre le stesse; mi riferisco
qui in particolare ai partiti esistenti in tutti gli stati, da noi noti
come Verdi, e a tutte quelle associazioni che si occupano della difesa
e salvaguardia dell'ambiente, che tutte propongono una visione univoca
ma incompleta del problema.
Una voce rimasta invece fin troppo bassa e disattesa, è quella
della Chiesa Cattolica. Infatti si potrebbe dire che la Chiesa non si
sia fino ad oggi occupata di tali problematiche, però si può
certo affermare che i suoi stessi fedeli hanno spesso trascurato, sia
nella pratica che nella teoria, il messaggio lanciato con forza dalle
autorità ecclesiastiche. Di fatto, nonostante il grande impegno
apportato in molti altri campi dell'agire umano, fino ad oggi rispetto
alle problematiche ambientali, non ci sono state proposte ed attività
concrete da parte della Chiesa, per lo meno la Cattolica.
Nella Dichiarazione di Río, che ratificava il principio fondamentale
secondo cui "gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni
relative allo sviluppo", il cardinale Angelo Sodano affermava che
"la crisi ecologica contemporanea è un aspetto preoccupante
di una più profonda crisi morale ed è un effetto di un'erronea
concezione di uno sviluppo smisurato".
Nella Bibbia gli esempi dell'amore di Dio per le sue creature sono molteplici,
tanto che San Bernardo di Clairvaux non esitava a scrivere: "E che
altro devi fare se non rivolgerti con piena fiducia a colui che dà
a tutti in abbondanza e non lo rinfaccia mai a nessuno, che apre la sua
mano e riempie di ogni benedizione ogni esser animato? [
] Agisce
così: avendo creato la natura, se ne assume anche la protezione.
Perché essa è stata creata in maniera d'aver sempre bisogno,
come protettore, di colui ch'è stato il suo Creatore".
Di fatto il cristiano ha trascurato fortemente la sua "vocazione"
di guardiano del Creato impostagli da Dio. Di fatto, i cristiani sono
stati infatti spesso criticati perché considerati unicamente interessati
a spadroneggiare sulla natura: nel libro della Genesi infatti Dio, una
volta creato il mondo con i suoi animali, lo consegna nelle mani dell'uomo:
"E Dio disse: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, e
domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su
tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.
[..] Dio li benedisse e disse loro: 'Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite
la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del
cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra" (Gn. 1,
26-28).
Enzo Bianchi, il fondatore della Comunità monastica di Bose, si
sofferma sul testo ebraico del passo veterotestamentario e spiega il significato
dei verbi qui impiegati nel testo: "Questo il senso del verbo kavash:
non tanto "soggiogare", quanto piuttosto possedere la terra
in un rapporto amoroso, armonioso ed ordinato. Quanto al verbo tradotto
usualmente "dominare", radah, si ricordi che indica reggere,
guidare, pascolare, con un'azione che è quella del re e pastore
che governa sostenendo e custodendo la shalom, la vita piena nella pace.
[
] L'uomo è signore del mondo (cif. il Salmo 8) ma lo è
come mandatario di Dio. [
]".
Il teologo Romano Guardini, in un suo saggio, soffermandosi su questo
passo notava come il potere conferito all'uomo fosse allo stesso tempo
un'autorizzazione ed un dovere: esercitare un dominio, che prima di tutto
è dominio di sé, responsabilità. Il dominio concesso
all'uomo altro non è che un servizio a Dio, che deve essere esercitato
al meglio: "Se l'umano potere e la potenza che ne deriva ha la sua
radice nella somiglianza con Dio, esso non è un diritto autonomo
dell'uomo, ma qualche cosa che gli è stato prestato. Per la grazia
egli è signore, e la sua signoria egli deve esercitare facendosene
responsabile di fronte a colui che è Signore per essenza. Il potere
si fa allora obbedienza e servizio. [
] Egli deve divenire signore,
ma restando fedele all'immagine di Dio che è in lui, e senza pretendere
di essere lui l'archetipo" . Un'importante contributo all'approfondimento
della visione cristiana della natura è quello di José Roman
Flecha, professore ordinario di Teologia morale e Bioetica presso l'Università
Pontificia di Salamanca. Uno dei suoi contributi pubblicati in italiano
vuol essere una riflessione cristiana sulle tematiche ecologiche, analizzando
attraverso le fonti l'atteggiamento della chiesa nei confronti del creato,
a partire dai testi biblici, passando per i Padri della Chiesa, per giungere
alle dichiarazioni e riflessioni dei papi, fino a Giovanni Paolo II.
Il problema fondamentale è comprendere come fino ad oggi ci sia
stato e continua ad esserci, più o meno velatamente, un malinteso
tra quella che è ritenuta l'egoistica visione cristiana del creato,
ed il reale insegnamento della Chiesa a proposito della creazione.
Nei documenti pontifici molte sono state le sollecitazioni in questo senso.
Nella enciclica Centesimus Annus, enunciata nel centenario della Rerum
Novarum, Giovanni Paolo II si sofferma a lungo sulla qualità dell'ambiente
e della vita in generale. L'enciclica infatti, non dimentica di "rivolgere
l'attenzione agli specifici problemi e alle minacce che insorgono all'interno
delle economie più avanzate e sono connesse con le loro peculiari
caratteristiche. E sottolinea che "La domanda di un'esistenza qualitativamente
più soddisfacente e più ricca è in sé una
cosa legittima; ma non si possono non sottolineare le nuove responsabilità
e i pericoli connessi con questa fase storica"
Nel paragrafo 37 Giovanni Paolo II giunge a parlare con enfasi della questione
ecologica. "Del pari preoccupante, accanto al problema del consumismo
e con esso strettamente connessa, è la questione ecologica. L'uomo,
preso dal desiderio di avere e di godere, più che di essere e di
crescere, consuma in maniera eccessiva e disordinata le risorse della
terra e la sua stessa vita. Alla radice dell'insensata distruzione dell'ambiente
naturale, c'è un errore antropologico, purtroppo diffuso nel nostro
tempo. L'uomo che scopre la sua capacità di trasformare, in un
certo senso, di creare il mondo col proprio lavoro, dimentica che questo
si svolge sempre sulla base della prima originaria donazione delle cose
da parte di Dio. Egli pensa di poter disporre arbitrariamente della terra,
assoggettandola senza riserve alla sua volontà, come se essa non
avesse una propria forma ed una destinazione anteriore datale da Dio,
che l'uomo può, sì, sviluppare, ma non deve tradire. Invece
di svolgere il suo ruolo di collaboratore di Dio nell'opera della Creazione,
l'uomo si sostituisce a Dio e così finisce col provocare la ribellione
della natura, piuttosto tiranneggiata che governata da lui. [
] Al
riguardo, l'umanità di oggi deve essere conscia dei suoi doveri
e compiti verso le generazioni future".
Torna a parlare dell'importanza della tutela dell'ambiente, anche nel
messaggio al Card. Ruini, presidente della conferenza episcopale italiana,
nell'occasione della celebrazione del ventennale della Familiaris consortio.
Il Papa sottolinea infatti la necessità che la Chiesa accompagni
in nodo adeguato il cammino familiare "fornendo a partire dalle risorse
spirituali che affondano le loro radici nella grazia sacramentale del
matrimonio, anche tutti quei contributi umani, culturali e sociali che
possono aiutare la famiglia. [
] E' necessario soprattutto passare
da una considerazione della famiglia come settore a una visione della
famiglia come criterio di misura di tutta l'azione politica, perché
al bene della famiglia sono correlate tutte le dimensioni della vita umana
e sociale: la tutela della vita umana, la cura delle salute e dell'ambiente,
i piani regolatori delle città che devono offrire condizioni abitative,
servizi e spazi verdi a misura delle famiglie".
Dunque ecco ben chiara e ferma la posizione della Chiesa nei confronti
della questione ambientale: salvaguardia che ha sì, come primo
e diretto oggetto l'uomo, creatura prediletta di Dio, ma anche riconosce
che la creazione ha "una propria forma ed una destinazione anteriore
datale da Dio" , e che va dunque ammirata, rispettata e salvaguardata.
Non è un caso infatti, che come nella già citata Centesimus
Annus (1 maggio 1991), prettamente legata alla "questione sociale",
i riferimenti all'ambiente siano numerosi. Di fatto nei paragrafi successivi
a quelli citati, il pontefice si sofferma a parlare di quello che lui
definisce "ecologia umana", ovvero il compito dell'uomo "donato
a se stesso da Dio", di "rispettare la struttura naturale e
morale di cui è stato dotato". E più avanti ricorda
che la prima e fondamentale struttura a favore dell' ecologia umana è
la famiglia: "Occorre tornare a considerare la famiglia come il santuario
della vita. Essa infatti è sacra: è il luogo in cui la vita,
dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro
i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi
secondo le esigenze di una autentica crescita umana. Contro la cosiddetta
cultura della morte, la famiglia costituisce la sede della cultura della
vita".
Altro aspetto importante, non trascurato dalla Chiesa cattolica, è
anche quello dello stretto legame esistente tra salvaguardia dell'ambiente
e lotta alla povertà. Il Consiglio Episcopale Permanente ha delineato
come entrambi questi ambiti siano da collocarsi nella prospettiva della
pace, per cui "occorre orientare le grandi risorse economiche e tecnologiche,
di cui oggi l'umanità dispone, il loro stesso sviluppo, nella direzione
del bene integrale della famiglia umana, di oggi e di domani, che evidentemente
richiede il rispetto e la tutela dell'ambiente entro cui l'uomo vive".
I vescovi hanno convenuto infatti sulla necessità di iniziare ad
elaborare modalità efficaci per richiamare la coscienza dei credenti
alla responsabilità verso il creato.
La conferenza episcopale spagnola ha sottolineato quanto le tematiche
ambientali debbano essere motivo di profonda riflessione per i cristiani
tutti. Gli esperti riuniti nel primo seminario sull'ecologia umana e pastorale
dell'ambiente hanno discusso sull'importanza di una riflessione etica
e teologica della questione "sobre todo si se logra vincular la cuestión
ecológica con la justicia" , e sulla necessità di portare
il clero a comprendere che "el problema ecológico es una preocupación
de la doctrina social de la Iglesia". Inoltre si sottolinea come
molti cristiani non riescano a trovare un legame tra il vivere secondo
la fede e molte delle questioni poste dall'ecologia, e dunque sarebbe
altresì necessario fare uno sforzo per creare "un estado de
conciencia" riguardo tale problematica. Per ottenere questo bisogna
che la pastorale tenga conto dei problemi legati all'ecologia: "Si
los pobres no surgen por generación e spontánea, ní
el problema ecólogico surge al azar (lo que Sollicitudo rei socialis
llama pecado estructural) esto hay que tenerlo en cruenta en la pastoral".
Infatti durante questo incontro i vescovi spagnoli hanno così diviso
i punti di azione:
I. Approfondimento della riflessione etica e teologica
II. Sensibilizzazione
III. Essere presenti nei fori di studio, dibattiti ed iniziative riguardo
l'ecologia umana.
IV. Collaborazione tra le istituzioni e le associazioni della Chiesa per
ottenere una maggiore efficacia ed il raggiungimento dei propositi.
Vengono infine delineate varie proposte di azione, che andranno comunque
affiancate alla riflessione su "las causas que provocan al situación
actual del problema ecológico". Tra le altre cose si propone
di sensibilizzare un consumo responsabile tra i cittadini, facendo fronte
al consumismo irrazionale con un consumo responsabile che porti alla "cultura
della solidarietà", così come promuovere il riciclaggio
della spazzatura e l'uso di energie alternative; appoggiare e sostenere
campagne di rimboschimento in Spagna, così come nel terzo mondo;
esortare ad una celebrazione della creazione; dar appoggio a progetti
di sviluppo sostenibile e la difesa dell'habitat dei popoli indigeni,
che sottintende la protezione della loro lingua, cultura e radici storiche,
rivendicando così il diritto alle opportunità di vita per
tutti.
Purtroppo però ancora la Chiesa Cattolica in Italia non ha attuato
alcun programma per la sensibilizzazione del popolo cristiano.
Quest'anno si è svolta presso Wroclaw in Polonia (15-18 maggio
2003) la Quinta Consultazione CCEE (Consilium conferentiarum episcoporum
Europae) sulla Responsabilità per il Creato, che avrà come
titolo "Formazione per la Responsabilità per il Creato e per
uno sviluppo sostenibile". Questo che è appunto il quinto
incontro, segue altri quattro convegni tenutisi dal 1999 ad oggi in Slovenia,
Germania, Slovacchia e Italia che hanno avuto come scopo quello di radicare
il tema della salvaguardia del creato nella vita delle chiese e conferirgli
rilevanza politica" assicurandogli allo stesso tempo "una garanzia
istituzionale basata sulla competenza scientifica".
I temi di discussione sono stati fino ad oggi i fondamenti ecologici ed
etici dell'impegno ecologico delle chiese (Celje, 1999); spiritualità
della creazione e le politiche ambientali (Bad Honnef, 2000 ); stili di
vita cristiani e sviluppo sostenibile (Slovacchia, 2001).
In particolare mi soffermo qui sui temi del penultimo degli incontri già
tenutisi, svoltosi a Venezia (23-26 maggio 2002), cui hanno preso parte
oltre 60 delegati di 22 paesi, dal tema: "Lavoro e responsabilità
per il creato".
Alla consultazione hanno partecipato anche rappresentanti della Santa
Sede, delle Conferenze Episcopali degli Stati Uniti d'America e dell'Australia,
rappresentanti della Commissione per gli Episcopati della Comunità
Europea (Comece), della Rete Europea Cristiana per l'Ambiente (ECEN),
e dall'Esarca del Patriarcato ecumenico per l'Europa Meridionale.
Le discussioni hanno portato alla conclusione che la Chiesa abbia una
grossa corresponsabilità nell'impegno per un cambiamento dei valori
di riferimento: "La solidarietà e la giustizia nei riguardi
dei paesi più poveri, come pure riguardo alle generazioni future,
richiedono un cambiamento profondo dei valori di riferimento economici
e culturali e del rapporto con la natura. Le Chiese hanno la responsabilità
di collaborare a questa ardua impresa. Il fatto che l'attuale modello
di civiltà si sia diffuso a partire dall'Europa e dall'America
del Nord, fa sì che i paesi europei abbiano ora una particolare
responsabilità etica".
Molto si parlato anche della stretta relazione fra la crisi ecologica
e la concezione dominante del lavoro e della necessità di un ripristino
del primato delle attività spirituali e non produttive come condizione
necessaria per una cultura della sostenibilità, in questo rientrando
anche la tutela e la cultura della Domenica, che rappresenta un'espressione
fondamentale per l'ordinamento del tempo. Infatti tra le questioni ritenute
prioritarie, accanto alla tutela dell'acqua potabile e dei terreni agricoli
fertili, accanto alla tutela globale del clima, vi è anche il cambiamento
degli stili di lavoro e di vita, in nome di una visione integrale dell'uomo,
che mira a creare spazi liberi e stili di vita che consumino meno risorse.
Tale riflessione comune ha portato le chiese di tutta Europa ad organizzare
iniziative per fedeli e sacerdoti. Per quanto riguarda l'Italia la Conferenza
episcopale italiana, in accordo alle molte iniziative in atto in tutta
Europa, ha pubblicato un sussidio pastorale dal titolo Responsabilità
per il creato ad uso delle parrocchie e dei movimenti ecclesiali, per
far sì che la chiesa e i cristiani siano presenti nei dibattiti
e progetti di iniziative sull'ecologia umana. Ma, come ci ricordava Paolo
Tarchi, responsabile dell'Ufficio per la Pastorale della CEI, che prevede
tra i suoi compiti anche quello della salvaguardia del creato, purtroppo
ancora non c'è un adeguato retroterra culturale per affrontare
un'opera capillare di sensibilizzazione.
Nel maggio 2001 la discussione verteva su "Stili di vita cristiana
e sviluppo sostenibile" e si affermava: "E' sempre più
evidente che la problematica ambientale è una sfida sociale che
supera di gran lunga gli aspetti economico tecnici. In essa si rivela
anche una crisi etica e spirituale degli uomini d'oggi [
] Il compito
della Chiesa non può più limitarsi oggi ad essere "avvocato
per il creato", ma deve elaborare progetti e proporre modi di vita
alternativi. [
] Tutti i cristiani dovrebbero dare testimonianza
della loro fede attraverso un coerente un coerente stili di vita rispettoso
verso il creato".
Quest'anno di nuovo si è sottolineato l'importanza di iniziative
concrete, perché soltanto "attraverso progetti di tutela dell'ambiente
la Chiesa può essere credibile e testimoniare la sua fede nella
creazione". Da qui l'importanza di una formazione scolastica ed universitaria
e la necessità di ricercare modelli di gestione secondo criteri
e stili di vita alternativi (modelli esemplari da questo punto di vista
sono senz'altro molti monasteri).
Ancora una volta ci si è soffermati sulla evidente ed immediata
constatazione della necessità di un cambiamento radicale nella
consapevolezza e negli atteggiamenti, per trovare soluzioni ai problemi
ecologici globali. Si è infatti parlato di "conversione ecologica",
ed è risultato evidente che non ci può essere pace tra gli
uomini se non c'è pace con la natura. Per questo la protezione
dell'ambiente diventa un ambito di azione centrale per una politica preventiva
di pace. "In questo la Chiesa, che è la più antica
istituzione 'globale' può contribuire in modo sostanziale dal momento
che essa è una rete mondiale di contatti tra realtà locali".
Il bisogno di educazione ambientale avvertito in ambito europeo sta portando
le istituzioni dei paesi dell'UE a provvedere a tale carenza all'interno
delle scuole, ma siamo solo all'inizio, e ancora c'è molto da fare.
L'educazione ambientale è stata da tempo riconosciuta come nuovo
ed imprescindibile campo di formazione per assicurare una completa formazione
delle nuove generazioni: il rispetto dell'ambiente non è più
un interessante argomento di approfondimento, ma è ormai diventato
un necessario strumento per la vita quotidiana.
A mio avviso è fondamentale che anche la Chiesa, dopo così
tanti anni di silenzio, non lasci che le istituzioni si occupino da sole
di tale fondamentale formazione. Ancor più fondamentale proprio
alla luce della fede cristiana, che in una delle sue massime espressioni
d'amore universale cantava con San Francesco alla nostra Madre Terra "ella
è che ci sostenta e ci governa".
Ecco che si inserisce qui il Master proposto dal Regina Apostolorum,
che però ai miei occhi ben si discosta dal reale atteggiamento
descritto in questi anni dagli incontri dei Vescovi, ben si allontana
da quell'amore e rispetto per la natura che dovrebbe vedere il cristiano
impegnato per una vera comunione tra uomini e creato.
In particolare mi riferisco qui all'atteggiamento apertamente favorevole
agli OGM, dei quali Antonio Gaspari nella sua rivista Green Watch News
si prodiga a mettere in luce le meraviglie nutrizionali e la loro mancanza
assoluta di pericoli per la saluta e soprattutto il loro valore fondamentale
nella lotta contro la fame del mondo.
Il tema è in questi giorni al centro dell'attenzione pubblica,
visto che proprio ieri l'incontro Bush - Prodi ha di nuovo messo in luce
tra i motivi di distanza UE-USA proprio l'atteggiamento nei confronti
degli OGM.
E' oggi davvero importante che i cristiani, e non solo loro, comprendano
di quale responsabilità si farà carico l'umanità
se decideremo di accettare passivamente questo ennesimo tentativo dell'essere
umano di mettersi al posto di Dio.
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