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Pensieri di
Luigi Copertino
Sullo Stato moderno
maggio 2001

Lo Stato nasce nell'alveo del pensiero filosofico-giuridico cattolico attraverso la cd. " Scuola di Salamanca" del XVI secolo per opera di pensatori tomisti...Lo Stato di questi scolastici non era certo quello delle monarchie assolute "laiche" o "protestanti" ma corrispondeva alla realtà della monarchia cattolica spagnola...

Non bisogna cadere nel rifiuto assoluto dello Stato moderno, Quel che bisogna rifiutare è la degenerazione giacobino-totalitaria dell'idea di Stato.

Lo Stato nasce nell'alveo del pensiero filosofico-giuridico cattolico attraverso la cd. " Scuola di Salamanca" del XVI secolo per opera di pensatori tomisti come Vitoria., Suaréz, Molina, Soto ed altri (che poi sono anche i fondatori del moderno diritto internazionale o, come diceva Carl Schmitt, "jus publicum europaeum").

Lo Stato di questi scolastici non era certo quello delle monarchie assolute "laiche" o "protestanti" ma corrispondeva alla realtà della monarchia cattolica spagnola la quale se da un lato andava organizzando in senso certamente moderno la identità nazionale spagnola (e con frutti che non possono essere negativamente giudicati neanche da un punto di vista tradizionale come ad esempio la regolazione e la limitazione del potere baronale e dell'anarchia feudale che erano la causa prima della degenerazione della monarchia feudale tradizionale) dall'altro lato modernizzava rispettando tuttavia le autonomie locali e la pluralità delle nazionalità e delle Corone dell'impero ispanico quando tale pluralità non ambiva a diventare degenere particolarismo anti-tradizionale…

...l'ordinamento costituzionale spagnolo del 1931, in parte ripreso dall'attuale Costituzione del 1978, che a sua volta si ispirava alle Costituzioni tedesca ed austriaca dell'epoca anch'esse innegabilmente frutto della secolare tradizione comunitaria dell'Europa cattolico-imperiale. Nell'ordinamento spagnolo precedente la guerra civil il problema delle fonti giuridiche sembrò aver trovato un equilibrio tra l'esigenza dell'unità statuale nazionale ed il rispetto sussidiario delle pluralità regionali (anche se a dire il vero gli spagnoli parlano più che di regioni di vere e proprie nazionalità)...

…..Nel sistema costituzionale spagnolo del 1931 lo Stato attribuiva a sé medesimo la competenza soltanto in alcune materie di carattere nazionale (difesa, moneta, politica estera, rapporti con le nazionalità interne, perequazione e ridistribuzione fiscale della spesa, infrastrutture nazionali, etc.)e, a differenza di quanto avviene nella nostra Costituzione dove (art. 117 e 118) è lo Stato stesso mediante appunto la sua funzione costituzionale a stabilire per le regioni nonostante la concessa autonomia non potrebbero legittimamente legiferare in materie diverse da quelle prestabilite, lo Stato spagnolo non interveniva nella definizione della competenze delle autonomie locali.

Queste ultime pertanto erano del tutto libere, salvo il limite delle materie attribuite allo Stato, di dotarsi di statuti di autonomia decidendo esse medesime quali materie attribuirsi. Le nazionalità erano così libere di stabilire anche quale grado di autonomia attribuirsi sicchè le regioni più forti economicamente tendevano al maggior grado possibile di autonomia e quelle meno forti preferivano rimanere ad un grado di autonomia inferiore fino a che non si fossero sentite capaci di più autonomia (cd. Autonomismo asimmetrico)……

...L'unico difetto che lo scrivente riscontra nell'ordinamento spagnolo di oggi, ma si tratta di un elemento spurio introdotto dalla globalizzazione economica, consiste nell'eccessiva tendenza di alcune regioni, come la Catalogna, ad assumere ruoli transfrontalieri e tali da non figurare veri e propri poteri di sovranità statuale internazionale che invece sono e devono rimanere dello Stato nazionale.

Alla Catalogna è infatti oggi riconosciuto il potere di intrattenere relazioni politiche e commerciali con l'estero "baipassando" lo Stato. Questa dal punto di vista del tradizionale principio di sussidiarietà è da ritenere una pericolosa distorsione capace di sfociare in aperto ed egoistico particolarismo funzionale soltanto alla mondializzazione .

 




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