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Francesco Mario Agnoli
Globalizzazione e contestazione
10 giugno 2001

La globalizzazione è un fenomeno mondiale, destinato ad incidere, in bene e in male, sulle condizioni esistenziali di ogni popolo (finché popoli diversi esisteranno) e di ogni uomo, dal momento che alla globalizzazione economica seguiranno inevitabilmente la globalizzazione politica e l'omologazione culturale...

Alla vigilia della riunione genovese dei G8 le preoccupazioni per l'ordine pubblico sono più che giustificate dalle precedenti esibizioni del cosiddetto popolo di Seattle e aggravate da una scelta della sede della riunione tanto azzardata e improvvida da far sospettare che il governo Amato, nella certezza di una sconfitta elettorale dell'Ulivo, abbia voluto predisporre una mina destinata ad esplodere fra i piedi del nuovo governo proprio nel delicato momento dei primi passi.

Del resto già in una precedente occasione fu proprio un importante convegno internazionale ad offrire il destro per una robusta spallata (in quel caso giudiziaria) al primo governo Berlusconi.

Comunque le riflessioni comportate dall'incontro genovese, nuova tappa sulla via della globalizzazione, trascendono di molto i problemi di politica spicciola del singolo governo di un singolo paese.

La globalizzazione è, difatti, fenomeno mondiale, destinato comunque ad incidere, in bene e in male, sulle condizioni esistenziali di ogni popolo (finché popoli diversi esisteranno) e di ogni uomo, dal momento che alla globalizzazione economica seguiranno inevitabilmente la globalizzazione politica e l'omologazione culturale.

Ci si trova, quindi, ad un passo dalla concreta realizzazione dell'antico progetto mondialista, con una modifica, in senso peggiorativo, forse non prevista nemmeno dai suoi primi ideatori.

Di fronte allo sterminato gregge di cittadini-lavoratori-consumatori il Leviatano dello Stato mondialista non sarà, difatti, rappresentato da un governo politico, anche se questa potrà essere, se sembrerà conveniente ai Superiori Sconosciuti, la facciata esteriore, ma da un Comitato, o come altrimenti lo si vorrà chiamare, di rappresentanti del potere finanziario, delle multinazionali, già oggi gli unici organismi in condizione di operare ed incidere in ogni angolo del globo, passando tranquillamente sopra la testa sia dei governi nazionali sia delle organizzazioni internazionali, che non si pieghino ad assecondarne i disegni.

Il problema della globalizzazione e del mondialismo è vastissimo e ricco di tali e tante implicazioni da escludere la possibilità di affrontarlo anche superficialmente nel breve spazio di un articolo.

Restano tuttavia possibili alcune considerazioni marginali non prive di qualche interesse e, prima fra queste per chi si riconosce in una cultura cattolica, la domanda come sia potuto accadere che l'opposizione alla globalizzazione sia stata "scippata" a questa cultura e alle sue espressioni politiche (supposto che ne esistano, del che, per il vero, si può fondatamente dubitare) e venga ora gestita pressoché in regime di monopolio dall'estrema sinistra, in realtà, a sua volta, profondamente mondialista, con l'aberrante conseguenza, per effetto anche delle forme in cui questa apparente opposizione si manifesta, che i veri avversari della globalizzazione si vedono pressoché costretti a rimanere passivamente neutrali quando addirittura non gli accade di trovarsi, senza saperlo, schierati nelle fila dei suoi benpensanti partigiani.

E' probabile che lo scippo sia stato facilitato dall'incapacità dei rappresentanti della cultura cattolica di dotarsi di adeguati ed efficaci strumenti politici, con il conseguente inevitabile intruppamento, quanto meno in via di fatto, o addirittura, in alcuni casi, nelle fila dei contestatori violenti dei centri sociali e dell' "ecomondialismo" verde o, assai più spesso (una sorta di ultima e disperata scelta, di frequente non del tutto consapevole, al momento delle consultazioni elettorali) in quelle dei partiti cosiddetti moderati, a loro volta non solo infiltrati, ma spesso guidati da sostenitori, ora occulti ora palesi, della globalizzazione e del mondialismo.

Si è, quindi, di fronte ad una nuova manifestazione, più grave delle precedenti perché i suoi esiti potrebbero risultare irreversibili almeno per lunghissimo tempo, di un fenomeno ripetutosi più volte negli ultimi due secoli: l'occupazione ad opera della stessa parte (oppure vogliamo dire del Nemico?) di entrambi gli schieramenti in apparenza contrapposti, sicché chi si illude di battersi contro un determinato progetto, in realtà ne favorisce inconsapevolmente la realizzazione.

 




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