articoli di identità europea
erasmo da rotterdam, archivio
- Cerca nel sito -
Romano Ricciotti
Veneziani a Rimini
21 settembre 2000

Esiste da secoli una Patria italiana, un patriottismo italiano, un senso profondo dell'identità italiana, nel bene e nel male...

L'Italia è finita, ecco quel che resta. Da questo tema prezzoliniano, Marcello Veneziani (la sera del 21 settembre 2000, invitato a Rimini da Identità Europea con il patrocinio del Consiglio del Quartiere numero Uno, davanti a un uditorio numerosissimo e partecipe) ha preso le mosse per un excursus sul'Italia, sulla Patria degli Italiani e sull'identità nazionale.

Quando si parla di fine della Patria, ma non si distingue fra il sentimento di italianità e la sorte dello Stato nazionale. Esiste da secoli una Patria italiana, un patriottismo italiano, un senso profondo dell'identità italiana, nel bene e nel male. Nel bene per il senso profondo dell'italianità che alberga in tutti i nostri compatrioti, per la tradizione cristiana, per il genio nazionale, irripetibile, per la capacità di vivere e di sopravvivere; nel male per l'irriducibile, istintiva estorofilia, per l'ammirazione verso le altre patrie, soprattutto quella nordamericana, per la filosofia del Franza o Spagna pur che se magna.

In questo quadro si colloca il Risorgimento, che finalmente condusse alla formazione dello Stato unitario. E' certamente l'ora di rifiutare la mitologia risorgimentale, la sua rettorica, l'oleografia della sua rappresentazione. Ma non si possono neppure enfatizzare le sue ombre, i suoi lati oscuri e condannabili, primo fra tutti il fatto che l'Unità d'Italia fu fatta escludendo i cattolici, le masse popolari e i meridionali. La Questione romana è stata chiusa da Mussolini e da Pio XI con la Conciliazione e riesumarla costituisce un evento sicuramente dannoso.

A non aver identità è invece l'Europa, costruita senza partire da un grande referendum fra gli europei, concepita come un superamento delle Nazioni, considerate un impaccio e non il fondamento indipensabile. Al contrario è valorizzando le Nazioni che si valorizza l'Europa. Per questo l'Eiuropa è priva di politica comune sulle cose essenziali, non ha una politica estera e oggi subisce anche la crisi della sua moneta, pietra angolare della sua costruzione tecnico-finanziaria-bancaria.

Come l'identità nazionale italiana è soprattutto nutrita dalla sua tradizione cristiana, così l'identità nazionale europea deve esere costruita sul cristianesimo, nelle sue diverse espressioni ma indissolubilmente legato al Vangelo di Gesù Cristo. Il tentativo di allargare l'Europa a Stati estranei al criustianesimo, come la Turchia e altri Stati non cristiani dell'Est è un modo per esaltare la concezione economicistica dell'Unione e allontanarsi ancor più dalla sua identità. L'Islam è un mondo al quale dobbiamo rispetto, ma non è parte della comunità cristiana.

La globalizzazione è un processo tecnologico-economico che non si può arrestare nè rifiutare. Si può però, e si deve, non assecondarlo ma dargli una risposta che lo possa arginare. La sola risposta è la difesa dell'identità.

Non è una risposta il localismo, che -al contrario- è un sottoprodotto del globalismo. Solo uno Stato nazionale forte è in grado di difendere l'identità della Nazione e di tutte le sue componenti locali, che rappresentano la ricchezza culturale dell'Italia. Lo Stato rappresenta la sola valida struttura intermedia fra gli Stati europei e le nostre realtà locali.

Non essendo più utile la distinzione fra destra e sinistra -in una temperie tecnocratica che fonde la sinistra culturale e la destra economica- si deve parlare di comunitari e di liberal. Comunitari sono coloro che si sentono figli di una Patria, che tengono come un valore la famiglia, il rapporto fra padre e figli, con la propria gente, con i propri morti e con i figli e i figli dei figli. Il liberal non conosce vincoli, l'identità lo costringe mentre egli vuol essere libero, non è figlio di un luogo ma del suo tempo, è cittadino del mondo.

Si prende cura dei poveri del mondo ma non dei poveri che stanno vicini a lui. Anche la Chiesa cattolica italiana è divisa fra i comunitari, come il Cardinale Biffi, che chiede una selezione fra gli immigrati con preferenza con coloro che per identità e religione possono integrarsi nella nostra comunità nazionale, e gli altri prelati che lo hanno criticato, sostenendo che non sono ammesse distinzioni di etnia e di religione.

Il comunitario, pensando ai figli, pensa all'avvenire. Il liberal ha perduto l'attaccamento alle sue radici. E' uno sradicato che ha spezzato il legame padre-figlio, con la conseguenza di ignorare sia suo padre che suo figlio. E cosi' ha perduto la dimensione dell'avvenire.




Vuoi essere informato sulle novità del sito e le iniziative di Identità Europea?
iscriviti cancellati


© Identità Europea 2004
Sito ottimizzato per una visione 800 x 600 px
Explorer 5.0 - Netscape 6 - Opera 7
e superiori


 

 
articoli censurati dalla stampa