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• Gli alpini e l'ulivo
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• Pretese e coerenze

ELEZIONI TEDESCHE - Schroeder e Fischer: "Grazie, Bush!".

IL PAESE DELLA LIBERTA' - Arno J. Mayer, cittadino americano, ebreo, professore emerito di Storia all'università di Princeton, non ha potuto pubblicare in America l'articolo Untimely Reflections (uscito poi in Francia su Le Monde) scritto dopo i fatti dell'11 settembre. Pare che gli americani non debbano conoscere queste (e altre) inattuali riflessioni del prof. Mayer: In epoca moderna, fino ad oggi, gli atti di terrore individuale sono stati l'arma dei deboli e dei poveri, mentre gli atti di terrore economico e di Stato sono stati l'arma dei forti. E ancora: Dal 1947 gli Stati Uniti sono stati l'avanguardia e il principale esecutore del terrore "preventivo" di Stato, agendo però esclusivamente nel Terzo Mondo e dunque in maniera notevolmente dissimulata (seguono numerosi esempi di colpi di Stato e di assassini politici per finire con l'appoggio dato dagli USA ad Israele non solo per consentirgli di violare le risoluzioni dell'ONU, ma di praticare il terrore preventivo).

BUSH & CLINTON- Occorre evitare l'errore dei sostenitori dell' Ulivo mondiale, che contrappongono al cattivo guerrafondaio Bush il suo predecessore Clinton il Buono. Come scrive Gore Vidal, "Clinton, nel suo frenetico inseguimento delle vittorie elettorali, ha caricato il grilletto di uno Stato di polizia che il suo successore adesso è ben felice di premere". Del resto l'Antiterrorism Act, con le sue disposizioni liberticide, è del 1991 e lo stesso Bill il Buono si divertì a premere il grilletto in questione distruggendo con un missile una fabbrica di aspirine in Sudan.

SCUOLA E LIBERTA'- Nonostante tutto dall'America c'è anche qualcosa di buono da imparare. Con una sentenza del 27 giugno 2002 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che i buoni (o voucher) scolastici versati dallo Stato alle famiglie per consentire ai figli di frequentare scuole private sono perfettamente costituzionali e non violano la separazione fra Stato e Chiesa. Non è, difatti, questione di religione, ma di libertà. Del resto l'America è molto migliore dell'immagine offerta dall'oligarchia che la governa. Non per nulla il solito Gore Vidal può scrivere su una delle grandi riviste americane che il governo federale è odiato da milioni di cittadini e che Ronald Reagan dovette la sua popolarità all'essersi sempre schierato contro di lui anche se, a volte, per i motivi sbagliati.

GLI ALPINI E L'ULIVO- L'invio in Afganistan di un contingente italiano di mille alpini destinati a sostituire gli inglesi nella caccia a Osama bin Laden ha spezzato in quattro tronconi le truppe parlamentari dell'Ulivo con conseguenze politiche disastrose e difficili da riparare per l'opposizione. Con ogni probabilità gli alpini non prenderanno né Osama né il mullah Omar, in compenso, ancor prima di partire hanno già "beccato" Rutelli e Fassino.

GLI ALPINI E BERLUSCA- Prudenza vuole che il presidente del consiglio non si faccia troppe illusioni sulle spaccature uliviste in parlamento. Le cose potrebbero andare assai diversamente nel paese se trovasse conferma il sospetto che gli alpini italiani sono destinati a "liberare" truppe inglesi da utilizzare nella guerra contro l'Iraq.

FEDERALISMO E TASSE - Per ora in Italia del federalismo in concreto si è vista solo la faccia antipatica, quella dell'aumento della pressione fiscale. A quanto pare, si fa finta di non capire che il federalismo comporta per prima cosa l'attribuzione agli enti locali della massima parte del potere impositivo e che, almeno nei primi tempi, finché il nuovo assetto non sarà a regime, per ogni imposta locale introdotta ne deve sparire una dello Stato, competente solo per poche tasse federali. La sommatoria e le addizionali hanno l'effetto di convincere i cittadini che il federalismo è dannoso per le loro tasche e che, tutto sommato, è preferibile il vecchio Stato centralista e giacobino. Ma forse è proprio questo che si vuole.

LUPI E AGNELLI -Bush e Blair hanno un bel chiacchierare; nei fatti l'unico paese del Medio Oriente certamente in possesso di armi di distruzione di massa e da anni inottemperante alle risoluzioni dell'ONU (incluse quelle recentissime) è Israele. A giudicarli poi dalle loro azioni quotidiane, se paragonato a Sharon perfino un poco di buono come Saddam fa la figura del mite agnellino.

FIAT - Dispiace, e molto, per i dipendenti a rischio di perdere posto e stipendio, ma per quanto riguarda gli Agnelli e la Fiat non c'è che da rallegrarsi che le regole dell'Europa comunitaria sulla concorrenza impediscano un revival della tradizionale politica automobilistica del nostro paese, che lasciava alla società torinese gli utili degli anni di vacche grasse e passava allo Stato (cioè ai contribuenti) le perdite di quelli di vacche magre.

MISTERI - Chissà perché il nostro vice-presidente del consiglio, Fini, ci tiene tanto ad essere ammesso al bacio della sacra babbuccia insanguinata di Ariel Sharon.

PRETESE COERENZE - Chez nous si crede ancora che la coerenza non sia questione di intelligenza, carattere e dirittura morale, ma di adesione ideologica. Di conseguenza, anticomunisti ed elettori della Casa della Libertà debbono sempre condividere la politica americana; chi ritiene che le persecuzioni antiebraiche siano state uno dei maggiori crimini del secolo XX è tenuto a schierarsi in ogni circostanza con Israele; quanti si allarmano per l'immigrazione selvaggia e soprattutto per la silenziosa invasione mussulmana dell'Italia e dell'Europa, debbono necessariamente fare professione di razzismo e di disprezzo per gli arabi, la loro religione e la loro civiltà (mentre, caso mai, è vero proprio il contrario, dal momento che i timori sono direttamente proporzionali al rispetto e alla stima che si nutre per un sia pur potenziale avversario).