archivio di erasmo da rotterdam
articoli di identità europea
- Cerca nel sito -
Romano
Ricciotti
Samizdat di pensieri alternativi numero 12 - Come una legge frettolosa e improvvida ha regalato alla Sinistra giudiziaria la maggioranza nel Consiglio superiore della magistratura
Rimini, 10 luglio 2002
 
 

Il risultato della riforma si è risolto nella disgregazione di Magistratura indipendente, l'unica corrente dalla quale si sono distaccati quattro o cinque candidati, i quali, presentandosi in proprio, hanno privato il Centro-destra di almeno un seggio fra i giudici di merito. La sorte delle candidature personali non solo ha danneggiato Mi, ma ha dimostrato (se ce ne fosse stato bisogno) l'estrema povertà del pensiero animatore della riforma....

Si sono svolte (30 giugno - 1 luglio 2002) le votazioni per l'elezione, da parte dei magistrati, di sedici componenti del Consiglio superiore della magistratura (gli altri otto stanno per essere eletti dal Parlamento in seduta comune). L'elezione si è tenuta con il sistema elettorale maggioritario in collegio unico nazionale (recentemente introdotto dalla legge 28 marzo 2002 n. 44).

Risultato:
Per la Corte di cassazione sono stati eletti: Salmè (Magistratura democratica e Movimenti riuniti, ossia la Sinistra giudiziaria) con 3.177 voti (46 per cento); De Nunzio (Unità per la Costituzione) con 2.338 voti (33,93 per cento). Non sono stati eletti: Sotgiu (Magistratura indipendente) con 1248 (18,11 per cento); Capitanio (candidato non indicato dalle correnti) con 128 (1,86 per cento). Aventi diritto al voto: 8.555; Votanti 7.519; Totale voti validi 6891;. Non hanno votato 1.036 magistrati (8,35 per cento); Schede bianche 496 (6,60 per cento) schede nulle 132 (1,76 per cento).

(Per brevità registro solo il risultato del voto per i candidati della Corte di cassazione perchè essi sono stati eletti in un collegio unico nazionale al quale erano iscritti tutti i magistrati italiani. Lo stesso sistema e, più o meno, lo stesso risultato si registrano per i candidati del pubblico ministero e per quelli dei giudici di merito).

Nell'elezione del Consiglio superiore del 1998, Magistratura democratica e Movimenti riuniti (con liste separate) avevano conseguito complessivamente il 35,26 dei voti; Unità per la Costituzione il 36,45; Magistratura indipendente il 22,19. Guadagnano dunque: Md con Mr l'11 per cento circa. Perdono: Unicost il 3 per cento circa; Mi il 4 per cento circa.
Quanto ai seggi (che erano 20 nel 1998 e sono 16 quest'anno) Md e Mr ne conquistano 8 (conservando quelli che avevano); Unicost 6 (perdendone 2); Mi 2 (perdendone 2).
Il dato più vistoso è il successo della Sinistra giudiziaria,che conquista otto seggi su sedici, mentre ne aveva otto su venti

Un'area e una galassia
Si è acutamente osservato (Mario Cicala) che esiste un'area politico-culturale raccolta intorno al "patto" della Sinistra giudiziaria, la quale si è mostrata capace di elaborare un linea sufficientemente omogenea sotto il profilo ideologico- operativo; raccogliendo intorno alla sua proposta fra i 3100 e 3400 voti. Ha saputo sfruttare a fondo le potenzialità offerte dalla legge conquistando metà dei seggi con meno di metà dei voti. Ha diviso accortamente i suoi suffragi (tra il primo e l'ultimo votato dei cinque giudici di merito del "patto" c'è uno scarto di soli 80 voti, in Unicost lo scarto è di 173).
Dall'altra parte non c'è un'area, ma una galassia che non manifesta un minimo denominator comune di natura ideologica. In questa galassia operano due "poli" organizzativi. Il primo (e maggiore) è costituito da Unità per la Costituzione che è riuscita a raccogliere intorno ai suoi candidati un 2300-2600 voti e ad assicurarsi 6 eletti. Unicost ha colto almeno in parte i vantaggi del nuovo sistema elettorale: muovendo da una base elettorale ampia ha potuto presentare un buon numero di candidati dando a tutti una ragionevole prospettiva di "portare nello zaino il bastone di maresciallo" [e agli elettori la concreta speranza di avere un "santo in Paradiso" -ndr). (Mario Cicala).


Era prevedibile ed era stato previsto -aggiungo io- che il collegio unico nazionale "favorirà il gruppo più organizzato e più coeso, quello di Magistratura democratica (la Sinistra giudiziaria), e anche il gruppo più numeroso, quello di Unicost (in gran parte orientato verso il Centro-sinistra, nel quale tuttavia sembra stiano affermandosi simpatie per il più forte partito della coalizione governativa). Il gruppo numericamente intermedio (Magistratura indipendente, che viene definita la corrente "moderata" ed è comunemente ritenuta di Centro-destra), se sopravviverà, sarà ridotto a una rappresentanza insignificante. (Romano Ricciotti).


Il risultato della riforma si è risolto nella disgregazione di Magistratura indipendente, l'unica corrente dalla quale si sono distaccati quattro o cinque candidati, i quali, presentandosi in proprio, hanno privato il Centro-destra di almeno un seggio fra i giudici di merito. La sorte delle candidature personali non solo ha danneggiato Mi, ma ha dimostrato (se ce ne fosse stato bisogno) l'estrema povertà del pensiero animatore della riforma.
Il sistema proporzionale, con i suoi gravissimi difetti, avrebbe probabilmente impedito questo evento, che segna il declino, forse definitivo, del solo gruppo di magistrati i quali, rifiutando l'opzione politica, si sono sempre opposti all'avanzata della Sinistra giudiziaria.
Il sistema maggioritario uninominale avrebbe potuto efficacemente contrastare la politicizzazione e l'avanzata della Sinistra giudiziaria, ma solo a patto di svolgersi su tanti collegi quante sono le corti d'appello (accorpando le più piccole) con primo turno e ballottaggio. Solo nell'ambito del distretto della corte i magistrati si conoscono fra loro e sanno valutare il valore -professionale, umano e non politico- del candidato. In un collegio nazionale, il magistrato torinese che non conosce il candidato siciliano non ha altro riferimento che la corrente.


Ora gli autori di questo disastro ammettono, con lacrime di coccodrillo, il loro errore: "...ogni illusione di ridurre il peso delle correnti si è infranta contro la realtà" (Michele Vietti, avvocato e sottosegretario alla Giustizia, -Il Corriere della Sera, 8 luglio 2002).
I parlamentari che hanno dato voto favorevole all'improvvida legge potrebbero obbiettare che, se Unicost e Mi avessero dato indicazione di voto per candidati concordati (come han fatto Md e i Mr), avrebbero conseguito più del 52 per cento dei voti e la Sinistra giudiziaria non avrebbe eletto neppure uno dei componenti del Consiglio.
Ma "la realtà" deprecata dall'onorevole Vietti, ossia l'esistenza delle correnti e la rivalità fra le stesse hanno reso utopico un simile accordo. -Questo è il retaggio della Prima Repubblica e anche questo era prevedibile.
Che cosa dire, di fronte a tanta sprovvedutezza? Che si tratta di un ceto incapace di leggere la realtà? Oppure di una scelta ispirata soltanto dal rancore verso la magistratura?
Sostengono infatti alcuni, con malizia, che deputati e senatori (fra i quali fior di appartenenti all'antico Soccorso rosso) sapevano benissimo che con il collegio unico nazionale avrebbero aiutato la Sinistra giudiziaria. E che lo hanno fatto a ragion veduta, per poter continuare a presentare i magistrati come "tutti rossi" e collaterali allla sinistra politica.




Vuoi essere informato sulle novità del sito e le iniziative di Identità Europea?
iscriviti cancellati


© Identità Europea 2004
Sito ottimizzato per una visione 800 x 600 px
Explorer 5.0 - Netscape 6 - Opera 7
e superiori


 

 
articoli censurati dalla stampa