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a cura di
Romano Ricciotti
Samizdat di pensieri alternativi 4 - L'altra campana -
 
 
 

(Da una lettera in data 6 dicembre 2001 di Piercamillo Davigo al sito www.giustiziacarita.it )

La vicenda della corruzione di militari della Guardia di Finanza

Il primo caso di coinvolgimento in una indagine per corruzione di Silvio Berlusconi riguarda le indagini relative a delitti di concussione e corruzione posti in essere da militari della Guardia di Finanza di Milano.
Nella primavera del 1994 un giovane sottufficiale della Guardia di Finanza, il V. Brig. Di Giovanni, si presenta al suo Comandante di Sezione riferendogli che il suo capo pattuglia M.llo Nanocchio ebbe a consegnargli una busta contenente 2.500.000 affermando che era un regalo in relazione a controllo effettuato in ambito Fininvest.
Il Sostituto Procuratore che si occupò inizialmente della cosa era Raffaele Tito, applicato da Pordenone ed ex Ufficiale della Guardia di Finanza (difficile ipotizzare che fosse una toga rossa parte di un complotto, ma è stato tentato anche questo). Tito fece eseguire una perquisizione a casa del M.llo Nanocchio e furono rinvenuti in una cassaforte 47.500.000 in contanti (che sommati a quelli dati a Di Giovanni fanno 50.000.000).
Nanocchio fu arrestato in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare (a proposito degli abusi della custodia cautelare in tutta Mani Pulite non c'è stato un solo fermo) e fu interrogato anche da me. Gli spiegai che essendo stato indicato da Di Giovanni che egli aveva affermato che il denaro proveniva dalla Fininvest, il cui presidente era il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri era suo interesse fornire chiarimenti esaustivi sulla reale provenienza delle somme perché altrimenti, non volendo la Procura della Repubblica essere tacciata né di coprire né di colpire il Premier, sarebbe stato tratto a giudizio con rito direttissimo in modo che i cittadini si potessero fare direttamente un'idea della vicenda.
Poco dopo Nanocchio iniziò una collaborazione, presto interrotta e la vicenda, esplosa per la collaborazione di altri, portò al coinvolgimento di circa 120 militari della G.di F. e di centinaia di privati che avevano versato loro denaro. La percentuale di presentazioni spontanee e di confessioni fu altissima.
In questo ambito emerse che in almeno tre verifiche a società del Gruppo Fininvest (Mondadori, Videotime, Mediolanum) e in un controllo a Telepiù era stato corrisposto denaro ai militari. Il soggetto indicato come colui che aveva pagato, Salvatore Sciascia, responsabile fiscale del Gruppo si presentò ed ammise i versamenti per le tre verifiche (non per Telepiù), assumendo di essere stato vittima di concussione.
Gli furono rivolte le domande di prassi e cioè se egli avesse autonomia decisionale per tali iniziative ed in caso negativo chi lo avesse autorizzato e da dove avesse tratto le rilevanti somme di denaro. Ci si immaginava che venisse dispiegata una difesa analoga a quella Fiat (Romiti aveva detto: sono il presidente del consiglio di amministrazione di una holding che controlla 11 sub holding che a loro volta controllano 1.033 società, come potete pensare che io sia a conoscenza di ciò che accade in ciascuna società; contestualmente si presentavano gli amministratori delle singole società controllate, assumendosi la responsabilità delle tangenti pagate).
Invece Sciascia rispose che si trattava di cose troppo delicate per metterne a parte gli amministratori delle singole società e che aveva avuto l'autorizzazione dal vertice del Gruppo in persona di Paolo Berlusconi.
Anche Paolo Berlusconi si presentò sostenendo di aver autorizzato Sciascia a pagare in presenza di concussione, ma fornì una indicazione della provvista di denaro che apparve falsa, perché le somme da lui indicate anche in altri procedimenti erano già esaurite dalle precedenti tangenti. Dagli accertamenti effettuati non risultavano documentati contatti tra Sciascia e Paolo Berlusconi, mentre erano frequentissimi quelli tra Sciascia e Silvio Berlusconi.
Nel frattempo era stato emanato il c.d. decreto Biondi che aveva determinato la scarcerazione degli imputati detenuti per concussione e corruzione e che, benché non convertito per difetto dei presupposti di costituzionalità, fece cessare molte collaborazioni: gli imputati ed i loro difensori hanno antenne sensibili e percepiscono immediatamente l'aria che tira.
Tuttavia alcuni dei militari imputati non erano disponibili a farsi condannare per concussione, neppure se l'aria era cambiata. Il Colonnello Tanca, all'epoca dell'arresto Direttore della
D.I.A. di Milano (e questo dovrebbe far riflettere sulle ricadute della corruzione anche in organismi delicatissimi), aveva confessato 53 delitti di corruzione.
Egli si presentò da me (anch'io una toga rossa? Solo qualche mese prima un esponente di A.N. mi aveva contattato per un incarico di ministro) e riferì che, visto che gli imprenditori si difendevano affermando che erano vittime di concussione, nel giugno 1994 un suo ex dipendente il M.llo Corrado era andato a trovarlo alla D.I.A. e commentando le indagini e l'imminente coinvolgimento di Tanca gli aveva detto che se avesse taciuto la vicenda Mondadori gli sarebbero stati molto grati.
Verificata la circostanza attraverso il registro dei visitatori nei confronti di Corrado fu chiesta ed emessa ordinanza di custodia cautelare per favoreggiamento personale; costui ammise i fatti e disse di essere stato incaricato dall'Avv. Massimo Maria Berruti di portare tale messaggio. Berruti era un ex ufficiale della Guardia di Finanza che aveva nel 1978 effettuato un controllo alla Edilnord (azienda del Gruppo Fininvest, all'epoca Edilnord S.a.s. di Umberto Previti & C.) e che aveva sentito Silvio Berlusconi a s.i.t..
Costui gli aveva riferito di ignorare chi fossero i soci della società e di essere un semplice consulente. Berruti si era accontentato di tale risposta ed aveva chiuso il controllo. Poco dopo aveva lasciato il Corpo ed iniziato a svolgere la professione forense, avendo fra i clienti società del Gruppo Berlusconi.
Verificata l'esistenza di contatti telefonici fra Berruti e Corrado fu chiesta ed ottenuta ordinanza di custodia cautelare per Berruti e - a seguito di perquisizione - nella sua agenda fu rinvenuto un passi per Palazzo Chigi per conferire con Silvio Berlusconi per il giorno 8 giugno 1994 ore 20.45.
Le successive indagini hanno permesso di appurare quanto segue:
· sull'agenda della segretaria personale di Silvio Berlusconi quel giorno risultavano annotati solo tre nomi: Scalfaro (Presidente della Repubblica), Saia (Presidente della Corte costituzionale) e Berruti, oltre ad un appuntamento con il presidente del Club di Forza Italia di Palermo "per foto";
· Berruti era entrato a Palazzo Chigi alle ore 20.45 del giorno 8 giugno 1994;
· alle ore 21.00 era terminato il Consiglio dei ministri;
· alle 21.28 dal telefono cellulare di Berruti (che era collegato dalla cella in cui si trova Palazzo Chigi) era stato chiamato il servizio abbonati della S.I.P.;
· alle 21.29 dallo stesso telefono era stato chiamato il numero dell'abitazione di Corrado (si accerterà senza trovarlo);
· Berruti trascorse la sera con una ragazza bosniaca la quale riferì poi di aver perfetto ricordo della sera (perché il giorno dopo apprese che suo fratello era morto in guerra) e che costui le aveva detto di essere molto importante e che da lui dipendeva la salvezza del Presidente del Consiglio;
· L'indomani 9 giugno Berruti contattò Corrado ed il 10 giugno quest'ultimo portò il messaggio a Colonnello Tanca.
A questo punto era necessario interrogare Berruti e Silvio Berlusconi simultaneamente per evitare che venisse concordata una versione comune ed era anche necessario fare in fretta prima che trapelasse al notizia di quanto accertato.
Fu spedito invito a presentarsi nei confronti di Silvio Berlusconi il primo giorno dopo le elezioni amministrative del 1994. Non è vero che l'invito fu notificato a Napoli mentre il premier presiedeva una conferenza internazionale sulla criminalità e la corruzione. I Carabinieri avevano riferito che nel pomeriggio sarebbe rientrato a Roma e quindi l'atto fu consegnato a due ufficiali perché lo notificassero a Roma. Giunti a Roma presero contatto con Silvio Berlusconi che chiese loro di comunicare il contenuto dell'atto. Gli ufficiali informarono il destinatario della natura dell'atto e presero appuntamento per il giorno successivo per procedere a notifica.
Il giorno successivo Silvio Berlusconi decise di presiedere la conferenza, benché ciò non fosse previsto nel programma, e nella notte il Corriere seppe (non si è mai riusciti a sapere come) di parte del contenuto dell'atto inviato e pubblicò la notizia.
Silvio Berlusconi rinviò più volte l'interrogatorio e quando questo avvenne egli e Berruti fornirono versioni contrastanti. Berruti disse di essersi recato a Palazzo Chigi ma di non essere stato ricevuto, Berlusconi disse che avevano parlato delle elezioni in Sicilia.
Fu esercitata l'azione penale e tutti gli imputati che non chiesero riti alternativi furono rinviati a giudizio.
Il Tribunale assolse Paolo Berlusconi per non aver commesso il fatto e condannò tutti gli altri imputati.
La Corte d'Appello assolse Silvio Berlusconi per la vicenda Telepiù e - previa concessione delle attenuanti generiche - dichiarò non doversi procedere nei confronti dello stesso per intervenuta prescrizione, pur confermando la condanna al risarcimento dei danni nei confronti della parte civile Ministero delle Finanze.
Peraltro la Corte affermò che tutta la vicenda Berruti - Corrado - Tanca era irrilevante in quanto successiva ai fatti.
Le condanne nei confronti degli altri imputati furono confermate. La Corte di cassazione non si è occupata della questione affermando che la Corte d'Appello aveva considerato irrilevanti tali fatti ed ha assolto Silvio Berlusconi per non aver commesso i fatti, confermando la condanna per gli altri imputati.
(...)
Nel processo relativo al lodo Mondatori tutti gli imputati sono stati prosciolti all'udienza preliminare. A seguito di appello del P.M. la Corte d'Appello ha prosciolto Silvio Berlusconi per prescrizione, previa concessione delle attenuanti generiche e rinviato a giudizio gli altri imputati.
La Corte di cassazione ha confermato il proscioglimento per prescrizione. È in corso il procedimento per corruzione nei confronti di Silvio Berlusconi, Cesare Previti, Renato Squillante ed altri per la vicenda S.M.E.
(...)
Azzardo però una ulteriore ipotesi: e se la contrapposizione fosse stata creata da Silvio Berlusconi con l'invenzione delle "toghe rosse"? Se i magistrati di Milano fossero "toghe rosse" come mai gli attacchi più duri sono venuti anche dai D.S. (Bicamerale con le varie bozze Boato, riforme processuali e ordinamentali che hanno messo in ginocchio le Procure). I miei Colleghi ed io abbiamo subito 14 procedimenti disciplinari: metà circa avviati dal Ministro Mancuso, uno dal Procuratore Generale, e gli altri dal Ministro Flick e questi ultimi erano i più insidiosi. Tranne uno ancora pendente tutti gli altri si sono conclusi con assoluzioni. Dovrebbe essere il segno di una certa equidistanza.
(...)
In linea generale sono d'accordo che sia inopportuno che i magistrati si candidino ad incarichi politici, almeno finché fanno i magistrati. Trovo però inopportuno che siano privati dell'elettorato passivo: i diritti civili vengono tolti ai delinquenti non ai giudici!
Nel caso di specie però voglio fare due osservazioni:
· la prima: il fatto stesso che le candidature siano in opposti schieramenti dovrebbe far escludere che siano tutte "toghe rosse" (per di più fu Silvio Berlusconi ad offrire il Ministero dell'Interno a Di Pietro) e quindi emanazione di una sola parte politica;
· la seconda: gli attacchi più violenti li subiscono coloro che non si sono candidati e che continuano a fare il loro dovere.""

 




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