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Romano
Ricciotti
Samizdat di pensieri alternativi - numero 6 Mani Pulite, catarsi mancata o prosecuzione della politica con altri mezzi?
(Rimini, 28 febbraio 2002)
 
 

Si racconta che il cardinale Ippolito d'Este, dopo la lettura dell'Orlando furioso, abbia detto a Ludovico Ariosto: "Messer Ludovico, dove mai avete trovato tante corbellerie?".
E' quel che mi son chiesto dopo aver letto le sciocchezze che da destra a sinistra (hinc et inde, come dicono i vecchi giuristi che hanno fatto il liceo classico) sono state sussurrate, dette e gridate in occasione del Decennale di Mani Pulite.
Sull'autorevole Liberal (Febbraio-Marzo 2002), all'anniversario è dedicata un'ampia sezione illustrata con riproduzioni in bianco e nero (più nero che bianco) della sepoltura di Nostro Signor Gesù Cristo, dell'offerta del capo mozzato di San Giovanni Battista sul vassoio, della decapitazione di Oloferne e altre simili, capolavori del cupo realismo di Caravaggio. Con siffatto messaggio subliminale la direzione del periodico accompagna articoli dal titolo "I

giorni del Terrore", "Il decennio pericoloso", "Il colpo diStato".
Da queste pagine, il Presidente emerito della Corte costituzionale, Vincenzo Caianiello, ammonisce che "Finchè si continuerà a negare che nei giorni del "terrore" fu fatto un uso improprio aggressivo e persecutorio degli strumenti giudiziari e che le iniziative giudiziarie furono portate avanti a senso unico, (...) della giustizia rimarranno soltanto le macerie".
Infatti, incalza Ennio Pintacuda, "la magistratura, tutta la magistratura, quella inquirente e quella giudicante, hanno pressochè fallito l'obbiettivo del loro ufficio, colpire i colpevoli".
Non poteva essere che così, giacchè "Tangentopoli -secondo Francesco Perfetti- è stata davvero una 'rivoluzione strisciante' guidata da più attori, taluni consapevoli, altri inconsapevoli, che hanno puntato sulla destabilizzazione del sistema attraverso la delegittimazione della classe politica".



Indagini a senso unico, delegittimazione della classe politica liberaldemocratica (il Caf) a favore del Pci-Pds?
Per niente vero, afferma Carlo Nordio, (il magistrato del pubblico ministero gradito ad Arcore e collocato alla presidenza della Commissione per la riforma del codice penale) lo stesso che, dopo avere a lungo inquisito il Pds, ha chiesto l'archiviazione dell'accusa contro Achille Occhetto e Massimo D'Alema. Egli si sforza di spiegare, sulle stesse pagine, agli illustri preopinanti, che Mani Pulite "non fu un'invenzione delle procure nè un complotto"; che non può essere rivolto "a una parte della magistratura l'addebito di aver privilegiato certi partiti"; che, a questo proposito, "il caso Greganti è emblematico. Nessuno ha creduto che i denari ricevuti dal granitico cassiere pidiessino fossero destinati alle sue onestissine tasche. E le trionfali accoglienze riservategli alla festa dell'Unità dopo la lunga carcerazione dimostrano la gratitudine dei compagni per aver salvato, almeno formalmente, l'immagine del partito" [ma altro è non credere e altro è avere le prove]; "che le condanne [di Craxi], proprio perchè pronunziate a seguito di regolari giudizi, erano certamente legittime", anche se "non razionalmente eque".
Da sinistra, lo scrittore Antonio Tabucchi osserva -compiaciuto- che "Mani Pulite ha indubbiamente costituito una sorta di rivoluzione" e aggiunge
-dispiaciuto- che "oggi, a qualche anno di distanza, la rivoluzione sembra più apparente che reale" (Micromega, n. 1 2002)
Al "Palavobis" di Milano, nel corso dell'affollata manifestazione del 23 febbraio 2002, si sono dette e cartellonate idiozie come "Otto mesi fa, quando è salito a Palazzo Chigi, Berlusconi ha fatto morire la democrazia" (Il Corriere della sera, 24 febbraio 2002). Massimo D'Alema è costretto a negare che, secondo una corbelleria diffusa a sinistra, in Italia esista un "regime" (La Repubblica, 25 febbraio 2002).



Vi è però chi saggiamente non presta attenzione alle corbellerie, ma al fatto che quarantamila persone si sono radunate per la difesa della giustizia in Italia, contro il Governo e la maggioranza, ma anche contro la Sinistra.
"...la destra -scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera del 24 febbraio 2002- farebbe oggi un grave sbaglio a liquidare la giornata per la legalità al Palavobis come il colpo di coda di una piccola minoranza dstinata a trascinarsi su rancori e rimpianti di sconfitta in sconfitta".
[Aggiungerei, sommessamente, che, il 13 maggio 2001, nell'elezione del Senato, la Sinistra (Ulivo + Rifondazione comunista) conseguì 14.965.982 voti (44,3 per cento) e il Centrodestra (Polo + Lega) ne ottenne 14.518.594 (42,9 per cento, perdendo quasi il 5 per cento rispetto all'elezione del
1996), e vinse a causa della mancata coalizione fra Ulivo e Rifondazione. Un'altra leggera erosione sul Centro-destra e una diversa strategia della Sinistra saranno sufficienti per rovesciare il risultato. Anzichè attribuire alle invettive del Palavobis l'esplosione di una bomba rudimentale sotto gli occhi distratti dei custodi del Viminale, il Presidente del Consiglio e il Ministro della Giustizia farebbero bene a riflettere su di un'altra marcia dei quarantamila, quella di Torino del 14 ottobre 1980, che segnò l'inizio del declino della Sinistra sindacale e politica].


Tutto sommato, il commento politico più equilibrato all'evento del Decennale di Mani pulite è quello di Marcello Veneziani (Il Giornale, 18 febbraio 2002).
"(...) Non mi riconosco -annota Veneziani- né in chi celebra l'anniversario di un golpe nè in chi celebra l'anniversario di una resurrezione. Se credessi alla prima ipotesi, dovrei negare l'esistenza di una corruzione larga e diffusa nel Paese, dovrei negare l'entusiasmo che raccolse quell'inchiesta in tutta Italia e nel centrodestra, dovrei negare l'esistenza di magistrati liberi da ogni disegno politico-giudiziario, non di sinistra, che condussero quelle indagini. E dovrei rivalutare la magistratura distratta e connivente del passato, il consociativismo della corruzione, la democrazia bloccata e senza alternanza dei decenni passati.
Ma se credessi a Mani pulite come a una sorta di guerra di liberazione, negherei valore alla democrazia che effettua i suoi cambiamenti col voto dei popolo sovrano e non a colpi di toga e di sentenze; negherei dignità al mìo Paese, ritenendo che i suoi mutamenti possano avvenire solo con atti di forza a opera di Illuminati Tutori; e negherei infine che accanimenti unilaterali ci furono in Manipulite insieme a deprecabili protagonismi e tragici errori. (...) Io non credo alla preminenza di un disegno politico dietro Tangentopoli; posso al più pensare all'utilizzazione politica dell'azione giudiziaria e dei suoi effetti. Non escludo che vi fossero disegni politici in quel senso, anzi personalmente credo che esistesse sia a livello intemo sia a livello internazìonale un progetto di quel tipo. Ma non riesco a pensare che l'ondata di inchieste, partite dieci anni fa, avesse in prevalenza alle spalle un disegno politico. Larga parte di quelle inchieste nacquero indipendentemente da un progetto politico; magari c'era in molti magistrati un'ansia di protagonismo e di orgoglio corporativo, la convinzione di essere loro in quel momento i detentori unici del Potere legittimo e legale.
Sono invece certo, come è ovvio, che quelle inchieste abbiano prodotto un effetto politico, abbiano concorso ad azzerare un sistema. un equilibrio di poteri, e a delegittimare una classe dirigente. Non solo quella inquisita, signori miei, ma tutta la ragnatela su cui si reggeva l'intero sistema consociativo, che comprendeva il Pci. Altrimenti non si spiegherebbe perché all'indomani di Tangentopoli gli italiani avessero deciso di preferire la novità del centrodestra, il Msi, la Lega e Forza Italia al Pds e dintorni. Allora qual è stato il risultato politico di Mani pulite?
In positivo ha contribuito in modo determinante a gettare le basi per far nascere nel nostro Paese una democrazia dell'alternanza. Aiutando a far crollare un blocco di potere, ha liberato forze in chiave bipolare. E questo mi sembra un effetto salutare. In negativo ha contribuito in modo determinante a indebolire la politica rispetto ad altri poteri non solo quello giudiziario, ma quello economico, quello tecnico, quello sovranazionale, quello culturale.
(...) Poi sul giudizio storico di Tangentopoli possono permanere tutte le divergenze; io continuerò a ritenere complessivamente giusta e salutare quell'inchiesta, nonostante le deviazioni, le aberrazioni e gli accanimenti che ci sono stati. Ma non si può pensare di affidare la democrazia ai Tutori come se fossimo un Paese di minorenni e di minorati. Vogliamo le chiavi di casa".




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