il Soavese e l'Est Veronese

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direttore Angelo Peretti



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Le strade del vino
Clicca qui sotto per leggere l'itinerario della strada del vino che t'interessa:
La strada del Soave
La strada del Lessini Durello

Il Links del vino dell'Est Veronese
http://www.ilsoave.com
Sito ufficiale del Consorzio di tutela del Soave e del Recioto di Soave.
http://www.montilessini.com
Sito ufficiale del Consorzio tutela vini Lessini Durello.
http://www.arcoledoc.com
Sito ufficiale del Consorzio di tutela dei vi
ni Arcole doc.
Il formaggio non più estinto
Lo straordinario caso del Niotiko greco salvato dal consorzio di tutela del Lessini Durello nelle parole di Carlo Petrini


Soave news
Una rassegna di comunicati stampa dedicati al Soave

Il Soave tra tradizioni, tendenze ed innovazioni

Sedici aziende fanno debuttare il Soave Superiore docg al Vinitaly 2003

Dal Cile per uno stage nella culla del Soave, protagonisti due studenti figli di emigranti veronesi

Un libro racconta storia e caratteri del Soave. L'hanno scritto Paolo Morganti e Sandro Sangiorgi

Cinque Soave premiati coi tre bicchieri della guida "Vini d'Italia 2003" di Slow Food e Gambero Rosso

I Soave premiati dalle guida di Slow Food e dell'Associazione Sommelier nel 2002

Durello & Arcole news
Una rassegna di comunicati stampa dedicati al Durello e all'Arcole doc

Un libro dedicato al Durello: l'ha scritto Ferando Zampiva per il Consorzio di tutela

Progetto zonazione per il Lessini Durello: lo spumante dell'Est Veronese vuole crescere

La polenta, l'anguilla e l'Arcole doc: tra storia e gastronomia

Commercio equo e solidale a San Martino Buon Albergo
A San Martino Buon Albergo (Verona) si inaugura venerdi 3 ottobre il primo bar del nordest del Commercio equo e solidale.
La strada del Soave
Il Soave doc si produce nel tratto nord-orientale della provincia veronese. L'area di produzione comprende in tutto o in parte i territori comunali di Soave (il vino prende il proprio nome da quello della cittadina), Monteforte d'Alpone, San Martino Buon Albergo, Mezzane, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione, San Bonifacio, Cazzano di Tramigna, Colognola ai Colli, Caldiero, Illasi e Lavagno. Solo i vini prodotti a Soave e Monteforte, tuttavia, possono fregiarsi della specificazione di Soave classico: è infatti questa l'area di origine più antica, la zona "storica".
Il cuore dell'area di produzione del Soave, la zona "classica", è nei territori comunali di Soave e Monteforte d'Alpone. A Soave il paesaggio è dominato dallo splendido castello scaligero, imponente e perfettamente conservato. Nelle strutture del castello si innesta anche la cinta muraria, intervallata da 24 torri, che ai piedi del colle della Rocca racchiude il centro storico. All'interno delle mura ai piedi della Rocca, fra i vari edifici civili degni di menzione, ricordiamo il trecentesco palazzo di Giustizia e palazzo Cavalli in stile gotico veneziano. La chiesa parrocchiale conserva opere del Morone, del Farinati, del Cignaroli e dell'Ugolini. Il centro storico di Monteforte d'Alpone è caratterizzato dalla monumentale chiesa parrocchiale di Santa Maria Maggiore, progettata da Bartolomeo Giuliari: una vasta scalinata conduce ad un ampio pronao; all'interno sono da ammirare pregevoli opere d'arte, attribuite fra l'altro al Caroto e a Girolamo dai Libri. È del Giuliari anche il palazzo comunale, che conserva tele del Brusasorzi, del Camuzzoni e, forse, del Rotari. Il palazzo vescovile, quattrocentesco, dà sulla piazza principale del paese. Ha probabili origini trecentesche la chiesa dei Cappuccini, detta anche di Santa Maria Fossa Dragone. Un itinerario nella zona può comprendere anche un'escursione a Colognola ai Colli, Illasi e Cazzano di Tramigna, che distano pochissimi chilometri da Soave. Colognola ai Colli è dominata dal rialzo su cui sorge la chiesa dei Santi Fermo e Rustico. La Pieve di Santa Maria contiene affreschi trecenteschi e resti di lapidi romane. Illasi vanta un bel municipio, ma il monumento più significativo è lo splendido palazzo Pompei-Carlotti. Nei dintorni c'è un altro magnifico edificio civile: villa Perez-Pompei. Cazzano di Tramigna ospita in giugno un'importante mostra delle ciliegie. Fra i colli è da vedere la trecentesca chiesa di San Pietro in Briano
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La strada del Lessini Durello
Un breve itinerario nella zona di produzione del Lessini Durello segue il corso del torrente Alpone. Da Soave, ci si dirige verso Monteforte d'Alpone, raggiungendo poi Roncà, dove esiste un museo dei fossili. Si giunge quindi a Montecchia di Crosara: su di un colle c'è la chiesa di San Salvaro. L'itinerario lungo la Val d'Alpone prosegue verso San Giovanni Ilarione e arriva infine a Vestenanova, dove spicca la chiesa parrocchiale ornata da un poderoso colonnato. Vale poi la pena allungare il viaggio sino a Bolca, in piena Lessinia (900 metri di altitudine), dov'è da non perdere la visita al museo dei fossili, raccolti nella "pesciàra" locale, celebre per i suoi magnifici pesci fossili.
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Il Soave tra tradizioni, tendenze e tentazioni
Quattro tra le più illustri "firme" dell'attuale giornalismo enologico si sono ritrovate attorno ad un tavolo per raccontare del loro personale rapporto con il vino Soave discutendone la tradizione, l'attualità e il futuro in un incontro-dibattito che ha visto protagonisti anche i produttori.
Eleganza, armonia, equilibrio, semplicità: in una parola, "soavità". Il Soave che piace ha racchiusa la formula vincente già nel suo nome, figlio di un territorio e di una tradizione storica che costituiscono anche alcune tra le principali attrattive del vino stesso. Ne sono convinti quattro tra i più accreditati giornalisti enologici, chiamati a confrontarsi con i produttori in un affollato incontro tenutosi presso il Palazzo Vescovile di Monteforte d'Alpone in occasione della 73ª Festa dell'Uva del paese e organizzato dal Consorzio Tutela Vini Soave con la collaborazione dell'assessorato all'agricoltura di Monteforte. Massimo Di Cintio ("Gambero Rosso"), Nicola Frasson ("Slow Food"), Andreas März ("Merum"), Fabio Piccoli ("L'Informatore Agrario"), coordinati da Elisabetta Tosi ("Veronelli E.V."), hanno discusso de "Il Soave fra tradizioni, tendenze e tentazioni" a ruota libera, toccando gli argomenti più attuali nel mondo dei vini bianchi e dando vita anche ad un vivace dibattito tra ospiti e pubblico. Tutti e quattro si sono detti d'accordo sulla grande evoluzione che il Soave ha subito negli ultimi anni: una crescita tuttora in atto e che interessa sia il vino che il vigneto, di aziende storiche come di nuove realtà. Massimo Di Cintio, in particolare, grande esperto di vini bianchi del centro-sud Italia, ha messo l'accento sul grande entusiasmo da lui riscontrato nel corso del suo recente servizio sul Soave realizzato per la rivista nazionale "Civiltà del bere": "E' un entusiasmo che non ho trovato in altre zone d'Italia, l'entusiasmo di chi vuol far bene ed è orgoglioso della sua terra e dei progetti che stanno nascendo". Sperimentazione e ricerca insomma non sono più appannaggio solo di poche storiche case vinicole ma anche dei nuovi produttori: "Sono sempre più numerose le aziende che riescono a mettere sul mercato vini che dimostrano di essere nati da progetti precisi" ha osservato Andreas März. A dispetto del momento positivo che sta vivendo però, nel tentativo di piacere sempre di più anche il Soave rischia di lasciarsi tentare da alcune facili scorciatoie: "La tentazione dei vini bianchi d'oggi è quella di travestirsi da rossi - ha detto Di Cintio - caricandosi di alcool e legno. Dicono che è così che piace ai consumatori, ma io non sono d'accordo: un certo gusto internazionale è stato imposto da pochi grandi produttori, soprattutto americani". E proprio dall'America sta diffondendosi una significativa inversione di tendenza, ha rivelato Fabio Piccoli, reduce da un recente viaggio negli Stati Uniti : "Dopo aver ammazzato i bianchi a forza di barrique, oggi persino nei vini più internazionali si punta su doti di freschezza ed eleganza. Il Soave deve recuperare quella "semplicità" che gli è caratteristica, e che non è sinonimo di povertà di sostanza, bensì espressione di doti d'armonia ed equilibrio".
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Il formaggio non più estinto. Lo straordinario caso del Niotiko greco salvato da un singolare consorzio veneto
di Carlo Petrini - da «La Stampa» del 6 dicembre 2003
Il Consorzio di tutela del vino Lessini-Durello, sui monti Lessini in Provincia di Verona e di Vicenza, ha evidentemente una particolare vocazione alla salvaguardia della biodiversità e delle produzioni tradizionali. Innanzi tutto, in pochi anni è riuscito a recuperare la coltivazione del Durello (o Durella), un nobile vitigno locale che rischiava di scomparire per sempre dalla zona. La produzione enologica attuale, pur se attestata su numeri non imponenti, propone buoni bianchi e interessantissimi spumanti metodo classico che riescono a garantire la sopravvivenza di quest'uva dalle origini antichissime. La vocazione si è però ulteriormente dimostrata con una di quelle iniziative che trovo fantastiche; perché oltre alla meritoria attività di difesa della produzione gastronomica tradizionale in via d'estinzione, si realizzano curiose sinergie a livello umano, incontri anche improbabili, ma sempre affascinanti. Il Consorzio ha deciso di sostenere il progetto di salvaguardia di un formaggio greco che evoca la storia più antica della sua terra: il Niotiko. Il nome significa semplicemente "di Ios", un'isola a un'ora di traghetto da Santorini. La parte costiera dell'isola è meta di culto per i discotecari di tutto il mondo, che qui non possono farsi mancare nulla e infatti arrivano copiosi, ma al suo interno nasconde montagne disabitate, muretti di pietra, pascoli, pastori, capre e pecore. La principale tradizione pastorale di Ios è questo formaggio caprino a latte crudo (con piccolissime porzioni di pecora e di vacca) con l'aggiunta di un po' di caglio artigianale. Ha una tecnica di lavorazione semplicissima, che riesce a restituire tutte le caratteristiche del territorio dove nasce: assolato, selvaggio, pietroso. Il Niotiko sa di erbe aromatiche, di vento e di salsedine, in bocca è ricco, cedevole, grasso e pastoso. Il progetto di salvaguardia intende aiutare i pastori a non smettere di produrlo, affinandone le qualità organolettiche tramite una stagionatura ottimale e cercando di mettere a norma molti di loro che oggi sono realmente dei produttori semi-clandestini. Questo consentirà di unire le forze (la realtà è di circa 50 pastori con 50/100 capre a testa) e di rilanciare sul mercato greco il formaggio, unico e forte simbolo della loro identità. I produttori veneti hanno davvero preso a cuore questo progetto, tanto che prima della presentazione ufficiale che avverrà a Verona il prossimo 12 dicembre (info 045 7681578) si sono recati in delegazione a Ios, hanno conosciuto i pastori, gli altri formaggi che producono (tutti interessanti) e i luoghi familiari dove caseificano. Sembra quasi che sia nato un amore tra i monti Lessini e la Grecia più mediterranea, tant'è vero che il Consorzio si è offerto anche di finanziare un progetto di ristrutturazione degli antichi mulini dell'isola, per adibirli a locali di stagionatura e vendita del Niotiko. Forse questo è un esempio di globalizzazione virtuosa, forse è soltanto una bella amicizia, ma sta di fatto che siamo sicuri che un vitigno antichissimo e un formaggio eccezionale, insieme, non spariranno dalla faccia della terra. Chapeau!
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Dal Cile per uno stage nella culla del Soave
Sono arrivati dal Cile per scoprire tutti i segreti del Soave, "Classico bianco d'Italia". Grazie alla Camera di commercio di Verona, all'Associazione veronesi nel mondo e alla Provincia di Verona il "vigneto" Soave nei primi giorni del 2003 è stato meta di uno stage per due studenti cileni figli di veneti. Claudia Zecchetto, nata in Cile da genitori veronesi, si occupa di turismo ed è stata selezionata per lo stage alla luce delle sue intenzioni di approfondire la conoscenza e sviluppare iniziative rivolte all'associazione tra turismo ed enogastronomia. Leonardo Comunian, cileno con genitori padovani, si occupa invece di informatica ed è impegnato in un progetto di studio volto all'esame del mercato dei vini bianchi in Cile e all'individuazione di una nicchia di mercato da riservare ai vini italiani. Invitati, come detto, dalla Camera di commercio scaligera per il tramite degli imprenditori veneti in Cile, i due giovani, accompagnati da Claudio Valente, presidente dell'Associazione veronesi nel mondo e rappresentante della Camera di Commercio, dall'assessore provinciale Alberto Martelletto e da Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio tutela vini Soave e Recioto di Soave, sono stati impegnati nel corso dello stage in visite alla zona di produzione, a cantine private e cantine sociali. Motivo di interesse è stata per i giovani cileni anche la realtà della Casa del Vino, struttura in cui confluiscono, all'insegna della difesa e promozione del binomio vino e territorio, anche il Consorzio tutela vino Lessini Durello Doc, il Consorzio dell'Arcole Doc, le strade del vino del Soave e del Durello oltre a numerosi uffici di assistenza tecnica.

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Il Durello in un libro
La storia del vino Lessini Durello è raccolta in un libro. Il Consorzio tutela vini Lessini Durello doc ha promosso la pubblicazione di un monografia dedicata al Durello, ai sapori, ai luoghi, alle storie e alle tradizioni del «vino dei Cimbri». Il volume è stato presentato venerdì 20 dicembre 2002 alla Loggia di Frà Giocondo, in Piazza dei Signori a Verona dall'autore Fernando Zampiva e dal presidente del Consorzio tutela Abele Casagrande. Presenti anche i giornalisti Sandro Sangiorgi e Sebastiano Carron, l'assessore provinciale all'agricoltura Alberto Martelletto, Claudio Valente della Giunta della Camera di Commercio di Verona, Claudio Pasquetto, presidente del Consorzio Verona Tuttintorno. Casagrandeha sottolineato il ruolo del Durello come vero e proprio presidio del territorio.

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Il Soave in trecento pagine
Tutto "Il Soave" in trecento pagine. Si chiama proprio "Il Soave" il libro edito nel 2002 da Morganti Editore in collaborazione con il Consorzio di tutela dei vini Soave e Recioto di Soave. Il testo propone "il classico bianco d'Italia" al mondo degli addetti ai lavori e, più in generale, a quello dei curiosi. Scritto a quattro mani da Paolo Morganti e Sandro Sangiorgi, fa parte della collana "Il teatro dei sapori". Illustra la storia del Soave, dalla nascita dei primi vini dolci e la loro fortuna nei secoli sino alla creazione del Soave di oggi, "un vino bianco di grande pregio con enormi margini di miglioramento", i vitigini descritti con l'abilità di chi concilia le regole del disciplinare di produzione con la tradizione locale, il percorso dal vigneto alla cantina e, finalmente, il Soave in tutte le sue rappresentazioni, dal Soave doc e la sua versione spumante al Soave Superiore docg, dal Recioto di Soave docg al nobile spumante a darantita, attentamente proposto nel caleidoscopio dei suoi caratteri. Una sezione del volume è dedicata ai "volti del Soave". Corredano il testo numerose fotografie che, raccontando il Soave ieri e oggi, fanno del volume tanto uno strumento di lavoro, quanto una pregevole galleria da sfogliare.
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2003: tre bicchieri per cinque Soave
Cinque super Soave hanno ricevuto al Salone del Gusto 2002 i loro "tre bicchieri". Il Soave è stato protagonista d'eccezione in quella che è per antonomasia la cassaforte dei sapori tipici e del territorio che Slow Food ha ospitato al Lingotto di Torino dal 24 al 28 ottobre 2002. I cinque Soave riconosciuti da "tre bicchieri" da "Vini d'Italia 2003", la celebre guida edita da Slow Food e Gambero Rosso sono: "La Rocca" 2000 di Leonildo Pieropan; "Le Rive" 2000 di Suavia; "Monte Alto" 2000 di Cà Rugate; "Monte Pressoni" 2001 della Cantina del Castello; "Vigneto Du Lot" 2000 di Inama.
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2002: i Soave sulle guide
Sono cinque i Soave Classico Superiore che, nelle pagine della Guida ai vini d'Italia 2002 delle edizioni Gambero Rosso-Slow Food sono segnalati con "tre bicchieri", come dire l'eccellenza tra i bianchi: il Soave Classico Superiore Contrada Salvarenza 2000 dell'Azienda agricola Gini, il Soave Classico Superiore Vigneto Du Lot 1999 di Inama, il Soave Classico Superiore Bucciato 1999 di Cà Rugate, il Soave Classico Superiore Monte Grande 2000 dell'Azienda agricola Prà ed il Soave Classico Superiore La Rocca 2000 dell'Azienda Pieropan. Se a questo già lusinghiero dato si aggiungono gli altri dieci grandi Soave capaci di attestarsi ad un passo dai "tre bicchieri" il risultato complessivo è decisamente entusiasmante e testimonia l'impegno che in questi ultimi anni ha contraddistinto i produttori per far sì che il Soave vivesse appieno il proprio personalissimo "rinascimento".
Oltre ad essere stata la prima inaugurando un prolifico settore editoriale, il lusinghiero bilancio della selezione per la Guida ai vini d'Italia, stampata in oltre 100 mila copie ed edita in tre lingue, fa il pari con le segnalazioni dell'Associazione dei sommelier che ha assegnato i suoi "cinque grappoli" ad altri tre Soave e ad un Recioto. Chiamati a confrontarsi con oltre 300 vini, i Soave giudicati eccellenti dalle commissioni dei sommelier sono stati il Soave Classico Superiore La Froscà 2000 di Gini, il Soave Classico Superiore La Rocca 1999 di Pieropan, il Soave Superiore Le Rive 1999 di Suavia. A fregiarsi dei "cinque grappoli" è stato anche il Recioto di Soave La Broia 1998 dell'azienda Roccolo Grassi di Bruno Sartori.
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Progetto zonazione per il Lessini Durello
Che ci sia aria di crescita in casa del Monti Lessini lo dimostra anche l'ambizioso progetto di zonazione messo in cantiere dal Consorzio.

Partendo dal presupposto che il binomio vino-zona debba essere promosso ad unico "plus" capace di trasmettere i caratteri qualitativi del vino, farlo emergere, valorizzare, tutelare e consentire un appropriato uso di un territorio unico e irriproducibile, il Consorzio e l'Istituto sperimentale di viticoltura di Conegliano hanno improntato uno studio che mira ad individuare per alcune realtà pedoclimatiche anche altri vitigni di pregio che possano reggere il confronto con l'autoctona Durella.
Il pensiero corre quindi alla possibilità di affiancare ai rinomati spumanti anche vini rossi a base di Pinot nero o Merlot i cui siti di coltivazione e le cui tecniche di allevamento siano le fondamenta di una notorietà nascente.
I rilievi che sono in corso di svolgimento, e che vedono in dirittura d'arrivo l'indagine pedologica, interesseranno i 600 ettari dell'intera area a doc Monti Lessini-Durello (sette comuni nel vicentino, diciannove nel veronese) e punteranno alla verifica delle caratteristiche delle zone dove prendono origine i vini, dotandoli di una impronta propria capace di evocare istantaneamente il territorio di produzione.
Le uve delle diverse unità saranno destinate alla vinificazione al centro provinciale di San Floriano. Il progetto si sostanzia anche di una verifica climatica visto che questi dati, associati a quelli relativi alle caratteristiche fisiche dei suoli, saranno utilizzati per la determinazione dei bilanci idrici annuali che costituiscono valido e indispensabile supporto per l'interpretazione dei risultati qualitativi.
E proprio per studiare la risposta qualitativa di diverse selezioni di Pinot nero nella primavera 2000 sono stati piantati cinque vigneti di questa varietà al cui interno sono stati messi a confronto nove cloni, due italiani e sette francesi.
Il progetto di zonazione attesta quindi l'interesse sempre crescente per le potenzialità di questa caratteristica doc che lo scorso anno è stata interessata anche dal progetto Spumante Classico Veneto: tutta l'area vitata dei Lessini, infatti, è stata oggetto dei rilievi volti all'individuazione, all'interno dell'arco collinare veneto delle aree maggiormente vocate alla produzione di uve (Pinot bianco e nero, Chardonnay) per l'ottenimento di vini spumanti metodo classico.
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La polenta, l'anguilla e l'Arcole doc
Tra storia, memoria e nuove idee: con questo sottotitolo si è tenuto sabato 31 agosto 2002 ad Albaredo d'Adige "Polenta, anguilla e Arcole Doc", l'incontro enogastronomico voluto dal Consorzio Tutela Vini Arcole Doc nel contesto delle iniziative promozionale della Doc nata nel 2000.

Carlo Bressan, presidente del Consorzio, ha dato il via alla manifestazione con una relazione su "La polenta tra Serenissima e 'Fiume Novo'". L'intervento del presidente ha indagato come la coltura del mais sia andata radicandosi nella zona di produzione dell'Arcole e come la stessa sia stata capace di condizionarne l'evoluzione sociale. Presente sulle tavole venete per accompagnare carni e condimenti nelle mense più ricche o pietanza unica per i più poveri, i contadini, il mais e quindi la polenta è uno dei prodotti tipici che il Consorzio intende affiancare all'Arcole per valorizzare in maniera omogenea l'intero comprensorio di produzione, difenderne i valori, esaltarne le peculiarità ponendo così le basi per l'istituzione di una apposita strada del vino, e com'è naturale che sia, non solo del vino. E' stato così anche per l'asparago, il radicchio, la patata, la mela ed il radicchio ed oggi tocca alla polenta e all'anguilla portare avanti il discorso lungo questo virtuoso percorsi di sapori e conoscenza. "Questo viaggio ideale", ha spiegato Carlo Bressan, "continua ad Albaredo d'Adige con la polenta e l'anguilla, entrambe testimoni negli ultimi 500 anni di una rivoluzione alimentare che ha accompagnato e sostenuto l'evoluzione sociale ed economica del Veneto. Polenta, anguilla e Arcole Doc diventano quindi sintesi di questo grande giacimento enogastronomico ricompreso tra l'Adige, l'Alpone ed il Guà".
Che tra polenta ed anguilla corra buon sangue lo ha testimoniato un esperto del calibro di Angelo Peretti: all'enogastronomo, che è anche fiduciario Slow Food, è stata affidata una godibile relazione sul matrimonio dei sapori tra questi due alimenti. A chiudere questo primo momento della manifestazione è intervenuto l'enologo Giuseppe Carcereri che ha proposto una riflessione sull'Arcole Doc tra storia e gastronomia.
Chiusa la parentesi per così dire "teorica" della serata è stato possibile dedicarsi a quella "pratica": al vicino campo della fiera i presenti hanno avuto la possibilità di avvicinare e conoscere polenta, anguilla ed Arcole Doc nelle sue quattro espressioni (Chardonnay, Pinot Grigio, Merlot e Cabernet Sauvignon) e scoprire, grazie ad una stuzzicante degustazione, quanto possano andar d'accordo tra loro.
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Sedici aziende fanno debuttare il Soave Superiore docg
Soave Superiore Docg a quota sedici: tante sono le aziende vitivinicole che già quest'anno proporranno ai consumatori il Soave Superiore Docg, prima Garantita veneta assegnata ad un vino bianco "tranquillo" e seconda nel comprensorio del Soave dopo quella che nel 1998 ha premiato il Recioto di Soave. Prende le mosse da questo dato il progetto del Consorzio tutela vini Soave e Recioto di Soave che proprio al folto e selezionato pubblico di Vinitaly 2003 presenterà ufficialmente il "Super Soave". Non ci saranno le bottiglie, disponibili solo alla fine dell'estate, visto che la nuova Garantita è un prodotto che abbisogna di un lungo periodo per maturare ed esprimere la sua personalità e anche questo aspetto è uno dei punti qualificanti che differenziano questo nuovo Soave dall'inossidabile Soave Classico Doc e dal Soave Colli Scaligeri, quello prodotto con uve di collina non comprese nella zona classica. Vinitaly 2003, che andrà in scena alla Fiera di Verona dal 10 al 14 aprile, sarà una sorta di laboratorio di studio di questo nuovo Soave in occasione del quale saranno oggetto di approfondimento tanto le ragioni che hanno portato i produttori a riproporre con forza, con la Garantita, la centralità e l'originalità del Soave, quanto i nuovi impegni che l'intera filiera, con la Docg, andrà ad assumersi. La "promozione" del Soave, però, aprirà le porte ad innumerevoli nuove opportunità ed anche questo punto diventerà terreno di confronto. Rimandato il giudizio del gusto resta la valutazione dei numeri: sono 125
gli ettari iscritti all'apposito albo vigneti di 79 agricole che hanno detto sì al Soave a Garantita sin dalla prima vendemmia. Controllate ripetutamente dai tecnici consortili, che hanno effettuato prelievi in cantina, analisi e degustazioni collettive con i produttori interessati, queste vigne promettono 500 mila bottiglie di Soave Superiore Docg. Il vino in bottiglia avrà una gradazione minima di 12 gradi alcool (12 e mezzo per le tipologie Riserva, quelle riconosciute ai vini vini affinati almeno due anni) ed un importante estratto netto di 20 grammi per litro. In tema di affinamento il Soave Docg dovrà essere messo al consumo solo dal 31 marzo dell'anno successivo alla vendemmia e previo affinamento in bottiglia per almeno tre mesi così da salvaguardarne le caratteristiche di maturità e complessità.
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COMMERCIO EQUO E SOLIDALE A SAN MARTINO BUON ALBERGO (VERONA) IL 3 OTTOBRE
A San Martino Buon Albergo (Verona) si inaugura venerdi 3 ottobre dalle 19 a notte inoltrata il primo bar del nordest del Commercio equo e solidale (altri due sono a Milano e Genova), creato dall?associazione El Ceibo, costituita da volontari. Funzioneranno alcune isole del gusto (vini, birre, formaggi, salumi, commercio equo, dolci) e suonerà un complesso moldavo. Il centro privilegerà la vendita dei prodotti di piccoli produttori del mondo e, oltre ad avere il servizio bar e ristorazione, organizzerà nel tempo serate a tema con approfondimento di paesi del mondo, cibi e bevande locali, commistioni tra culture. I guadagni della struttura verranno investiti in progetti di solidarietà internazionale e spese per organizzare incontri di sensibilizzazione sul tema del commercio equo.
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