PREMESSA ai "QUADERNI" di Celati e Gattini

PERCHÉ - XX secolo a Rosignano: è vuoto lo scaffale, in biblioteca. Praticamente non esiste alcun testo, se non qualche raro trattato privo di troppe pretese ed un paio di opuscoli. Silenzio totale, dunque, ed è un silenzio che opprime. La causa non è da ricercarsi in una esigenza di segretezza o in una congiura più o meno misteriosa: è solo "un'assenza culturale" grave, sconcertante, amara.

Per fortuna sono rimasti i verbali, le delibere, le note, le lettere, le rilevazioni, i carteggi, a scandire, nei loro risvolti, l'ultimo periodo della nostra storia. Si tratta di una vera e propria valanga di documenti. Segnano retroscena e svelano segreti. Diradano "nebbie" e tratteggiano personaggi e vicende. Puntualizzano situazioni e spiegano iniziative intraprese o mancate. In qualche caso, addirittura, offrono annotazioni e spunti di andamento curioso.

Gli scritti non tradiscono mai: basta saperli scovare e saperli leggere, come ha fatto Leo Gattini. La sua operazione, tanto intelligente quanto faticosa, è stata condotta e completata su altri due fronti: nella ricerca di testimonianze orali e nella raccolta di immagini che parlano da sole.

 

A ROMA, DI GIUGNO - C'è un episodio che riguarda direttamente lo storico e lo studioso locale e che va raccontato subito. È il 1981 e la primavera sta per lasciar posto all'estate. Leo Gattini, neopensionato dopo la sua lunga attività lavorativa nello Stabilimento Solvay, insegue un suo progetto di ampio spessore. Vuole reperire tutte le foto esistenti sul passaggio del fronte a Rosignano ed in tutta la zona che va da Cecina a Livorno, per farne oggetto di una significativa rassegna fotografica.

Va a Roma. All'Ambasciata degli Stati Uniti lo accolgono cortesemente ma solo dopo una lunga trafila viene ammesso a colloquio con l'addetto stampa. È, questi, un giovane manager che conosce la lingua italiana in tutte le sue sfumature. Ascolta, e di tanto in tanto annuisce mentre gira e rigira una matita nella mano destra.

Come lo studioso conclude le sue richieste, il funzionario afferma: "Ho capito, ho capito tutto" e traccia alcune note su di un taccuino. "Ecco i suoi punti di riferimento" aggiunge "Prima deve andare a Bonn, al Centro Documentazione per l'Europa, poi a Washington al Dipartimento della Stampa. Ottenute le necessarie autorizzazioni dovrà spostarsi a New York per i definitivi accordi con la Società che ha avuto, in gestione, l'intero materiale fotografico dell'ultimo conflitto".

Leo Gattini ribatte, sconsolato: "La ringrazio, ma non posso permettermi tanto".

"Perché? Avrà certamente il sostegno di vari sponsor..."

"No, assolutamente no. È una mia idea e posso contare solo su me stesso".

Accade l'imprevisto, a questo punto. Di colpo il giovane manager scaglia la matita sulla parete di fronte, con un tiro tipico, da lanciatore di baseball. Gattini sussulta e l'altro dichiara, rilassato: "Mi scusi, è stato un gesto spontaneo. Mi è venuto così, ma torna a suo onore". Poi spiega con voce tranquilla: "La prego di credermi: nessun mio connazionale, dico nessuno, mai si sarebbe presa la briga di iniziare un progetto come il suo senza un favorevole contratto e l'assicurazione del rimborso di ogni e qualsiasi spesa sostenuta da parte del committente: una Fondazione, una Università, una rivista qualificata. Gli italiani, però, hanno il potere di sorprendermi sempre, lei più di tutti".

L'addetto stampa dell'Ambasciata fa le cose per bene. È prodigo di informazioni e di consigli: fornisce indirizzi, nomi di capidipartimento e di altre personalità che potrebbero agevolare la ricerca, modalità e norme di richiesta ed anche di prenotazione del materiale.

Promette di scrivere, di proprio pugno, una serie di lettere a sostegno dell'iniziativa. Nello stringere la mano a Leo Gattini, così conclude con aria di soddisfatta complicità: "Ce la faremo, glielo assicuro, e con poca spesa".

Nel giugno del 1984, tre anni dopo, si inaugura alla scuola "Europa" di Rosignano Solvay l'importantissima rassegna, oltre sessanta pannelli fitti di immagini di alto valore documentario. La Mostra degnamente commemora il 40.mo annuale della Liberazione della nostra provincia. Molte foto, fra le più ammirate, sono giunte, puntualmente, da Bonn, da Washington ed anche e soprattutto da New York. Leo Gattini e l'aitante manager appassionato di baseball ce l'hanno fatta davvero.

 

VOGLIA DI RADICI - Completa carenza di testi, si è detto, sul Novecento a Rosignano. Al contrario tante pagine sono apparse a narrare vicende antiche del territorio. Studiosi, ed anche studenti, hanno sfidato la polvere, le ragnatele ed i tarli. Si sono consumati gli occhi nell'interpretazione di atti e di norme procedurali, di estimi e di istanze. Hanno maneggiato carte spesse e spugnose oppure così sottili e fragili da frantumarsi, o quasi, alla minima pressione. Sulle carte inchiostri sbiaditi e macchie, grafia arcaica, svolazzi e ghirigori nelle abbreviazioni, parole ed anche intere frasi perdute per sempre. "Filze" rimaste chiuse per secoli e codici sono stati accuratamente consultati.

Studiosi, ed anche studenti, sono stati i protagonisti del fiorire di indagini sul Castello di Rosignano e sulla sua gente. Nell'era del computer hanno sentito il bisogno di rifarsi al passato, e scavare. Scavare di tutto e su tutto: su interi secoli e su periodi ben determinati, su "nicchie" quasi nascoste nella pietra del tempo e su rilevazioni e censimenti, su frammenti e su schegge di anni, sull'ambiente e su usanze smarrite.

Tesi di laurea e volumi hanno indagato sul passato remoto della nostra comunità. È vero che alcune tesi hanno avuto diffusione limitata ai soli amici del laureando ma è altrettanto vero che vari lavori sono stati stampati e, a loro volta, hanno promosso nuovi studi.

"Voglia di radici", dunque. Radici: ville e tuguri, terme e capanne, porti ed acquitrini, fortificazioni e sterpeti, torri sul mare e torri sulla desolazione, fiumi e torrenti, macchie coi lupi e foreste di lecci, strade e sentieri, pietre miliari e monete eppoi tombe, tombe ricche, tombe povere, tombe poverissime, ed anche ossa calcinate ai limiti dei boschi o vicino alla costa, tutti segni indubitabili di un insediamento perenne, all'estremo lembo della Maremma settentrionale.

La nostra gente meritava queste attenzioni. Non ci soffermeremo, qui, su valutazioni di merito: sarebbe procedimento fuor di luogo. Quello che conta - e che sottolineiamo volentieri - è lo sforzo della ricerca, la serietà della ricerca, come specchio ed esigenza nel riguardare e nel riguardarci indietro. Con l'intento, legittimo ed orgoglioso, di sentirci parte della stessa gente ed anche per essere - almeno ce lo auguriamo - più vicini e più uniti, fra noi.

 

IL PIANO DELL'OPERA - Leo Gattini ed io abbiamo unito le forze per levare, alta, la nostra voce e rompere i silenzi del Novecento nella terra dove entrambi siamo nati e dove abbiamo scelto di vivere. L'indagine, logicamente, prende le mosse dal XIX secolo in un intreccio obbligato, e dovrebbe concludersi con gli anni cinquanta, alla vigilia del cosiddetto "boom" economico.

Un materiale enorme, in massima parte degno di interesse, non ci ha permesso di dar vita ad una sola opera: sarebbe stata troppo voluminosa e poco pratica; in fondo anche riduttiva. Abbiamo deciso pertanto, in piena intesa, di compilare una serie di quaderni non meno impegnativi e di grande formato, quattro in tutto, privi di note che, almeno a nostro avviso, complicano e spezzano la narrazione ma non privi di estremo rigore documentario, di "dossier" e di carteggi presentati integralmente, di grafici e di foto.

Nel raccontare, nella maniera più agile possibile "Come Eravamo", ci ha sorretto la speranza di riempire un ben avvertito "vuoto culturale" e di veder riservato un posto, alle nostre pubblicazioni, nella libreria di tutte le famiglie della zona, e non solo di queste. Perché tutti, e soprattutto i giovani ed i giovanissimi, possano tuffarsi nella marea di storie e di "microstorie" che sembrano lontanissime e che, invece, sono soltanto di ieri.

Questo è il primo quaderno.

                                                                     GIAMPIERO CELATI