|
HOME INDICE DISCLAIMER |
Emily Brontë(1818-1848)
Emily in un ritratto eseguito dal fratello P.Branwell Brontë Londra, National Portrait Gallery
Scrittrice britannica. Figlia di un parroco anglicano, crebbe in una casa isolata nella brughiera insieme al fratello e alle sorelle Charlotte e Anne (anche loro scrittrici). Dopo alcune disastrose esperienze come istitutrice e insegnante tornò nell’amata campagna. Pubblicò un unico romanzo “Cime tempestose” (1847), uno dei più originali del romanticismo inglese.
Keeper in un acquerello di Emily Brontë realizzato nel 1838
[…] Emily Brontë aveva un cane prediletto che si chiamava Keeper (Guardiano). […] Non siamo certi della razza di questo animale: a quel tempo si cercava di incrociare il bulldog con il mastino inglese in modo da produrre cani da guardia più compatti e veloci. Questi esperimenti sfociarono nel bullmastiff, e, con l’aggiunta di un pizzico di alano, si giunse al più snello e leggero boxer. Secondo alcuni storici, Keeper era un bullmastiff, mentre altri sostengono si trattasse di un boxer […] ma uno sguardo all’album di acquarelli di Emily lascia pochi dubbi: Keeper era un boxer. Era
fulvo, con una macchia bianca e una mascherina nera sul muso dai lineamenti
netti e privo di rughe. E soprattutto il corpo muscoloso e tarchiato, le zampe
lunghe e i fianchi snelli lo identificano nettamente come boxer. Emily si
interessò a lui prima ancora di possederlo. Amava la sua indipendenza, la sua
ferocia, la sua natura selvaggia e testarda. Quando lo ebbe in dono ricevette
anche un avvertimento: Keeper sarebbe stato fedele ai suoi amici, ma
nessuno avrebbe mai dovuto batterlo, perché era nella natura della sua razza
avventarsi alla gola dell’aggressore. Può
sembrare strano che questa donna fragile e delicata si innamorasse di un cane di
cui le era stato detto che possedeva una natura tanto indomita. Scriverà più
tardi: <<Quando ringhia è più terribile che quando abbaia; è minaccioso
come un tuono in lontananza>>. La padrona lo trattava affettuosamente e per Keeper Emily divenne ben presto il centro dell’universo. Nelle lunghe passeggiate per la brughiera trottava dietro di lei, e cambiava posizione solo se venivano avvicinati da una persona sconosciuta o da un altro cane. Aveva fortissimi istinti protettivi, e spesso a Emily toccò curargli le ferite che si era procurate perché aveva deciso che un altro cane si era avvicinato troppo e che lei aveva bisogno di essere difesa attivamente. Per evitare tenzoni di questo genere Emily gli insegnò ad abbaiare e a ringhiare a comando. Dietro ordine, egli era effettivamente capace di produrre un ruggito che somigliava a quello di un leone, e il rumore era tanto minaccioso da persuadere animali e persone a girare alla larga. La
sorella di Emily, Charlotte, utilizzò questi tratti di Keeper per
descrivere il selvaggio cane Tartar nel romanzo Shirley . Un
visitatore osservò la snella Emily con l’enorme cane che le stava a fianco
come per proteggerla e, forse con una punta di disapprovazione, disse:<<Mi
risulta che la maggior parte delle signore preferisca i cani da grembo>>. <<Forse
io sono un’eccezione>>, rispose Emily. Il
forestiero ignorava che Keeper era per lei quasi un cane da grembo. Emily si
sedeva su un tappeto per leggere, e si appoggiava con tutto agio al corpo di
lui, o gli buttava un braccio intorno al collo. Una
sera in casa
Brontë
venne un ospite: un uomo che si interessava ad Emily, e che
sperava che fra loro potesse nascere un’amicizia. Emily sedeva sull’ampio
sofà con Charlotte da un lato e l’uomo dall’altra. Mentre discorrevano,
Keeper attraversò la stanza e poi si incuneò con tutto il suo volume tra
Charlotte ed Emily, sistemandosi con le zampe anteriori e il muso in grembo alla
seconda. Lo spazio di cui disponeva era decisamente limitato per i suoi gusti, e
continuò ad avanzare fino a mettere le zampe a una parte della testa sulle
ginocchia del visitatore. Il cuore di Emily fu conquistato dalla grazia con cui
l’uomo accettò la situazione; evidentemente la sua natura candida le impediva
di prendere in considerazione l’eventualità che l’ospite sopportasse tutte
le bizzarrie del cane solo per il piacere di averla vicina. Keeper
dormiva in camera con Emily, e a volte aveva il premesso di salire sul letto, ma
ben presto cominciò a mostrare comportamenti inaccettabili durante la giornata.
Quando voleva star comodo, il grosso boxer se la filava alla chetichella al piano
di sopra e saltava su qualsiasi letto rifatto di fresco trovasse disponibile. Già
era una scocciatura per gli altri della famiglia trovare sul letto questo cane
di cui non si fidavano, e che consideravano feroce; ma, quel che è peggio, egli
lasciava impronte fangose sui candidi copriletto di lino, tanto difficili da
lavare e stirare: la governante della canonica era molto seccata per questo
“difetto domestico” di Keeper. Tutti in famiglia proclamarono che era
necessario fare qualcosa. Emily annunciò che la prossima volta, incurante dei
sentimenti di tutti a proposito della ferocia di Keeper e della sua razza, lo
avrebbe punito tanto severamente che il fatto
non si sarebbe più ripetuto. La
crisi si verificò direttamente il pomeriggio seguente. La governante entrò in
salotto annunciando che Keeper giaceva addormentato sul letto di suo padre.
Emily sbiancò, strinse forte le labbra e si alzò. Sebbene avessero paura di
quel che sarebbe seguito, gli altri non si mossero, ed Emily salì al piano di
sopra da sola. Pochi minuti dopo riapparve in cima alle scale. Entrambe le sue
minuscole mani stringevano il collare di Keeper, e se lo stava trascinando
dietro. Il cane puntava le zampe per opporre resistenza, e ringhiava in tono
profondo e minaccioso mentre lei lo tirava giù per le scale, un gradino alla
volta. Ad
ogni gradino gli diceva:<<Cattivo.Cattivo>> I
due scendevano, sempre più giù, Keeper al traino di Emily; finchè raggiunsero
l’angolino dietro le scale che era riservato al cane per i pisolini diurni. A
quel punto Emily lo lasciò, e cominciò a batterlo ripetutamente con i suoi
pugnetti. E mentre lo picchiava gli diceva singhiozzando, <<Non farlo più,
più, più, più>>. Il cagnone stette lì esterrefatto, finchè Emily non
cadde in ginocchio. Gli gettò le braccia al collo e appoggiò il volto rigato
di lacrime al muso di lui. Poi, con quel poco di dignità e compostezza che le
riuscì di mettere insieme, si drizzò e portò Keeper in cucina; lì gli lavò
il muso scuro con amore, mormorando:<<Farai il bravo adesso,
vero?>>. Keeper
non le serbò rancore e smise effettivamente di dormire sui letti durante il
giorno. Emily non lo percosse mai più. L’episodio era stato davvero troppo
doloroso per una natura tanto mite. Si era fidata del fatto che il suo cane non
si sarebbe rivoltato nonostante gli avvertimenti in contrario, ed egli si era
dimostrato degno della sua grande fiducia. A trent’anni Emily, che era sempre stata cagionevole, si ammalò di tisi. L’ultimo giorno della sua vita, verso sera, si alzò dal letto per dar da mangiare a Keeper e a Flossy, il cocker di sua sorella Anne.
Flossie, il cane di Anne, in un acquerello di Charlotte Brontë. Haworth, Brontë Parsonage Museum
Le sorelle
cercarono di rimetterla a letto, ma lei insistette, dicendo che si trattava di
una responsabilità sua. Morì la sera stessa. Keeper camminò alla testa della processione funebre, accanto al padre di Emily, e sedette tranquillo accanto alla tomba per tutta la durata del servizio religioso. Quindi tornò a casa e si sedette davanti alla porta della stanza vuota della padrona. Quando qualcuno passava egli guardava in su pieno di speranza; poi, constatato che non si trattava di Emily, uggiolava un po’. Tre anni più tardi la raggiunse, e spero riposi con lei su un soffice candido letto di sogni dove possa giacere senza rimproveri per l’eternità.
da Stanley Coren , “ Cani e Padroni-Come trovare il cane ideale per la propria personalità” , traduzione di Anna Zapparoli, Arnoldo Mondatori Editore, 1999 © 1999, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A.
NOTA
Malgrado
Emily Brontë faccia spesso riferimento al
suo cane Keeper nelle lettere,
tuttavia non esprime appieno
la profondità del loro legame e, al pari di Emily Dickinson, non lo
celebra nelle sue poesie. La più completa fonte di informazioni sul rapporto tra cane
e padrona è dunque fornita da una scrittrice contemporanea, Elisabeth
Gaskell, che visitò la casa dei Brontë
a Haworth (nello Yorkshire) e che
nella biografia “La vita di
Charlotte Brontë” (1857) -pubblicata in Italia nel 1987 dalla casa
editrice La Tartaruga- incluse aneddoti e commenti anche sulle altre
sorelle.
|
|
per commenti, suggerimenti, segnalazioni.
© 2003 I.A.I.A Tutti i diritti riservati
|