CANI & SCRITTORI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DISCLAIMER  

 

 

 

 

GERTRUDE STEIN  

 

(1874-1946)

 

Scrittrice statunitense.Trasferitasi a Parigi nel 1903, dopo studi di medicina e psicologia (con William James), fu al centro di un gruppo intellettuale che riuniva i maggiori artisti del tempo (Picasso,Matisse, Braque, Duchamp) e gli scrittori americani di quella che lei stessa definì la “generazione perduta” ( Hemingway, F.S Fitzgerald ) . La sua opera letteraria si caratterizza per le audaci sperimentazioni stilistiche. 

 

 

 

 

GERTRUDE STEIN con la sua compagna, segretaria ed agente  Alice B. Toklas 

                e il  cane Basket, di fronte alla loro casa in Francia.

 

 

 

 

 

Gertrude Stein amava i cani e ne parla spesso nei suoi libri. In particolare aveva una predilezione per i barboni bianchi. Ne ebbe due: Basket I e, dopo, Basket II

 

 

“Avevamo la nostra villa, quella veduta solamente attraverso la valle, e fu sul punto di partire che trovammo il barboncino bianco Basket. Era un cuccioletto in una piccola mostra di cani del vicinato; aveva occhi azzurri, nasetto rosa e pelo bianco: balzò da sé nelle braccia di Gertrude Stein. Partimmo così verso la nostra nuova casa col nuovo cucciolo e la nuova Ford, e le tre cose non ci delusero per nulla. Basket, benché sia attualmente un grosso cane ingombrante, si drizza però ancora contro il grembo di Gertrude Stein e ci sta. Lei dice, ascoltando il ritmo di quando beve, è giunta a distinguere la differenza tra le frasi e i paragrafi, che un paragrafo è una cosa emotiva e una frase no.

Bernard Fay venne a stare con noi quell’estate. Con Gertrude Stein discutevano in giardino di ogni cosa, della vita, dell’America, di se stessi e dell’amicizia. Qui cementarono una delle quattro amicizie permanenti nella vita di Gertrude Stein. Bernard Fay giunse al punto di tollerare Basket per amor di Gertrude Stein. Ultimamente Picabia ci regalò un cagnolino messicano, che chiamiamo Byron. Byron, Bernard Fay lo ama per se stesso. Gertrude Stein lo stuzzica e dice che naturalmente lui preferisce Byron, dato che Byron è americano, ma altrettanto naturalmente lei preferisce Basket, perché Basket è un francese.”

 

da "Autobiografia di Alice Toklas" (1933) di Gertrude Stein

traduzione di Cesare Pavese, Einaudi,1994

 

 

 

 

“Il nostro cane si chiama Basket e ai francesi piace questo nome, suona bene in francese e si abbina molto bene a Monsieur, tutti i bambini lo chiamano Monsieur Basket che più o meno fa rima con casquette.

Questo era il primo Basket.

Volevamo molto bene al primo Basket ed era tosato come un vero can barbone e come sapeva faire le beau e sapeva dire buon giorno e aveva dieci anni e lo scorso autunno subito dopo il nostro rientro a Parigi ci è morto. Non facevamo che piangere e alla fine tutti dissero prendete un altro cane e prendetelo subito.

Henry Daniel-Rops disse prendetene un altro che assomigli il più possibile a Basket e chiamatelo con lo stesso nome e un po’ alla volta finirete per scambiarli e non saprete più distinguere un Basket dall’altro. Loro l’avevano già fatto due volte con il piccolo Teneriffe bianco che chiamano Claudine.

E poi vidi Picasso, e lui disse no, mai prendere due volte un cane della stessa razza mai, disse l’ho provato una volta ed è stato terribile, quello nuovo mi ricordava quello vecchio e più gli somigliava peggio era. Vedi disse, supponiamo che io morissi, tu uscendo per strada prima o poi incontreresti un altro Pablo, ma non sarei io e non sarebbe la stessa cosa. No mai prendere un cane della stessa razza, prendi un afgano, lui ne ha uno, e Jean Hugo aveva detto che potevo averne uno, ma sono così tristi, dissi, vanno bene per uno spagnolo, ma a me non piace che i cani siano tristi, be’ allora

prendi quello che ti pare ma non prendere lo stesso, e mentre uscivo continuava a ripetere mai lo stesso no mai lo stesso.

Così tentammo di avere lo stesso e di non avere lo stesso e ci furono offerti un barbone bianco di taglia assai grande che sembrava un giovane vitello a chiazze nere e altri cuccioli molto sgradevoli con gli occhietti rosa finchè alla fine trovammo un altro Basket, e lo prendemmo e lo chiamammo Basket ed è un cane molto allegro e non posso certo dire che lo scambio tra il vecchio e il nuovo abbia già avuto luogo ma tant’è le roi est mort vive le roi, è normale pensarla così.

Ero un po’ preoccupata per quel che avrebbe detto Picasso vedendo che il nuovo Basket era così simile al vecchio Basket ma fortunatamente il nuovo Basket ha un modo tutto suo di starsene ritto sulle zampe un po’ come fanno gli afgani sebbene Basket  il nuovo Basket sia un barbone puro, e lo feci notare a Picasso quando ci incontrammo per la strada noi e i nostri cani e in un certo modo questo riuscì a riappacificarlo.”

 

da "Paris France" (1939) di Gertrude Stein, traduzione di Sarina Reina, EDT, 1997

Copyright 1997  E.D.T     Edizioni di Torino

 

 

 

 

BASKET I     

   

 

“Proprio questa sera giugno 1943 sono uscita a passeggiare nel crepuscolo per il villaggio montano di Culoz dove ora vivo e il mio cane Basket correva qua e là e un giovanotto in abito da lavoro ha detto è un bel cane ma gli ho fischiato e non è voluto venire. Oh gli ho detto dovete far più che fischiare dovete parlargli in inglese […] “

 

“Oggi eravamo ad Aix-les-Bains, ci trovavamo alla stazione era il primo luglio  […] E quindi sopraggiunse un treno […] e tutti i francesi parvero essere a un teatro che non li interessava e quindi arrivò il nostro treno io vi salii col mio bianco cane Basket e i francesi ne furono compiaciuti, lui era il vero spettacolo, un teatro che essi trovavano interessante e lo dissero […] “

 

“Mi piace una cosa che si dice comunemente se la dicono [i Francesi] tutte le volte che la sentono. La dicono del mio cane Basket, ogni qual volta lo vedono e lo vedono ogni momento e dicono sempre guardalo non sembra una pecora? “

 

    BASKET II     

 

 

[Settembre 1943] 

“E’ interessante. Abbiamo Basket II. E’ un cane con pedigree, venti generazioni lo precedono e tutte tedesche. L’altro Basket non aveva pedigree ed era completamente francese. E Basket II, noi abbiamo un gatto, i contadini che ce lo dettero lo chiamavano Hitler per i baffi e Basket non lo ha mai trattato con la minima amicizia. Ma ora bruscamente si è messo a dargli la caccia lo caccia via. E’ un presagio? Ci sono cose che possono essere un presagio ma questo lo è ? “

 

[Ottobre-Novembre 1943] 

“E noi ancora ci rechiamo a Chambéry in treno  […] Basket il nostro barboncino bianco aveva un’orecchia morsicata e sanguinava quando oggi siamo andate a Chambéry, ma tutti dicevano che era bello lo stesso.”

 

[Dicembre 1943] 

“E così scaricammo cane e tutto il resto perché naturalmente Basket ci accompagna sempre gli piacciono i viaggi in treno non i primi tempi ma ora sì perché tutti l’ammirano e gli offrono dei buoni bocconcini, i francesi anche in questi tempi senza pane e senza zucchero non possono vedere un cane senza offrirgli un po’ di pane e zucchero quando mangiano e in questi tempi tutti in treno mangiano.”

 

[Gennaio 1944] 

“Sono ancora qui i tedeschi e Basket il nostro cane è uscito per la sua passeggiata serale siamo in pensiero ma non dubitiamo che ritornerà a casa.Quantunque non si possa mai sapere coi soldati,amano in fondo i cani e lui è un gran bel cane.”

 

[Maggio 1944] 

“Un po’ più tardi due caprettini hanno seguito il mio cane Basket e ce n’è voluto per rimandarli indietro perché essendo morta la loro madre erano stati allevati da una pecora, e avevano scambiato Basket per una pecora e per la loro mamma. Basket non è rimasto lusingato, m’è parso anzi molto seccato.”

 

[Luglio 1944 ]

[…] me ne sono tornata a casa tenendo il cane al guinzaglio e quando sono arrivata a casa c’erano un centinaio di quei tedeschi nel giardino della casa un po’ da per tutto, il povero Basket il cane ne è rimasto così inorridito da non sapere neppure più abbaiare, me lo sono portato nella mia camera da letto e lui s’è messo a sedere tutto tremante, non gli sembrava una cosa possibile. Sono partiti la mattina dopo e da allora Basket non ha quasi più abbaiato e ho saputo oggi  che hanno sparato contro un cane d’una delle famiglie del paese perché avevano detto che abbaiava, un grosso cane nero che il suo padrone adorava, forse Basket non abbaierà mai più, sto cercando di indurlo ad abbaiare, non è giusto che un cane debba sempre tacere.

 

 

[…]  “Parigi era stata presa a mezzogiorno […] e corre voce che gli americani sono a Aix-les-Bains a soli venticinque chilometri di distanza […] ah, che giornata di emozioni è stata questa. Ah mi dimenticavo, ho voluto che anche il mio Basket partecipasse alla gioia comune e pertanto l’ho portato dal barbiere del villaggio e gli ho detto volete tosarmelo e farmelo elegante? Perché non è giusto che con gli americani che stanno per arrivare a Parigi liberata l’unico barbone francese di Culoz e per di più appartenente a delle americane non debba essere elegante, e così mentre tutti sudavano a più non posso compreso Basket, esso ha avuto le zampe e il muso rasati ed era molto elegante e in tutta la sua eleganza ha preso parte alla festa della serata e tutti i ragazzini dicevano, Basket Basket vieni qui Basket, lo dicono così bene e quindi c’è stato uno squillar di fanfare e lui s’è spaventato e ha cercato di scappare, allora l’ho legato con un fazzoletto il che non è stato molto elegante ma eravamo tutti così contenti di noi ch’è stata una bellezza lo stesso.”

 

da "Guerre che ho visto" di Gertrude Stein, traduzione di Giorgio Monicelli, Arnoldo Mondadori Editore, 1947

 

 

 

 

   

        

 

 

 

 

        

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