CANI & SCRITTORI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DISCLAIMER  

 

JOHANN WOLFGANG GOETHE 

(1749-1832)

 

Poeta, drammaturgo, romanziere  tedesco. Scrittore fecondissimo, Goethe fu inoltre scienziato, direttore di teatro e funzionario di corte. Nato nel 1749 a Francoforte da una famiglia dell'alta borghesia, studiò legge a Lipsia e a Strasburgo, dove fu coinvolto nel movimento letterario dello "Sturm und Drang" di cui divenne uno dei protagonisti. Nel 1775 si trasferì a Weimar come membro del Consiglio Segreto del Duca Carlo Augusto di Sachsen-Weimar, trasformando la piccola città in uno dei più vivaci centri culturali del tempo ("età classica di Weimar"). Gli anni che seguirono furono molto felici per l'attività letteraria di Goethe, che compose le liriche Il Divino e Limiti dell'Umanità  ed iniziò le stesure dell'Urfaust, dell'Ifigenia in Tauride, del Wilhelm Meister, del Tasso  e dell'Egmont Il 3 settembre 1786 partì per Roma. Tornato in Germania, nel 1789, gli nacque il figlio Augusto da Christiane Vulpius e, negli anni seguenti, strinse una profonda amicizia con Schiller, che lo esortò a non abbandonare mai la redazione del Faust e con il quale collaborò alla stesura della raccolta di epigrammi Xenien. Morì nel 1832 all'età di 83 anni, alcuni mesi dopo aver sigillato il manoscritto del Faust II.

 

 

Tra le  opere  di Goethe:  Götz von Berlichingen (1771)  I dolori del giovane Werther (1774),  Ifigenia in Tauride (1779), Egmont (1788), Elegie romane (1789), La metamorfosi delle piante (1790), La teoria dei colori (1792), Wilhelm Meister (1795), Le affinità elettive (1807), Faust I (1808), Viaggio in Italia (1828), Poesia e verità (autobiografia) (1830), Faust II (1832)

 

 

 

 

Stanley Coren, nel saggio "Cani e Padroni-Come trovare il cane ideale per la propria personalità" , descrive la personalità di Goethe e la sua antipatia per i cani:

[...]  Non vi è alcuna testimonianza del fatto che Goethe abbia mai avuto un cane da compagnia. In tutta la sua opera parla assai poco di questi animali. Se ne fa menzione è per lamentarsi del “baccano infernale che fanno col loro incessante guaire ed abbaiare”.

Il disamore di Goethe per i cani fu espresso in pubblico mentre era direttore del teatro di Weimar.

A quel tempo un celebre commediante di nome Karsten si era esibito in tutta la Germania in una commedia intitolata Il cane di Aubry . Il protagonista della pièce era un barbone ammaestrato che era diventato assai famoso anche personalmente. Quando i proprietari del teatro di Weimar decisero di ospitare la commedia, Goethe andò su tutte le furie. Diede  le dimissioni per “l’affronto”.

Per spiegare la propria posizione scrisse un’irata poesia ad un amico, il drammaturgo e storico Johann Schiller :

 

Il palcoscenico non è un canile

O un luogo per un botolo.

Il barbone fa il suo ingresso,

il poeta la sua uscita:

un artista non s’inchina a un cane.

 

Goethe espresse tutta la sua antipatia per i cani nel Faust.

In questo dramma Faust, uno studioso disilluso, fa un patto con il diavolo [...] Nella versione goethiana, probabilmente non a caso, il diavolo, Mefistofele, decide di entrare nella vita di Faust in sembianza di un cane barbone nero, dando così l’occasione a Faust di definirlo “bastardo dell’inferno”.

 

 

 

 

da Stanley Coren , “ Cani e Padroni-Come trovare il cane ideale per la propria personalità” , traduzione di Anna Zapparoli, Arnoldo Mondatori Editore, 1999

 

 

 

 

 

 

 

IL CAN BARBONE DEL FAUST

 

Nel Faust (1808), parte prima, versi 1147-1176, il  dotto Faust  per la prima volta incontra Mefistofele travestito da can barbone nero.

 

 

FAUST

Quel cane nero lo vedi,che gira

tra stoppie e seminati?

 

WAGNER

E’ tanto che l’ho visto. Non ci davo importanza.

 

 

FAUST

Guardalo bene! Che specie di bestia ti sembra?

 

WAGNER

Un can barbone che, come usano,

s’affanna sulle tracce del padrone.

 

FAUST

Hai fatto caso che ci corre intorno

a larghe spirali e s’accosta sempre più?

Se non mi sbaglio: lo segue una scia

di fuoco,dove passa

 

WAGNER

Non vedo che un cagnòlo nero. La sua

dev’essere proprio una illusione ottica.

 

FAUST

Mi pare che leggeri lacci magici

Tenda ai nostri piedi per poi stringerli.

 

WAGNER

Lo vedo, è incerto, timido, saltella intorno

perché vede due ignoti, invece del suo padrone.

 

FAUST

Il cerchio si serra. E’ già qui!

 

WAGNER

Lo vedi: è un cane. Niente spiriti.

Mugola, esita, s’accoscia,

scodinzola. I cani fanno così.

 

FAUST

Vieni con noi, su! Qua!

 

WAGNER

Curioso animale, il barbone.

Se ti fermi, t’aspetta.

Se gli parli, si drizza sulle zampe.

Perdi qualcosa, te lo riporta.

La mazza, salta in acqua a ripigliartela.

 

FAUST

Hai davvero ragione. Non trovo

segno di qualche spirito. E’ solo ammaestrato.

 

WAGNER

A un cane, se è allevato bene,

s’affeziona anche un uomo posato.

Ecco, la tua simpatia se la merita proprio,

questo eccellente allievo di studenti.

 

Entrano nella porta della città

 

 

 

 

PARTE PRIMA (versi 1177-1256)

Mefistofele poi si trasforma da cane barbone in ippopotamo  

 

 

STUDIO

 

FAUST

entrando insieme al can barbone

 

[…]

 

Cane, a cuccia! Non correre su e giù!

Che c’è da annusare alla soglia?

Mettiti giù dietro la stufa.

Ti darò il mio cuscino migliore.

La sulla strada del monte tu ci hai divertiti,

con le tue corse, coi tuoi salti

e ora lascia che mi occupi di te

come di un ospite gradito e riservato.

 

[…]

 

Non guaire, barbone! Alle sante armonie

che ora mi prendono l’anima

non s’accorda il tuo ringhio di bestia.

Siamo avvezzi a sentire che gli uomini deridono

quello che non intendono

e di fronte a bellezza e bontà

infastiditi,spesso brontolano. Ringhiare

a quelle vuole, come loro, il cane?

 

[…]

 

Apre un grosso volume e si accinge a tradurre

 

[…]

 

Se devo spartire la stanza con te,

smetti di mugolare,

caro cane, smetti di latrare.

Compagnia tanto fastidiosa

Non la riesco a sopportare.

Uno di noi due

Se ne deve andare.

Mi spiace mancare ai doveri dell’ospite.

La porta è aperta,il passo è libero….

Ma che mi tocca di vedere?

Può capitare una simile cosa

In natura? E’ illusione? E’ realtà?

Come si fa grande e grosso!

S’alza di prepotenza,

non ha più nulla che paia di un cane…

Che spettro mi sono portato qua dentro!

Sembra già un ippopotamo. Ha occhi

di fuoco, ha zanne spaventose.

 

[…]

 

 

J.W.Goethe, Faust,

a cura di Franco Fortini, Arnoldo Mondadori Editore, 1990

 

 

 

 

 

 

 

 

 

        

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