CANI & SCRITTORI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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DISCLAIMER  

 

 

 HENRY JAMES  

(1843-1916) 

 

Scrittore statunitense, fratello di William (filosofo e psicologo). Visse a lungo in Europa, prima a Parigi e successivamente a Londra (1877), accettando infine la cittadinanza britannica (1915). Autore di una vasta produzione di racconti, romanzi e saggi. Tra i temi dominanti della sua opera quello del contrasto  tra vecchio e nuovo mondo e quello del ruolo isolato e in parte misterioso dell’artista.

OP: Roderick Hudson (1876), L’Americano (1877), Gli Europei (1878), Daisy Miller e Ritratto di signora (1879), Piazza Washington (1881), I bostoniani (1886), Il carteggio Aspern, Il riflettore e La Principessa Casamassima (1888), Il giro di vite (1898), L’Età ingrata (1899), La fonte sacra (1901), Le ali della colomba  (1902), Gli ambasciatori (1903), La coppa d’oro (1904), L’arte del passato (incompiuto,1917), L’arte del romanzo (saggio,1917).

 

 

Stenterello

Roderick Hudson è il primo romanzo di Henry James. Pubblicato per la prima volta a puntate sull’Atlantic Monthly nel 1875, tratta della “iniziazione” di un giovane artista americano al fascino e alla decadenza della cultura europea, e il suo progressivo disintegrarsi come artista e uomo a contatto della corruzione di Roma. La donna bellissima e priva di scrupoli che porterà Roderick alla rovina è Cristina Light, sempre accompagnata dal suo adorato barbone bianco di nome Stenterello.

 

 

 

 

[…] una ragazza dell’apparente età di una ventina d’anni. Era alta e slanciata, e vestita con estrema eleganza. Conduceva al guinzaglio un grosso can barbone dall’aspetto fantastico. Era pettinato e agghindato come un montone che vada al sacrificio; il corpo e le cosce erano di un trasparente carnicino; la testa e la schiena villose erano bianchissime, e dei lunghi fiocchi azzurri gli ornavano la coda e gli orecchi. Camminava grave e solenne accanto alla sua padrona, con un’aria di consapevole eleganza. C’era qualcosa di lievemente ridicolo, in un primo momento, nella vista di una giovinetta che portava in giro con serietà una bestia così strampalata, e Roderick con la sua abituale franchezza, accolse lo spettacolo con un confidenziale sorriso.

[…] - Potenze immortali! - esclamò Roderick -che apparizione! In nome di ogni perfezione trascendente, chi è ? […] Ma è la bellezza in persona- è una rivelazione! Non credo che sia viva- dev’essere un fantasma, un vapore, un’illusione!

-Il barbone – disse Rowland – è vivo di sicuro.

-No, anche lui potrebbe essere un fantasma grottesco, come il cane nero del Faust

-Spero che almeno la signorina non abbia nulla in comune con Mefistofele. Sembrava pericolosa.

 

                                                                     [...]

 

Poiché ogni iniziativa di conversazione era lasciata a Rowland, egli per cominciare fece un complimento sulla bellezza del cane.

-Sì, è bello – mormorò la ragazza. – E’ fiorentino. A Firenze i cani sono più belli delle persone –

E poiché Rowland lo accarezzava – Si chiama Stenterello – aggiunse – Stenterello, dai la zampa al signore – Quest’ordine fu dato in italiano – Di’ : buon giorno a lei.

Stenterello dette la zampa ed emise quattro brevi e forti latrati; allora la signora anziana si voltò alzando l’indice.

-Mia cara, mia cara, pensa dove sei! Scusate la mia bambina scioccherella, -aggiunse rivolgendosi a Roderick con un amabile sorriso.- Non sa pensare ad altro che al suo can barbone.

-Gli insegno a parlare per me,-continuò la ragazza, senza far attenzione a sua  madre;-a dire delle cosine quando è in società. Mi risparmierà una gran fatica. Stenterello, tesoro, fai un sorrisino, e di’: tanti complimenti! – Il barbone scosse la testa bianca, che sembrava un piumino da cipria, e ricominciò ad abbaiare.

-E’ una bestia straordinaria ,- disse Rowland.

-Non è una bestia, -disse la ragazza.- Le bestie sono nere e sudicie, qualcosa che non si può toccare.

-E’ un cane di gran pregio,- spiegò la signora anziana.-E’ stao regalato a mia figlia da un nobile fiorentino.

-Non è per questo che mi piace. Mi piace per se stesso. E ’meglio lui del principe.

 

 

da “Roderick Hudson” di Henry James, traduzione di Margherita Guidacci,Cappelli, 1960

 

 

 

 

 

 

 

        

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