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Stephen King
(1947)
Scrittore statunitense. Stephen King, alias Richard
Bachman, nasce nel 1947 a Portland. Indiscusso «re dell'horror», dalle sue opere sono
stati tratti numerosi film, tra cui Carrie, lo sguardo di Satana di Brian
De Palma, Shining di Stanley Kubrick e Le ali della libertà e Il
miglio verde, entrambi di Frank Darabont.
Tra i suoi numerosissimi romanzi
ricordiamo Carrie (1974), Le notti di Salem (1975), Shining
(1977), Ossessione (1977, con lo pseudonimo di R. Bachman), L'ombra
dello Scorpione (1978), Cujo (1981), It (1986),
Il gioco di
Gerald (1992), Insomnia (1994), Il miglio verde (1996, romanzo
in 6 puntate), Mucchio d'ossa (1998), La bambina che amava Tom Gordon
(1999) e Cuori in Atlantide (1999).
CUJO
A Castle Rock, una tranquilla cittadina del Maine, Cujo,
il
docile San Bernardo del meccanico Joe Camber, durante una delle sue
passeggiate viene morsicato da un pipistrello malato e
contrae la rabbia. E così ha inizio l'incubo. Dopo aver ucciso due uomini,
Cujo aggredisce una donna e suo figlio, costringendoli a rimanere chiusi in
macchina per ben due giorni, sotto il sole cocente, fino a quando la donna
decide di reagire.
copertina
della prima edizione
americana
Viking (1981)
[...] Vic si era alzato subito e aveva visto un cane enorme che usciva dal
fienile. Nel primo attimo di confusione si era chiesto se fosse davvero un cane e non fosse qualche strano e brutto esemplare di pony. Poi, quando
il cane era emerso ciondolando dall'ombra dell'ingresso del fienile, aveva visto i suoi occhi tristi, e si era reso conto che era
un San Bernardo.
Donna aveva agito d'istinto, tirando su Tad e ritraendosi verso il cofano della Jaguar, ma Tad si stava divincolando tra le sue braccia. <<Voglio
vedere il cagnolino, mamma... voglio vedere il cagnolino>>. Donna aveva scoccato un'occhiata nervosa a Vic, il quale aveva alzato le spalle, non
sapendo che cosa fare. Proprio allora era rientrato il ragazzo, che aveva accarezzato la testa del cane, dirigendosi verso Vic. Il cane si era messo
a scodinzolare con una coda assolutamente spropositata e Tad aveva moltiplicato i suoi sforzi per liberarsi. <<Può lasciarlo andare signora>>,
aveva detto educatamente il ragazzo, <<Cujo è buono con i bambini. Non gli farà alcun male>>
poi rivolto a Vic <<Mio padre sta arrivando. Si lava le mani>>.
<<Grazie>>, aveva risposto Vic. <<Che mastodonte di cane che hai! Sei sicuro che non
é pericoloso?>> <<Non è pericoloso>>, aveva ripetuto il
ragazzo, ma Vic si era ritrovato lo stesso a indietreggiare per mettersi accanto alla moglie,
mentre il figlio, incredibilmente piccolo correva ciondolando verso la bestia.
Cujo se ne stava con la testa inclinata, con dietro quello spazzolone di coda che oscillava lentamente.
<<Vic...>>, aveva cominciato a dire Donna. <<Non c'é
pericolo>>, aveva risposto Vic, pensando: spero. Era così grosso, quel cane, che si sarebbe ingoiato Tadder in un solo colpo.
Il bimbo si era fermato per un momento, in dubbio. Lui e la bestia si erano guardati per un pò.
<<Cagnolino?>> aveva detto Tad.
<<Cujo>>, lo aveva corretto il ragazzo di Camber, avvicinandosi a
Tad. <<Si chiama Cujo>>.
<<Cujo>>, aveva ripetuto Tad, e il cane era andato verso di lui e
aveva cominciato a leccargli la faccia con affettuosi e gocciolanti colpi di lingua
che lo avevano fatto ridere. Il bambino aveva cercato di farlo smettere, senza riuscirci, aveva girato la testa verso la mamma e il papà, ridendo
come sempre faceva quando uno di loro gli faceva il solletico. Per sottrarsi alle effusioni del cane, era tornato verso i genitori ed era inciampato
nei suoi stessi piedi. Era caduto e subito il cane si era mosso. Lo aveva raggiunto e si era chinato su di lui.
Vic, che teneva un braccio intorno alla vita di Donna, aveva avvertito nella mano il grido strozzato di sua moglie ancor prima che le uscisse di bocca.
Aveva fatto per intervenire, poi si era fermato.
Cujo aveva chiuso i denti sul tessuto della maglietta dell'Uomo Ragno che Tad indossava. Aveva tirato
su il bambino, che per un momento era sembrato come un gattino in bocca alla propria mamma, e lo aveva rimesso in piedi. Tad era corso verso i genitori
<<Che bel cagnolino! Mamma! Papà! Che bel cagnolino>>.
Il figlio di Camber aveva ossevato la scena in silenzio, divertito, con
le mani infilate nelle tasche dei jeans. <<E' proprio un bel cane>>,
aveva detto Vic. Anche lui era divertito, ma il cuore gli batteva ancora. In un attimo di panico aveva creduto davvero che il cane stesse per staccare la
testa dal collo di Tad come se fosse stato un lecca lecca. <<E' un San
Bernardo>>, aveva spiegato.
<<Sabbearo!>> aveva esclamato Tad, correndo nuovamente da Cujo, che
si era seduto simile a una montagnola davanti all'entrata del fienile. <<Cujo!
Cuuuuuujo!>>
Donna aveva provato una stretta al cuore. <<Oh, Vic, credi...>> Ma già Tad aveva raggiunto di nuovo Cujo, lo aveva prima abbracciato
smodatamente e poi esaminato attentamente in faccia. Alzandosi sulla punta dei piedi
arrivava quasi a guardare direttamente negli occhi del cane, che spazzolava la ghiaia con la coda e respirava a bocca aperta con la lingua rosa che
gli pendeva fuori dalla bocca.
<<Credo che vada tutto bene>>, aveva detto Vic. Tad aveva infilato una manina nelle fauci di Cujo e si era messo a guardarci
dentro come il più giovane dentista del mondo. Per Vic era stato un altro
momento di ansia, ma Tad era tornato quasi subito da loro, di corsa. <<Ho visto i denti del cagnolino>>, aveva annunciato a Vic. <<Si>>,
aveva risposto Vic. <<Tanti denti>>.
[...] Intanto Tad si era impadronito della palla da baseball con la quale stava giocando il figlio di
Camber. La gettava il più lontano possibile,
non molto, per la verità, e il San Bernardo andava ubbidientemente a prenderla per riportargliela.
[...] Tad aveva passato quel pomeriggio non molto caldo e nuvoloso a giocare col cane, continuando a chiamarlo per nome. <<Cujo... Cuuuuujo... Qui,
Cujo>>. Poco prima che la famiglia se ne andasse, il figlio di Camber, che si chiamava
Brett, aveva messo Tad in groppa a Cujo e lo aveva tenuto per la vita mentre il cane andava pazientemente su e giù davanti all'ingresso del fienile un
paio di volte. C'era stato un attimo in cui aveva girato gli occhi verso Vic e Vic aveva avuto la netta sensazione che l'animale stesse ridendo.
copertina della prima edizione
italiana Sperling&Kupfer (1983)
[...] Cujo sapeva di essere troppo vecchio per dare la caccia ai
conigli. Non che
fosse veramente vecchio, nemmeno per un cane, ma a cinque anni non era
certamente più un cucciolo, come quando gli bastava una farfalla per scatenarsi
in una corsa sfiancante attraverso i prati e i boschi dietro la casa e l'officina. Aveva cinque anni e se fosse stato un essere umano, si
sarebbe trovato alle soglie della mezza età. Ma era il sedici di giugno, erano
le prime ore di una splendida mattina, con la rugiada che imperlava ancora
l'erba. [...] Abbaiando furiosamente Cujo si
gettò all'inseguimento. [...] Ma ce la mise tutta e stava già riguadagnando terreno quando il coniglio
si infilò in un buco che si trovava in un leggero pendio. L'apertura era
coperta dall'erba alta e Cujo non esitò, allungò il corpo a mò di proiettile
peloso e si lasciò trasportare dallo slancio, catapultandosi dentro: dove
rimase immediatamente incastrato come un turacciolo in un collo di bottiglia. [...] Quel piccolo antro attirava a volte anche dei pipistrelli, mai molti, perchè
lo spazio era angusto. [...] Quell'anno, infatti, i pipistrelli insettivori
che abitavano la grotta avevano contratto un tipo di rabbia virulenta.
[...] Abbaiò più forte e sbatté
le fauci alla cieca, cercando di addentare i volatili che gli giravano intorno
alla testa strillando. Le sue zanne si chiusero su un'ala bruna. Ossa più
sottili di quelle della mano di un neonato si spezzarono all'istante. Il
pipistrello allungò il collo e morsicò Cujo, aprendo nella pelle sensibile del
suo muso una lunga ferita ricurva a forma di punto di domanda. Un attimo dopo
piombava rotolando giù per il pendio di calcare, già agonizzante. Ma il danno era già stato fatto.
copertina di una ristampa
mondadori (1989)
[...] Cujo osservava l'uomo della macchina blu con odio
crescente. Era quell'UOMO la causa della sua pena. Ne era sicuro. L'UOMO gli
aveva provocato il dolore che avvertiva nelle articolazioni e quel canto
stridulo e malefico che sentiva nella testa. [...] Un ringhio gli nacque nel
profondo del grosso torace mentre le zampe posteriori si flettevano contro di
lui. [...] Il ringhio diventò più cupo, poi salì ed esplose in uno spaventoso
urlo di furore. Balzò fuori da sotto la veranda e si lanciò su
quell' UOMO
odioso che era la causa della sua disperazione. Durante quel primo momento
cruciale, Bannerman non aveva nemmeno sentito il ringhio sommesso di Cujo. Si
era avvicinato abbastanza alla Pinto per vedere una massa di capelli contro la
portiera dalla parte del guidatore. [...] La donna era viva. Avanzò ancora... e
fu allora che udì il ruggito di Cujo seguito da una scarica di latrati furiosi.
Il suo primo pensiero (Rusty?) fu per il suo setter irlandese, ma lo aveva fatto
uccidere quattro anni
prima [...] E Rusty non aveva mai fatto versacci come quelli. Poi per un secondo
momento cruciale, Bannerman si trovò impietrito sulle sue gambe da un orrore
atavico. Allora si girò, estraendo la pistola, ed ebbe appena il tempo di
scorgere un cane, un animale incredibilmente grosso, che attraversava l'aria e
gli stava piombando addosso.[...] Il cane lo stava morsicando e mentre vedeva la prima infiorescenza di
sangue apparire sullo sparato della sua camicia celeste, Bannerman capì
improvvisamente tutto. Erano andati lì, la loro macchina era rimasta
bloccata...e lì c'era il cane.
[...] Bannerman si dimenticò di Frank Dodd. Si dimenticò di tutto. Pensò solo
a salvarsi. Cercò di sollevare il ginocchio, di interporlo tra se e il cane.[...]
Poi la parte della portiera si aprì dalla parte del guidatore. Era la donna.
[...] Donna girò la testa in tempo per vedere Cujo che aggrediva l'uomo nel
momento in cui quello cercava di infilarsi nella sua macchina. Vide la sua mano
che veniva strappata via dalla maniglia della portiera. Poi non poté più
guardare. Avrebbe voluto non potere neanche sentire le grida di quell'uomo e i
rumori di Cujo che finiva la sua vittima.
locandina del film "Cujo"
di L. Teague (1983)
[...] Vale la pena di ricordare che Cujo aveva sempre fatto il possibile per
essere un bravo cane. Aveva cercato di fare tutte le cose che il suo UOMO e la
sua DONNA e soprattutto il suo BAMBINO gli avevano chiesto di fare o si erano
aspettati da lui. Sarebbe morto per loro, se fosse stato
necessario. Non aveva mai voluto uccidere nessuno. Gli era successo qualcosa,
era stato colpito dal destino, forse, o solo da una malattia degenerativa del
sistema nervoso che si chiama idrofobia. Non aveva potuto scegliere
liberamente. [...]
da "Cujo" di Stephen King, traduzione di Tullio Dobner
Sperling & Kupfer, 1992
©
Sperling & Kupfer Editori
CURIOSITA'
- nel 1983 ne è stato tratto il film "Cujo"
del regista Lewis
Teague: nel ruolo di Cujo sono stati
utilizzati 5 diversi cani San Bernardo.
- la storia del cane idrofobo Cujo verrà
ripresa molte volte nei libri successivi: "Cose preziose",
"Pet
Sematary", "La metà oscura" e nelle novelle Il corpo
(in Stagioni diverse) e Il fotocane (in Quattro dopo
mezzanotte).
- per la scelta e la trascrizione dei
brani, ringrazio Raffaele :)
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