CANI & SCRITTORI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Mark Twain

(1835-1910)

 

Pseudonimo di Samuel Langhorne Clemens. Scrittore statunitense. Fu dapprima tipografo, battelliere sul Missisippi, cercatore d’oro nel Nevada; divenuto giornalista, compì un viaggio in Europa da cui trasse ispirazione per Gli innocenti all’estero (1869), divertente satira del turista americano. A questo seguirono i tre romanzi Le avventure di Tom Sawyer  (1876), Vita sul Missisippi (1883), Le avventure di Huckleberry Finn (1884), dal piglio ironico e picaresco, in cui spicca l’impiego di forme popolareggianti e dialettali. Un cupo pessimismo,latente nelle altre opere e risvegliato da una serie di disgrazie familiari, caratterizza le ultime opere (Wilson lo zuccone, 1894 e Lo straniero misterioso, 1916).  

 

 

 

Il barboncino riconoscente     

 

Questo racconto è tratto da " Il famoso ranocchio saltatore della contea di Calavera ". Uscito nel 1867, il libro rappresenta l’ingresso definitivo di Mark Twain  nel mondo della letteratura.

 

Un giorno un medico benevolo (che aveva letto i libri), avendo trovato un barboncino randagio sofferente a causa di una zampa rotta, condusse seco a casa la povera bestiola e, dopo aver curato e bendato l’arto danneggiato, rimise in libertà il piccolo reietto e non vi pensò piú. Ma quale non fu la sua sorpresa, alcuni giorni piú tardi, allorché un mattino, nell’aprire la porta, trovò sulla soglia il cagnolino riconoscente in paziente attesa in compagnia di un altro cane randagio, la cui zampa si era rotta in seguito a un incidente. Il buon medico soccorse tosto l’animale sofferente, né dimenticò di ammirare l’imperscrutabile bontà di Dio, che si era degnato di fare uso di un umile istrumento, quale il povero barboncino reietto, per inculcare eccetera eccetera.

...

Il mattino seguente, il benefico dottore trovò, in attesa davanti alla sua porta, i due cani raggianti di gratitudine, e con loro altri due cani azzoppati. Gli azzoppati furono speditamente risanati, e i quattro se ne andarono per i fatti loro, lasciando il benefico dottore piú che mai sopraffatto da pia meraviglia. Passò quel giorno, venne il mattino. Là, accucciati davanti alla porta, stavano i quattro cani ricostruiti, e con loro altri quattro bisognosi di ricostruzione. Passò anche quel giorno e venne un altro mattino; e allora sedici cani, otto dei quali azzoppati, occupavano il marciapiede, e la gente era costretta a farne il giro. A mezzogiorno, tutte le zampe rotte erano accomodate, ma, nel petto del buon medico, alla pia meraviglia cominciavano a mescolarsi pensieri involontariamente profani.

Il sole si levò ancora una volta e illuminò trentadue cani, sedici dei quali con zampe rotte, che occupavano tutto il marciapiede e metà della strada; gli spettatori umani riempivano lo spazio che avanzava. Le grida dei feriti, i canti dei risanati e i commenti dei cittadini che assistevano alla scena formavano un coro vasto e incoraggiante, ma in quella via il traffico era interrotto. Il buon medico impiegò due assistenti chirurghi e riuscì a portare in fondo la sua opera benefica anzi sera, avendo prima preso la precauzione di dimettersi da membro della congregazione religiosa, in modo da potersi esprimere con tutta la libertà di parola che il caso richiedeva.

Ma certe cose hanno un limite. Quando il mattino spuntò ancora una volta, e il buon medico posò lo sguardo su di una fitta e vasta moltitudine di cani clamorosi e imploranti, disse:

– Tanto vale che lo ammetta: sono stato ingannato dai libri; i libri raccontano solo il lato bello della storia e poi si fermano. Andatemi a prendere lo schioppo; questa storia è durata abbastanza.

Si fece avanti con l’arma in pugno, e per caso pestò la coda al barboncino originario, il quale, prontamente, lo morse alla gamba; infatti, la grande opera benefica che quel barbone aveva svolto aveva generato in lui un enorme entusiasmo che, sempre più crescendo, gli aveva fatto alla fine girare la testa, che era debole, e diventare pazzo furioso, arrabbiato addirittura. Un mese più tardi, mentre giaceva in preda alle convulsioni mortali dell’idrofobia, il benefico dottore chiamò intorno a sé gli amici piangenti e disse:

– Guardatevi dai libri. I libri narrano solo metà delle storie. Ogni qual volta un meschinello chiederà il vostro aiuto, e voi avrete qualche perplessità circa le possibili conseguenze della vostra buona azione, concedetevi il beneficio del dubbio e ammazzate il richiedente.

E, così dicendo, voltò il viso verso la parete e rese l’anima a Dio.

 

 

Da M. Twain, Il ranocchio saltatore,  trad. di O. Previtali, Milano, Rizzoli, 1955

 

 

 

 

        

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