CANI & SCRITTORI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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INDICE

DISCLAIMER  

 

 

MARCO VALERIO MARZIALE 

(Bilbilis, Spagna Terragonese 40 d.C. ca – 104 ca)  

Poeta latino di origine spagnola. A Roma dal 64, vi condusse una vita stentata, non riuscendo a raggiungere la posizione ragguardevole cui aveva aspirato, e nel 98 tornò nella nativa Bilbilis. Esordì nell'80 con un primo libro di Epigrammi per l'inaugurazione dell'anfiteatro Flavio (il "Liber de spectaculis") e scrisse sotto Domiziano la maggior parte della sua opera, che consiste di 1561 epigrammi divisi in 15 libri, in metri vari con predominanza del distico elegiaco.  

 

 

 

 

  

 

 

Scena di caccia alla lepre e alla volpe con due levrieri, di cui sono indicati i nomi 

EDERATUS (=coronato di edera, come Bacco) e MUSTELA (=donnola).

Mosaico africano di età imperiale conservato in Tunisia.

 

            

 

LIDIA

Libro XI, epigramma LXIX

Amphitheatrales inter nutrita magistros
venatrix, silvis aspera, blanda domi,
Lydia dicebar, domino fidissima Dextro,
qui non Erigones mallet habere canem,
nec qui Dictaea Cephalum de gente secutus
luciferae pariter venit ad astra deae.
Non me longa dies nec inutilis abstulit aetas,
qualia Dulichio fata fuere cani:
fulmineo spumantis apri sum dente perempta,
quantus erat, Calydon, aut, Erymanthe, tuus.
Nec queror infernas quamvis cito rapta sub umbras.
Non potui fato nobiliore mori.

 

 

 

 

 

 

Alla caccia negli anfiteatri allevata,

Nelle foreste un turbine, in casa deliziosa,

Lidia era il mio nome, fedelissima al mio padrone

Destro, che non m'avrebbe preferito

La cagna di Erigone

O il cane cretese che a Cefalo attaccato

Salì con lui all'astro del mattino.

Nè un abisso di giorni, nè una vecchiezza inutile

come al cane d' Ulisse, m'è toccato:

Sotto il dente fulminante d'un cinghiale bavone

Simile ai vostri o Erimanto e Calidone

Ho lasciato la vita.

Tra le ombre infernali innanzi tempo rapita

Non piango il mio destino:

Sono morta

Da leone.

 

 

note

Erigone è la vergine dello zodiaco; Mera, la sua cagna fedele, è con Cefalo (Sirio) nella costellazione del Cane.

 

 

 

ISSA

 

 

Libro I, epigramma 109

 
Issa est passere nequior Catulli,
Issa est purior osculo columbae,
Issa est blandior omnibus puellis,
Issa est carior Indicis lapillis,

Issa est deliciae catella Publi.
Hanc tu, si queritur, loqui putabis;
sentit tristitiamque gaudiumque.
Collo nixa cubat capitque somnos,
ut suspiria nulla sentiantur;

et desiderio coacta uentris
gutta pallia non fefellit ulla,
sed blando pede suscitat toroque
deponi monet et rogat leuari.
Castae tantus inest pudor catellae,

ignorat Venerem; nec inuenimus
dignum tam tenera uirum puella.
Hanc ne lux rapiat suprema totam,
picta Publius exprimit tabella,
in qua tam similem uidebis Issam,

ut sit tam similis sibi nec ipsa.
Issam denique pone cum tabella:
aut utramque putabis esse ueram,
aut utramque putabis esse pictam.

 

 

 

 

 

 

 

Del passero di Lesbia più civetta      Issa

D’un bacio di colomba più pura       Issa

Di tutte le donne più languida         Issa

Delle perle dell’India più preziosa    Issa

Issa è la cagnolina diletta di Publio.

Umano suono diresti il suo lamento

Gioia e melancolì sente il suo petto.

Ti dorme in collo e il suo sonno è tale

Che neppure ne senti lo spirare.

Se il ventre la tormenta, non gli scappa

Una goccia sui pallii, ma il piedino

Suo t’alza dal letto, t’invita

A discenderla, ti prega

Lasciarla alleggerire. Il suo pudore

Virginale è così geloso

Da ignorare ogni spasmo amoroso:

E poi quale marito trovare

Degno dello spulcellare?

Perché l’ora suprema non l’involi

Intera, Publio la raffigura

In una tavoletta con pittura:

Tu vedi lì un’Issa somigliante

Così al proprio sembiante

Che non par Issa stessa somigliare

Ad Issa come lei. Ponili accanto:

Issa e il ritratto d’essa:

Penserai che l’una e l’altra è Issa

Ambedue ad olio oppure in carne e osso.

 

 

 

 

 

 

 

da  "Epigrammi" di Marco Valerio Marziale,

traduzione di Guido Ceronetti, Einaudi 1979

 

 

 

 

 

        

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