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Luigi Pirandello (1867-1936)
Scrittore e drammaturgo, nacque ad Agrigento. Dopo aver frequentato le università di Palermo e Roma, si laureò in lettere a Bonn nel 1891 e, tornato in Italia, si stabilì a Roma, dove grazie a Luigi Capuana entrò in contatto con gli ambienti culturali e avviò la sua attività letteraria, pubblicando i primi lavori teatrali e collaborando a giornali e riviste. Nel 1897, a causa di dissesti finanziari, fu costretto a dedicarsi all'insegnamento, ma continuò a scrivere e a pubblicare saggi, novelle e romanzi e nell'immediato dopoguerra raggiunse la fama, non solo in Italia, ma anche in Germania, in Francia e in America come autore drammatico. Il successo e la fama internazionali furono coronati nel 1934 dal conferimento del premio Nobel per la letteratura. Morì nel 1936 a Roma. Tra le sue numerose opere: le novelle della raccolta Novelle per un anno, i romanzi Il fu Mattia Pascal (1904) e Uno nessuno centomila (1926), tra i drammi Lumie di Sicilia (1910), Così è (se vi pare) (1917), Il berretto a sonagli (1917), Il piacere dell'onestà (1917), Sei personaggi in cerca d'autore (1921), Enrico IV (1922), Questa sera si recita a soggetto (1930).
Il ritratto di Minerva
Questo è il titolo del capitolo XVI de "Il fu Mattia Pascal", uno tra i romanzi più noti di Pirandello, pubblicato per la prima volta a puntate su "Nuova antologia", nel 1904. Minerva è una cagnetta nient'affatto lusingata dalle attenzioni di un antipatico pittore spagnolo, incaricato di farle un ritratto.
Pierre Auguste Renoir Grifoncino, particolare della "Bagnante con cane" 1870. Olio su tela. San Paolo, Brasile, Museu de Arte. Quel
giorno, però, nel vasto salone splendidamente arredato non trovammo nessuno.
Cioè, no. C'era, nel mezzo, un cavalletto, che reggeva una tela a metà
abbozzata, la quale voleva essere il ritratto di Minerva, della cagnetta
di Pepita, tutta nera, sdraiata su una poltrona tutta bianca, la testa allungata
sulle due zampine davanti. -
Opera del pittore Bernaldez, - ci annunciò gravemente Papiano, come se facesse
una presentazione, che da parte nostra richiedesse un profondissimo inchino. […] Minerva,
intanto, la vecchia cagnetta, co’ suoi sforzati rauchi abbaiamenti, non
lasciava fare i convenevoli. La povera bestiola però non abbaiava a noi;
abbaiava al cavalletto, abbaiava alla poltrona bianca, che dovevano essere per
lei arnesi di tortura: protesta e sfogo d'anima esasperata. Quel maledetto
ordegno dalle tre lunghe zampe avrebbe voluto farlo fuggire dal salone; ma poiché
esso rimaneva lì, immobile e minaccioso, si ritraeva lei, abbaiando, e poi gli
saltava contro, digrignando i denti, e tornava a ritrarsi, furibonda. Piccola,
tozza, grassa sulle quattro zampine troppo esili, Minerva era veramente
sgraziata; gli occhi già appannati della vecchiaia e i peli della testa
incanutiti; sul dorso poi, presso l’attaccatura della coda, era tutta spelata
per l’abitudine di grattarsi furiosamente sotto gli scaffali, alle traverse
delle seggiole, dovunque e comunque le venisse fatto. Ne sapevo qualche cosa. Pepita
tutt’a un tratto la afferrò pel collo e la gettò in braccio alla signora
Candida, gridandole: -
Cito! […] Finalmente
il Bernaldez fu annunziato dal cameriere, e si presentò accaldato, sudato, come
se avesse corso […] chiese se poteva riprendere il ritratto, essendoci ancora
un po’ di luce. […] Ricominciò allora per Minerva il supplizio.
[…] Non
tenuta quel giorno in soggezione dallo sguardo della padroncina, essa, appena il
pittore staccava gli occhi da lei per rivolgerli alla tela, zitta zitta, si
levava dalla positura voluta, cacciava le zampine e il musetto nell’insenatura
tra la spalliera e il piano della poltrona, come se volesse ficcarsi e
nascondersi lì, e presentava al pittore il di dietro, bello scoperto, come un
o, scotendo quasi a dileggio la coda ritta. Già parecchie volte la signora
Candida la aveva rimessa a posto. Aspettando, il Bernaldez sbuffava […] Ma
alla fine non ne potè più, e gridò a Pepita: -
Prego: faccia almeno star ferma la bestia! da
“Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello, Arnoldo
Mondadori Editore, 1988 |
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