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GEORGES SIMENON (1903-1989)
Scrittore
belga. Autore di una vastissima produzione, nella quale si segnalano in
particolar modo i racconti polizieschi, incentrati sul personaggio del commissario
Maigret; in essi lo schema tradizionale del genere è arricchito
dall’abilità e dall’umanità con cui Simenon delinea i tratti psicologici
dei suoi personaggi e il grigio ambiente della provincia francese. Tra i
romanzi, tradotti in molte lingue e sovente trasposti sul grande schermo: L’affare
Saint-Fiacre (1946), L’uomo che guardava passare i treni (1936),
Tre camere a Manhattan (1932), La neve era sporca
(1948), Una confidenza di Maigret (1950), Il figlio
(1957), Maigret e il mercante di vino (1970), Lettera a mia
madre (1970).
IL CANE GIALLO
Composto nel marzo del 1931, Il cane giallo (titolo originale Le chien Jaune) apparve quello stesso anno. In una notte di novembre, Monsieur Mostaguen, stimato negoziante di vini di Concarneau, esce dall'Hôtel de l'Amiral, dove come di consueto ha fatto una partita a carte con altri notabili del paese. All'improvviso qualcuno gli spara a bruciapelo, ferendolo gravemente. Prende così avvio una catena di drammatici eventi, che coinvolgerà ad uno ad uno i membri di questo circolo di provincia. E sempre, sul luogo di ogni nuova sciagura, si aggira un cane giallo venuto chissà da dove, un cane magrissimo e ringhioso che nessuno conosce: presenza arcana, lugubre ombra della paura e della morte.
[…]
Passano uno, due minuti. Dà un’altra occhiata all’ubriaco, che non si è
mosso. Un cane, venuto da chissà dove, lo annusa. <<Soltanto
allora ho avuto la sensazione che fosse successo qualcosa>> dirà poi il
doganiere nel corso dell’inchiesta. L’andirivieni
che seguì a questa scena è più difficile da descrivere in un ordine
cronologico rigoroso. Il doganiere va verso l’uomo steso per terra, alquanto
preoccupato per via della presenza del cane, una grossa bestia gialla
e ringhiosa. Otto metri più in là c’è un lampione a gas. Dapprima
l’uomo non vede niente di strano. Poi nota che nel cappotto dell’ubriaco
c’è un buco e che da quel buco esce un liquido denso. Allora
corre all’Hôtel de l'Amiral. […] <<Presto!…Un
delitto…Non so…>>. Il
doganiere si volta. Il cane è entrato dietro di lui e si è accucciato
ai piedi della ragazza. […] Il
cane giallo è sempre fra i piedi. Qualcuno si stupisce. <<Conoscete
questa bestia?…>>. <<Io
non l’ho mai vista…>>. <<Sarà
senz’altro il cane di qualche barca…>> In
quella atmosfera drammatica il cane ha qualcosa di inquietante. Forse per
via del suo colore giallastro…E’ alto sulle zampe, magrissimo, la testa a
metà fra il mastino e il molosso di Ulm. […] <<E
il cane?>> Il
giornalista abbozzò un gesto come a significare che non ne aveva la minima
idea. <<Nessuno
sa da dove venga…A un certo punto abbiamo creduto che fosse della nave
costiera arrivata ieri…La Santa Maria…Invece sembra di no…Hanno un cane a
bordo, ma è un terranova, mentre sfido chiunque a dire di che razza sia questa
orribile bestia…>>. […] Non
aveva neanche finito la frase che il telefono squillò di nuovo. <<E’
per lei, commissario…>>. [..] <<Pronto!…Chi
parla?…>>. <<Leroy…Sono
nella città vecchia, vicino al canale…Qualcuno ha sparato una fucilata…Un
calzolaio, che dalla finestra ha visto il cane giallo…>>. <<Morto?>>. <<Ferito!
Le reni spezzate…E’ già tanto se riesce a trascinarsi…La gente non osa
avvicinarsi…Le sto telefonando da un caffè…L’animale è in mezzo alla
strada…Lo vedo attraverso i vetri…Guaisce…Che cosa devo fare?>>. E
la voce, che l’ispettore avrebbe voluto calma, era invece preoccupata, come se
quel cane giallo ferito fosse un essere soprannaturale. <<C’è
gente a ogni finestra…Mi dica, commissario, devo finirlo?…>>. […] Maigret
attraversò il ponte levatoio, oltrepassò i bastioni e imboccò una strada
irregolare e mal illuminata. […] Ancora una curva e il commissario ebbe
dinanzi a sé la scena: una viuzza stretta con gente affacciata alle finestre,
qualche camera, rischiarata da lumi a petrolio, in cui si intravedevano dei
letti, un gruppo che sbarrava il passaggio e, al di là, un grande vuoto dal
quale saliva un rantolo. Maigret
scostò gli spettatori, quasi tutti giovani, sorpresi del suo arrivo. Due di
loro erano ancora intenti a gettare
sassi in direzione del cane. I loro compagni tentarono di farli smettere.
Si udì, o piuttosto si indovinò, un <<Attenzione!>>. Uno
dei lanciatori di pietre arrossì fino alle orecchie, mentre Maigret lo spingeva
a sinistra e procedeva verso l’animale ferito. Il silenzio, adesso, era
di qualità diversa. Si sentiva che qualche istante prima un’ebbrezza malsana
animava gli spettatori, all’infuori di una vecchia che dalla sua finestra
gridava: <<E’
vergognoso!…Dovrebbe stendere un verbale, commissario!…Tutti ad accanirsi su
quella povera bestia…E io lo so perché!…Perché ne hanno paura…>>. Il
calzolaio che aveva sparato rientrò, imbarazzato, nella sua bottega. Maigret si
chinò ad accarezzare la testa del cane, che gli rivolse uno sguardo
stupito, non ancora riconoscente. L’ispettore Leroy uscì in quel momento dal
caffè dove era andato a telefonare. Alcuni si allontanavano a malincuore. <<Portate
un carretto…>> Le
finestre si chiudevano una dopo l’altra, ma dietro le tende si indovinavano
ombra curiose. Il cane era sporco, il pelo folto era macchiato di sangue.
Aveva il ventre imbrattato di fango, il naso secco e bollente. Ora che qualcuno
si occupava di lui riacquistava fiducia e non cercava più di trascinarsi sul
terreno, in mezzo ai grossi sassi che aveva attorno. <<Dove
lo portiamo, commissario?>>. <<All’albergo…
Piano…Mettete un po’ di paglia sul fondo del carretto…>> Il corteo avrebbe potuto sembrare ridicolo. Invece era impressionante, per effetto di quell’angoscia che dal mattino non aveva smesso di crescere. Il carretto, spinto da un vecchio, sobbalzava sul selciato, lungo la strada piena di curve. Oltrepassò il ponte levatoio e nessuno osò seguirlo. Il cane giallo respirava con forza, distendendo tutt’e quattro le zampe in uno spasmo. […] Il
veterinario aveva estratto la pallottola e avvolto tutto il didietro del cane
in una fasciatura rigida. <<Queste
bestie sono dure a morire…>> Avevano
gettato sulla paglia una vecchia coperta, nel ripostiglio lastricato di granito
blu che dava sia sul cortile sia sulla scala della cantina. Il cane era
accucciato là, a dieci centimetri da un pezzo di carne che nemmeno toccava. […] Non
si trovava niente. In compenso, all’improvviso entrò il padrone
dell’albergo chiedendo: <<Che
fine ha fatto il cane?…>>. Il
ripostiglio dov’era stato disteso sulla paglia era vuoto. Il cane giallo,
incapace di camminare e anche solo di trascinarsi a causa della fasciatura che
gli immobilizzava le zampe posteriori, era sparito. da
“Il cane giallo” di Georges Simenon, traduzione
di Marina Verna, Adelphi Edizioni 2003 CURIOSITA':
L'alano Olaf con la domestica Boule sulla barca di Simenon
*Un ringraziamento specialissimo allo Zio Crick che, col fiuto di un segugio, si è messo sulle tracce di Olaf, trovando la foto che vedete qui sopra :)
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