Sole 24 ore – 22.9.00

TORNANO LE TENSIONI TRA FIDUCIA E IMPARZIALITA’

Si attende ancora la nomina del Garante

DI MARCELLO CLARICH

 

Il "mercato" della dirigenza pubblica, cioè l’idea di favorire un'ampia circolazione e ricambio dei vertici burocratici delle amministrazioni stenta a decollare. Rallenta così l'intera attuazione della riforma del pubblico impiego, all'insegna della privatizzazione, varata con il Dlgs 3 febbraio 1993 n.. 29. Sono numerose le pronunce di tribunali civili che azzerano l’assegnazione, la revoca o la non conferma degli incarichi di direzione di uffici dirigenziali e reintegrano addirittura nelle funzioni il dirigente allontanato. Colpisce in alcune pronunce il tentativo di ripristinare l’intero armamentario concettuale pubblicistico per un rapporto di lavoro che ormai dovrebbe essere retto essenzialmente dal diritto privato. Particolarmente sotto tiro è stata l'operazione di

rinnovamento dei vertici del ministero delle Finanze.

In parallelo, il Tar del. Lazio, con un'ordinanza depositata il 19 luglio scorso, ha rimesso alla Corte Costituzionale la questione della privatizzazione del rapporto di lavoro dei dirigenti generali, cioè a più stretto contatto con i vertici politici delle amministrazioni. Escluso dalla versione originaria del Dlgs 29, l’assoggettamento dei più alti dirigenti al regime privatistico è avvenuto .con il Dlgs 31 marzo 1998 n: 80, che ha anche istituito il ruolo unico della dirigenza statale che consente ai vertici delle amministrazioni una scelta più ampia al momento del conferimento degli incarichi. Sulla riconduzione nell'alveo del diritto privato dell'intera dirigenza pubblica e dunque sul nuovo modello di rapporto con i vertici politici delle amministrazioni fondato su una maggior fiduciarietà pende così una spada di Damocle.

Non è poi ancora operativo il comitato dei Garanti, istituto che dovrebbe tutelare i dirigenti contro il licenziamento e l'esclusione dalla titolarità di incarichi dirigenziali per due anni a titolo di responsabilità dirigenziale. Queste misure, possono essere applicate solo su "parere conforme" del Comitato, composto da un magistrato della Corte dei conti, da un dirigente della prima fascia del ruolo unico eletto dalla dirigenza e da un esperto nominato dal presidente del Consiglio dei ministri. In buona sostanza il Comitato ha una vera e propria funzione di codecisione volta a impedire gli arbitri dei vertici politici.

insomma, I'assetto della dirigenza pubblica - continua a essere incompleto e incerto. Il punto dolente è alla fin fine sempre lo stesso: i rapporti tra politica e amministrazione.

Il Dlgs 29, con i numerosi successivi aggiustamenti, ha cercato di trovare un equilibrio ponendo una distinzione tra funzioni .di indirizzo e controllo, affidate ai vertici politici, e gestione, riservata alla dirigenza. Escluse così le interferenze sull'operatività quotidiana e sull'adozione degli atti amministrativi, ai vertici politici è stata concessa una maggior libertà di scelta nell'affidamento degli incarichi dirigenziali. Tutti gli incarichi vengono ormai attribuiti a termine, una quota di essi può essere assegnata a esterni dell'amministrazione e per alcuni vale un vero e proprio sistema di "spoil system",cioè di possibilità di azzeramento degli incarichi entro' 90 giorni dalla formazione di un nuovo Governo. La parola magica che dovrebbe informare il nuovo sistema è "fiduciarietà", cioè quel tipo di rapporto che si instaura nel settore privato tra azionisti di riferimento e management. Il fatto è che la pubblica amministrazione non è assimilabile in tutto e per tutto alle aziende private, anche perché l’articolo 97 della Costituzione le impone un obbligo .di imparzialità, oltre che di buona. Amministrazione, cioè di efficienza. Le vicende di queste settimane dimostrano che la tensione tra fiduciarietà. e garanzia di imparzialità è tutt'altro che risolta.