ITALIA OGGI

DOTTORI COMMERCIALISTI

Giovedì 18 Gennaio 2001

Da uno studio sugli standard museali parte l'analisi del gruppo di lavoro misto Cndc ed esperti

I commercialisti al servizio dell’arte

La gestione dei beni culturali la nuova frontiera professionale

Il numero del Gdc di gennaio 2001 è dedicato all'Economia dell'arte. Il tema è al centro del convegno nazionale in calendario il 3 febbraio 2001 a Firenze

DI FRANCESCO SERAO presidente del Cndc

Se mi soffermo a riflettere sul vero motore dell'economia, provo la sensazione, non senza qualche pudore iniziale, vista la deformazione professionale, che oggi altri valori stiano prendendo il campo alla logica manageriale e al modus operandi tipico del profitto.

Se poi penso ai beni culturali, allora il concetto di impresa, di economia e di azienda si struttura in maniera ancor più incisiva su altri paradigmi.

In questo senso la ricerca della commissione nazionale Economia dell'arte, con specifici sviluppi nei due campi d'intervento afferenti l’area "contabilità e bilancio" e quella "fiscale", rappresenta una svolta per fattività del dottore commercialista.

All'interno di uno scenario ove mancano figure professionali trasversali in grado cioè, riferendosi agli "economisti della cultura", di attivare progettualità, saperi, risorse e competenze che superino i recinti della tutela e conservazione da una parte, ma anche quelli strettamente aziendalistici dall'altra, il dottore commercialista può rispondere, laddove una particolare personale passione lo indirizzi e lo spinga, per integrare sapientemente ambiti di ricerca solitamente tenuti separati.

I beni culturali: il museo, ma anche il patrimonio diffuso nell'ambiente, la chiesa, il convento, il parco, il giardino, il paesaggio, quali vere risorse strategiche per lo sviluppo.

In particolare il museo, che è stato il punto di partenza della ricerca. Il museo è "istituzione" e dunque deposito organizzato della memoria, analisi, ostensione a fini educativi e di diletto.

Ma è anche "organizzazione": spazio di un sistema che promuove la cultura e gestisce le attività culturali. Credo sia sufficiente questo diverso utilizzo delle parole per riempire di nuovi contenuti il significato di un contenitore eccellente e conosciuto quale il museo e spingere il lettore a una riflessione più approfondita.

Ci vorrà tempo per riuscire in questa impresa di felice connubio fra economia & arte.

Era importante partire.

Per mettere a disposizione la tecnica e la professionalità della nostra attività, insieme alla passione e alle idee.

In Italia, il modello museale è tutto da costruire: esiste, al momento, un apposito gruppo di lavoro nazionale sugli standard museali che sta adoperandosi per far luce sui molteplici aspetti legati alla vita e al ruolo del museo.

Il contributo dei dottori commercialisti diventa un anello fondante nella catena del valore della filiera culturale.

È’ necessario, oltreché opportuno, ripercorrendo le esperienze straniere e fotografando la situazione italiana, stabilire, quale strumento per la conoscenza e per il controllo, una modalità gestionale orientata alle esigenze della fruizione e della domanda.

L'eterogeneità dei componenti la commissione rappresenta il primo vero punto di forza per assicurare la bontà e la qualità del lavoro.

È’ scontato affermare che da soli, tutti presi dai numeri delle aziende mercantili e industriali, avremmo avuto poca dimestichezza con i conti dell'arte.

La presenza e l’impulso di molteplici protagonisti che condividono la responsabilità e l’impegno di assicurare la promozione del patrimonio storico-artistico del nostro paese rappresenta l’inizio di una coesione sociale in grado di produrre istituzioni competitive.

Ci troviamo di fronte a un caso di "contaminazione culturale" che in primis dovrebbe provocare un interrogativo sull'identità stessa della nostra professione e, subito dopo, evocare una risposta eloquente secondo cui siamo chiamati, più di sempre, a rendere la nostra precisione creativa, ad addomesticare la nostra accountability secondo logiche di ampio respiro alfine di superare quei luoghi comuni che, a volte, ci rappresentano quali meri esecutori e applicatori della norma nella giungla fiscale.

È’ indubbio che la forza (e la debolezza) della nostra professione risiede non più e non solo nell'aggiornamento e nella formazione ma anche nella capacità di recepire gli stimoli provenienti dall'esterno e dunque anche da settori meno "ortodossi".

Se guardo al futuro, nella complessa arena competitiva che è il mercato, vedo due spazi strategici, intimamente e intensamente legati fra loro: uno è l’ambiente, l’altro è il non profit.

Una parte di questi spazi in particolare ci appartiene, ed è forse la più antica, quella che vanta una memoria storica ricca e affascinante: i beni culturali.

Il percorso della ricerca della commissione Economia dell'arte, che si struttura su obiettivi di breve e lungo periodo, partendo dall'analisi del museo istituto passerà agli aspetti propositivi sotto il profilo del controllo e della leva fiscale fino a spingersi all'individuazione di criteri organici, omogenei e coerenti per l'accreditation gestionale del patrimonio italiano.

Proprio noi, che possediamo una percentuale altissima di beni culturali in termini qualitativi e quantitativi, dobbiamo interrogarci sulla funzione e sul ruolo di questa ricchezza per una fruizione ancora più ampia e diffusa secondo uno sviluppo culturale e ambientale che sia sostenibile.